L’orso marsicano è a gravissimo rischio di estinzione. Quest’anno sono 4 gli orsi morti a fronte di una popolazione stimata in 50 individui nel 2011. Di questi 4 orsi, due sono morti investiti, uno sull’autostrada A24, denominata “dei parchi”, all’altezza di Tornimparte, dove in aprile l’orso fu ucciso investito da un auto, il cui conducente per fortuna uscì illeso. L’associazione ambientalista Salviamo l’Orso riporta che, da allora, tenta invano di contattare la società per avviare un confronto sulle migliorìe da apportare alle barriere dell’autostrada per far sì che non solo gli orsi, ma anche altra fauna selvatica non riesca ad attraversare le carreggiate.
Dopo svariati tentativi di contattare la Società che non hanno prodotto nessun risultato, come riportato in un comunicato, l’associazione ambientalista ha deciso di procedere per vie legali.
La Società Strada dei parchi ha risposto a Salviamo l’Orso con un comunicato in cui parla di “Strage mediatica” sostenendo che la comunicazione con Salviamo l’Orso è proceduta solo per vie legali, poi l’associazione “è scomparsa”. Ma Salviamo l’Orso sostiene che proprio per vie legali si richiedeva un incontro al quale la Società si è sottratta finora non rispondendo. Salviamo l’Orso parla di fitto scambio di lettere, la Società Autostrade invece di un solo scambio dopo il quale l’Associazione non si sarebbe fatta più sentire.
Gaianews.it ha raggiunto il dottor Pasquale Galante Direttore Affari Istituzionali, Comunicazione e Marketing della Toto Holding, che gestisce l’autostrada. Galante ha spiegato cosa è stato fatto finora dopo la morte dell’orso in aprile e cosa si intende fare per arginare il problema.
Una prima riunione, secondo quanto riporta Galante, ha avuto luogo ad un mese circa dall’incidente, e ha coinvolto il Parco del Gran Sasso e il Parco d’Abruzzo. Da allora nessuna altra riunione si è svolta.
Nel frattempo però, la Società ha condotto un’analisi dei progetti e degli studi sulla tema degli attraversamenti da fauna selvatica, prendendo in considerazione solo gli esempi europei.
Il prossimo passo, ha spiegato Galante, sarà quello di costituire un tavolo di tecnici formato da componenti dei servizi scientifici dei parchi e da tecnici della società. Questo tavolo lavorerà (senza essere finanziato), per produrre un progetto che dovrà poi trovare finanziamenti per essere attuato.
Galante ha spiegato che si dovrà trovare il modo per creare barriere che siano efficaci non solo per l’orso, ma anche per l’altra fauna selvatica, come ad esempio volpi, lupi e caprioli che pongono differenti problemi.
Secondo Galante il tavolo tecnico dovrebbe cominciare a lavorare per il gennaio del 2014. Nel frattempo le prime analisi condotte dai tecnici della Società Strada dei Parchi, saranno sottoposte ai tecnici dei parchi per essere integrate. Inoltre Galante ha dichiarato di voler coinvolgere anche riserve e parchi del Lazio, che già sono riuniti in un coordinamento.
Nel comunicato la Società Strada dei Parchi ha sottolineato (e il dottor Galante l’ha ribadito al telefono a noi di Gaianews.it) che ad oggi sono solo due gli orsi morti in autostrada (così come riportato in un documento ufficiale del Parco d’Abruzzo) e che ci sono altre cause più importanti di mortalità, come il bracconaggio. Va ricordato però che, come ripetuto molte volte dagli esperti e dai dirigenti del Parco d’Abruzzo, con una popolazione tanto esigua la perdita di ogni orso può segnare in maniera determinante la strada verso l’estinzione, soprattutto se ad essere investita è una femmina.
Inoltre i ricercatori da anni ripetono che per salvare l’orso dall’estinzione è necessario che il plantigrado torni ad abitare anche aree esterne al Parco d’Abruzzo, aumentando in questo modo il proprio areale. Ma se quando l’orso prova a muovere qualche passo fuori dal Parco d’Abruzzo, dove peraltro ad oggi non se la passa molto bene, muore per malattie, bracconato o investito è chiaro che le speranze di salvare quest’orso unico al mondo si riducono al lumicino, proiettando nel futuro una perdita di inestimabile valore: l’orso marsicano lo troveremo raccontato sui libri o lo vedremo nelle foto, ma non ci capiterà più di scorgerlo fra alberi e cespugli o di scoprirne le tracce sulla neve.
Ultima modifica ore 13,00 del 13 novembre 2103