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Orso marsicano e riproduzione in cattività: i motivi delle adesioni

Il 14 gennaio scorso la Società di Storia della Fauna L. Altobello ha proposto l'allevamento in cattività per l'orso marsicano, orso a grave rischio di estinzione presente solo nell'Appennino centrale

Scritto da Federica di Leonardo il 30.01.2013

Il 14 gennaio scorso la Società di Storia della Fauna L. Altobello ha proposto l’allevamento in cattività per l’orso marsicano, orso a grave rischio di estinzione presente solo nell’Appennino centrale.

Le reazioni sono state piuttosto dubbiose e il Parco Nazionale d’Abruzzo, che ospita la quasi totalità della popolazione ha escluso, da parte sua, di poter mettere in pratica l’ipotesi per motivi economici, etici e di conservazione.

orso_marsicano

Nel frattempo la Società per la Storia della Fauna ha ricevuto però l’appoggio di direttori di Parco, professori universitari ad anche di personaggi notoriamente affezionati alle sorti del plantigrado, come la nota scrittrice Dacia Maraini.

Abbiamo raggiunto il dottor Franco Perco, direttore del Parco Nazionale dei Sibillini, il dottor Giorgio Boscagli, direttore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, il professor Sandro Pignatti, professore emerito presso l’Università La Sapienza di Roma e il professor Carlo Ferrari, dell’Università di Bologna.

Il professor Sandro Pignatti ha spiegato così le ragioni della sua adesione: “In linea generale sono contrario ad operazioni che richiedano l’intervento diretto dell’uomo sia su animali che su piante. L’intervento giusto in questi casi consiste nel realizzare condizioni di vera conservazione dell’ambiente naturale e lasciare che le specie in crisi possano recuperare e svilupparsi. In questo caso tuttavia, credo che si possa e si debba fare un’eccezione, visto (1) il diretto pericolo di estinzione dell’orso marsicano e (2) l’importanza di questa specie non solo come testimonianza di evoluzione per isolamento, ma anche per la sua importanza nell’equilibrio dell’ecosistema. Ovviamente non posso entrare su possibili problemi genetici o veterinari, che non sono di mia competenza.”

Il professor Carlo Ferrari ha spiegato che l’orso marsicano ha una grande importanza sia scientifica che per la biodiversità di quei territori. La riproduzione in cattività potrebbe essere una utile strategia per salvare dall’estizione questo animale.

Giorgio Boscagli ci ha spiegato rispondendo per email alle nostre domande che  “avendo già ipotizzato la cosa nei decenni passati e con interlocutori diversi (probabilmente non erano maturi né i tempi né le condizioni), che  SE NE DEBBA PARLARE, senza posizioni preconcette o soluzioni preconfezionate (che NON sono presenti nell’appello e nei successivi comunicati). Rinunciare a priori a parlarne la trovo una posizione poco laica e la testa sotto la sabbia non mi convince.”

Continua Boscagli: “Ovviamente RESTA ASSOLUTAMENTE INDISCUTIBILE, in qualsiasi momento seminariale di confronto, che IL CARDINE, LA PRIORITA’ ASSOLUTA, RESTA E DEVE RESTARE LA CONSERVAZIONE dell’orso marsicano IN NATURA , con tutto quel che consegue (o “dovrebbe conseguire”?!).

“Io non ho aderito ad un progetto di captive breeding, viceversa ho aderito alla necessità di parlarne. E la ribadisco. Fino a quando non ne parleremo non potremo mai dire se è ragionevole o no, se è fattibile o no, se ci sono le risorse (umane, economiche e scientifiche) o no, se la politica è disposta a sostenere questa fra le priorità ambientali del Paese o no.  Senza fretta (!), ma neppure rimandando all’infinito. Oppure, MA A RAGION VEDUTA e documentata,  non coi preconcetti e le prese di posizione emotive apparse qua e là tra media e social networks, potremmo archiviare l’ipotesi perché non è necessario o possibile svilupparla!

Il direttore del Parco delle Foreste Casentinesi ha precisato inoltre: “Ho assistito da molto vicino, già dalla metà degli anni ’70 alle inutili diatribe, assolutamente fuori tempo massimo, sull’orso del Trentino e su quello dei Pirenei e mi dispiacerebbe, avendo anche lavorato per molti anni sull’orso marsicano, che si arrivasse ad una situazione simile”, conclude Boscagli.

Il dottor Franco Perco ha invece sottolineato che altre specie come il Bisonte europeo sono state reintrodotte dopo l’allevamento in cattività, che non si interverrebbe su animali in libertà e che l’eventuale creazione di grandi aree faunistiche potrebbe essere un modo per parlare di natura in maniera empatica, soprattutto grazie ad un animale carismatico come l’orso.

Nell’ultimo comunicato Corradino Guacci, presidente della Società di Storia della Fauna conclude: “Consapevoli del difficile momento che stanno attraversando i Parchi nazionali in Italia, esprimiamo la nostra solidarietà all’Istituzione che più di ogni altra sopporta l’onere della salvaguardia del nostro orso e, proprio in uno spirito positivo e di collaborazione, assicuriamo che continueremo a raccogliere esperienze e valutazioni su analoghi progetti in  ambito internazionale, allo scopo di costituire una banca dati ed una rete di rapporti che torneranno utili al momento opportuno.”

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  • Federico L. Montanari scrive:

    Prioritariamente è INDISPENSABILE assicurare la disponibilità di adeguati territori protetti e corridoi ecologici di interconnessione, nei quali siano minime le interferenze con le attività antropiche, comprese quelle tradizionali. La conservazione di una specie animale non può essere LIMITATA AL SUO PATRIMONIO GENETICO, ma deve necessariamente comprendere l’aspetto etologico.