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Orso marsicano e caccia: piccoli i passi verso le soluzioni concertate

Scritto da Federica di Leonardo il 11.02.2013

Procede a piccoli passi il secondo tavolo sulla caccia realizzato nell’ambito del PATOM (Piano di Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano) nel Lazio. Il primo, quello in Abruzzo, è congelato in attesa di concludere i lavori. Questi tavoli sono i primi tentativi di realizzare una gestione venatoria che tenga conto delle esigenze di conservazione dell’orso marsicano.

Impronta_orso_marsicano

In via di estinzione: è il modo più popolare per dire che un animale rischia di scomparire per sempre. All’orso marsicano potrebbe succedere. Restano solo 40 orsi sull’Appennino centrale e di orsi così non ce ne sono in altri parti del mondo. Infatti, questo orso bruno si è isolato nei secoli e ha sviluppato caratteristiche tutte sue: è un po’ più piccolo e, sembrerebbe, anche meno aggressivo.

Per salvare l’orso marsicano il ministero dell’Ambiente, coordinandosi con altri enti, ha redatto un Piano d’Azione che si chiama PATOM e che è valido dal 2009. Il PATOM evidenzia delle minacce per l’orso, fra queste, la convivenza dell’orso con la caccia. Ad oggi due tavoli tecnici hanno lavorato per trovare soluzioni di convivenza fra cacciatori e orso, il primo in Abruzzo, dagli esiti ancora incerti, e il secondo, nel Lazio, che è partito timidamente negli scorsi mesi.

Dell’orso marsicano si occupano gli scienziati dell’Università La Sapienza di Roma che concordano e hanno più volte dichiarato che è necessario che la popolazione principale degli orsi, che oggi si trova soprattutto nel Parco Nazionale d’Abruzzo, si espanda nel cosiddetto areale periferico. E quest’estate nel Lazio, nella zona fra Monti Ernici e Monti Simbruini, la presenza di almeno un orso (forse due) è stata accertata molte volte, tanto che, con l’apertura della stagione della caccia, si è pensato di costituire un Tavolo Tecnico formato da tecnici della Regione Lazio e della Provincia di Frosinone, personale del Parco dei Monti Simbruini, Corpo Forestale dello Stato e cacciatori dell’Ambito Territoriale di Caccia competente, quello di Frosinone 1.

Il tavolo è stato costituito quando le tracce di orso che venivano rinvenute si trovavano spesso a ridosso o nelle zone di caccia in cui si pratica la braccata al cinghiale, un tipo di caccia in cui sono coinvolte squadre con numerosi cacciatori e cani.

Ciò che a breve termine, con la costituzione del tavolo, si è cercato di evitare è stato che nella zona in questione un orso venisse ucciso per sbaglio durante una battuta di caccia, evento che peraltro non è mai accaduto, stando a quanto fino ad oggi ufficialmente accertato.

Ma gli obiettivi del tavolo sono anche a lungo termine: si vuole cercare di avviare un confronto costruttivo con il mondo venatorio finalizzato ad individuare criteri di gestione faunistico venatoria in tutte le aree più importanti per la conservazione dell’orso marsicano.

In breve si tratta di assicurare all’orso colonizzatore di nuove aree un territorio “accogliente”.

Per i rappresentanti dei cacciatori, il dottor Edmondo Vivoli e Franco Zunino, anche segretario dell’Associazione Nazionale per la Wilderness, il problema esiste relativamente: l’orso è un animale elusivo e quindi fugge al minimo rumore. Figuriamoci – è il ragionamento di Vivoli- se non fuggirebbe con l’arrivo di una squadra di cinghialai, evitando quindi di rischiare di essere ucciso per sbaglio dai cacciatori. Peraltro, secondo i rappresentanti dei cacciatori la presenza dell’orso è troppo sporadica perché ci sia un rischio reale.

D’altra parte forse la questione diventerà più complessa con gli obiettivi a lungo termine, che prevedono la produzione di indicazioni utili anche alla redazione del calendario venatorio.

La prima riunione è servita per concordare degli incontri di monitoraggio congiunto fra cacciatori e guardiaparco. Il giorno prima delle braccate rappresentanti dei cacciatori insieme con il personale di sorveglianza del parco avrebbero dovuto effettuare una sorta di controllo del territorio per evitare che le battute di caccia si svolgessero nelle aree dove potevano esserci tracce fresche di passaggio di orso, ma è stata realizzata una sola uscita congiunta, dopodiché le uscite sono state realizzate dai soli guardiaparco.

Secondo uno dei tecnici della Regione Lazio, il dottor Andrea Monaco, che ha partecipato anche al tavolo tecnico sulla caccia in Abruzzo, il percorso sarà lungo: “L’unica riunione effettuata ha chiarito che la strada da fare è lunga e tortuosa. I soggetti attorno al tavolo non sono abituati a concertare soluzioni e scelte, ma piuttosto a operare in modo antagonistico e questo genera diffidenza reciproca. Bisognerà, come prima cosa, provare a costruire un terreno comune fatto di principi condivisi, ad esempio la conservazione dell’orso come priorità assoluta, senza della quale non si riuscirà ad ottenere risultati significativi. In altri termini si tratta di superare (o almeno mitigare) gli interessi dei singoli soggetti per perseguire un interesse comune.”

“Questo tavolo”, ha spiegato Monaco “nasce anche sulla scia di quanto fatto nel tavolo abruzzese, esperienza originale e di notevole valenza conservazionistica. Purtroppo in quel caso i lavori sono stati sospesi prima del loro completamento e ad oggi non è prevista una ripresa. Questo tavolo laziale è tuttavia qualcosa di diverso perché, sebbene si chiami “tecnico”, è qualcosa a metà strada tra tecnico ed istituzionale. Nel caso del tavolo abruzzese i componenti erano esclusivamente tecnici e io stesso vi ho partecipato non in rappresentanza della Regione Lazio, ma come esperto di gestione faunistica.”

Secondo Luigi Russo, dirigente della Regione Lazio, il coinvolgimento delle associazioni venatorie rappresenta una delle azioni più importanti fra le azioni strategiche individuate dal PATOM e l’apertura di un dialogo con i cacciatori costituisce un passo indispensabile per assicurare il successo di ogni altra iniziativa per la sopravvivenza dell’orso marsicano.

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  • Gaetano de Persiis scrive:

    Ma come …!?!? Zunino rappresentante dei cacciatori!?!? Ohibò!!
    Ma non ci posso credere!! Proprio “quel” Zunino?
    Eppure mi pare che, “un” Zunino per la sua ”Associazione Italiana per la Wilderness” abbia partorito un pregevole “Documento programmatico” -mica un brogliaccio!- nel quale, al punto 2) -Wilderness come maggiore rispetto della natura-, fra l’altro, si legge:
    “I secondi (i cacciatori, n.d.r.), dal canto loro, sono sempre pronti a prendersela col turismo o con gli inquinatori, ma evitano di porre limiti al terribile impatto che la loro categoria infligge alle popolazioni faunistiche… -omissis- …Come venne scritto nel Documento Wilderness N. 49, “c’è bisogno di amore verso la Terra, non verso i piaceri che se ne trae attraverso l’utilizzo”. E’ invece, purtroppo, quasi sempre l’inverso per la stragrande maggioranza degli aderenti ai vari gruppi di interesse, dall’ornitologo al cacciatore…”
    Ma allora …c’è un “vero” Zunino ed un suo alter ego? Una specie di Giano godibile sia dal recto che dal verso? Un Hyde/Jekyll?
    Qual è quello “vero”?
    Perché, …volendo aderire ad una associazione si avrà pure il diritto di sapere se ciò che è scritto nel “Documento programmatico” (ribadisco: non in un brogliaccio!) è, poi, coerente con la linea di azione quotidiana!
    Oppure è chiedere troppo?
    ————————————————
    Passiamo oltre.
    L’orso -dicono sempre i seguaci e portavoce di Nembròt- è un animale elusivo e quindi fugge al minimo rumore. “Figuriamoci -è il ragionamento di Vivoli- se non fuggirebbe con l’arrivo di una squadra di cinghialai, evitando quindi di rischiare di essere ucciso per sbaglio dai cacciatori. Peraltro, secondo i rappresentanti dei cacciatori la presenza dell’orso (parliamo dei Monti Ernici, n.d.r.) è troppo sporadica perché ci sia un rischio reale.”
    Peccato che a questo ragionamento, apparentemente ineccepibile, sfugga (o, meglio, si faccia finta di ignorare) la seguente lapalissiana considerazione, che ad un esperto (parla Vivoli, ma è affiancato da Zunino, già-primo-studioso-sul-campo-dell’orso-bruno-marsicano) non può sfuggire:
    E’ proprio quella fuga che si deve evitare, perché il periodo di apertura della caccia al cinghiale si sovrappone perfettamente al periodo della cosiddetta iperfagia, propedeutica al letargo invernale dell’orso. Periodo, quindi, fra i più delicati -se non il più delicato- dell’intero ciclo biologico annuale del plantigrado.
    E poi …presenza sporadica: ipotizziamo pure che ora sia sporadica (dato e non concesso), ma vorrei sapere come potrà mai divenire stabile (come è auspicabile, e come, forse, già è!! – parliamo sempre degli Ernici) con quel tipo di drammatico disturbo subìto e patito proprio nel momento in cui quello “sporadico” orso si appresta ad esplorare e conoscere i nuovi territori riconquistati, dove presumibilmente passerà l’inverno.
    PATOM, dove sei? …ma ci sei?
    ———————————————–
    Grazie per l’ospitalità.
    Gaetano de Persiis