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Il Parco riceve le associazioni ambientaliste per rispondere sulle strategie di conservazione

Scritto da Federica di Leonardo il 05.04.2012

Foto Carlo Romano Per gentile concessione www.carloromanoart.com

I risultati della conta delle femmine coi cuccioli di orso marsicano effettuata nel 2011 che ha riportato il dato più basso a partire dal 2006 aveva spinto le associazioni ambientaliste ALTURA, LIPU, Pro-Natura e GNR a chiedere con un comunicato “agli Enti responsabili della conservazione di questa preziosa specie che fossero attuati immediatamente tutti gli sforzi perchè la mortalità per cause antropiche venisse definitivamente eliminata.”

Infatti secondo il dottor Paolo Ciucci dell’Università La Sapienza di Roma la scarsa natalità è dovuta all’altissima mortalità di femmine in età riproduttiva, 5 negli ultimi 5 anni a cui si devono aggiungere due femmine giovani.

Le associazioni, con un nuovo comunicato, rendono pubblici gli argomenti di discussione di un incontro avvenuto nella sede del Parco con il direttore Dario Febbo il 23 marzo scorso.

Le associazioni scrivono nel comunicato che  “Ad oggi, appare evidente che né gli obiettivi quantitativi, (“… aumento numerico del 25 per cento dell’intera popolazione Appenninica entro il 2020, ed una riduzione del 50 per cento della mortalità da attività antropiche illegali rispetto alle stime del decennio precedente …”) né gli obiettivi strategici di conservazione, previsti oramai tre anni fa nel PATOM (Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano), sono stati raggiunti o per lo meno affrontati in modo adeguato alla gravità e urgenza del caso. Anche gli obiettivi specifici con carattere di urgenza sono stati solo avviati  solo parzialmente, come per il problema degli orsi confidenti e la gestione delle attività venatorie nelle aree di interesse per l’orso.

“La situazione è ancora più grave per quanto riguarda le azioni di gestione e conservazione previste dal PATOM quasi tutte a priorità alta o molto alta, ma che sono ben lontane dall’essere almeno in parte realizzate come  per l’istituzione delle aree contigue e l’identificazione delle aree di connessione, la gestione degli ambienti forestali, la riduzione dei conflitti con la zootecnia, il potenziamento del regime di tutela nelle aree critiche per la presenza dell’orso.

Nell’ incontro con il direttore Febbo, avvenuto in un clima cordiale e costruttivo, si è discusso delle cause di mortalitò più pericolose per l’orso a partire dalla questione sanitaria. “Per le Associazioni appare urgente chiarire  la situazione del plantigrado dal punto di vista sanitario, vista la concreta possibilità di una diminuita efficacia delle difese immunitarie a causa della ridotta variabilità genetica e  visto che già due individui sono morti negli ultimi anni a causa di agenti patogeni forse riconducibili a interazioni con il bestiame domestico.”

Le associazioni hanno poi chiesto che venga affrontato il problema delle morti causate da avvelenamento.”Fondamentale è che si analizzino e rimuovano le cause sociali dell’utilizzo del veleno, come nel caso dei bocconi avvelenati, ad opera di bracconieri e nelle aree di raccolta dei tartufi in aree marginali del PNALM quali il Frusinate e la Val Roveto, regolarmente frequentate dagli orsi” scrivono le associazioni.

“Per quanto riguarda la morte di orsi direttamente dovute ad incidenti stradali e ad incuria,”le associazioni hanno ricordato che  “questi hanno avuto un impatto particolarmente grave quando hanno interessato esemplari di sesso femminile, come nel caso della femmina, madre di tre cuccioli, uccisa nei pressi di Pescasseroli nel maggio 2011 e delle due orse (madre e figlia) morte in un vascone a Collelongo nel giugno 2010.

La discussione ha poi spaziato sulle “possibili interazioni dell’orso con le attività venatorie nelle aree circostanti il PNALM, e su come si pensa di affrontare il problema della caccia in battuta, nella Zona di Protezione Esterna del Parco e nelle altre aree sensibili, per la prossima stagione venatoria (e per la possibile preapertura).

Infine le associazioni hanno voluto sottolineare come sia “urgente arginare il fenomeno degli “orsi confidenti” visto che, essendo oramai in piena primavera, a breve alcuni orsi potrebbero cominciare a frequentare le prossimità dei centri abitati, alla ricerca di qualcosa da mangiare e ancora non sembrano essere operativi i gruppi di intervento rapido del personale di vigilanza del Parco e del Corpo Forestale.

Le associazioni hanno inoltre  contattato in questi giorni il Ministero dell’Ambiente, il Ministero della Salute, il Corpo Forestale dello Stato e le Regioni Abruzzo, Lazio e Molise chiedendo risposte operative concrete allo scopo di arrivare rapidamente alla rimozione delle cause della mortalità dell’orso bruno marsicano.

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