Il Corpo Forestale dello Stato in collaborazione con la Sezione Investigativa CITES ha fermato un uomo che potrebbe essere il bracconiere che uccise l’orso Stefano nel luglio dell’anno scorso. Ulteriori analisi e indagini sono necessarie.
Campeggia scritto in rosso e grande nella pagina del Corpo Forestale dello Stato che l’operazione che ‘L’ATTIVITÀ RIENTRA NELL’AMBITO DELLE INDAGINI SULLA MORTE DELL’ORSO “STEFANO”.’
Se l’uomo arrestato nel comune di Scapoli, in provincia di Isernia, dovesse risultare davvero il bracconiere dell’orso Stefano, sarebbe un avvenimento eccezionale. Tranne un caso negli anni ’80 infatti, non si ricorda che bracconieri di orsi siano stati mai consegnati alla giustizia.
E la pressione sulla questione Orso marsicano sta aumentando non poco visto che il Parco d’Abruzzo quest’anno è stato disseminato di polpette avvelenate, sulle quali sono morti decine di esemplari di fauna selvatica, e fortunatamente, nessun orso. Anche se, va detto, il fatto che non siano stati trovati non vuol dire che qualche orso non sia morto, e quest’anno una carcassa è stata rinvenuta senza poterne accertare la morte, si trattava infatti di soli “pochi chili di materiale”.
Inoltre nel giro di un anno sono morti 4 individui, l’ultimo qualche giorno fa, una femmina le cui cause di morte sono ancora da accertare, tutti sperano non in tempi biblici.
L’uomo di Isernia, intanto, è stato arrestato per detenzione di un’arma clandestina, una pistola di calibro 7,65 con matricola abrasa. Il calibro della pistola è lo stesso dei proiettili rinvenuti nel corpo dell’animale, ma la Forestale nel breve comunicato specifica che “E’ chiaro che solo accurati accertamenti tecnici sulle armi e munizioni sequestrate potranno evidenziare eventuali compatibilità balistiche con i proiettili ritrovati nel corpo dell’orso.”
C’è anche da dire che al tempo delle prime necroscopie che venivano dette “non definitive”, si era più volte affermato che le ferite dei proiettili sull’orso Stefano erano “vecchie” e non fresche e pertanto la causa di morte dell’orso non poteva essere l’arma da fuoco.
Dopo svariati tentativi di analisi da parte dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo l’orso Stefano, così come abbiamo appreso dal Direttore del Parco d’Abruzzo Dario Febbo, era stato inviato per nuove analisi presso presso il Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria diretto dal dottor Rosario Fico. Lo stesso Fico, in un commento al nostro articolo sulla morte dell’ultima orsa, ha reso noto che “la causa di morte dell’Orso Stefano è stata determinata con assoluta certezza e comunicata alle autorità titolari delle indagini già a metà dello scorso Novembre, grazie al riesame dei resti e all’effettuazione di nuove analisi presso il Centro di Referenza Nazionale per la Medicina Forense Veterinaria. Solo il rispetto del segreto delle indagini non consente, a tutt’oggi, la divulgazione di maggiori dettagli. Al termine delle indagini sarà possibile per tutti conoscere i particolari e fare le opportune valutazioni.”
Intanto in casa dell’uomo molisano il Corpo Forestale dello Stato guidato dal comandante Tiziana Altea ha rinvenuto un bell’arsenale. Oltre alla pistola calibro 7.65 con matricola abrasa e diverse munizioni non denunciate, nell’abitazione, sono stati ritrovati numerosi coltelli di varie forme e dimensioni, sono state sequestrate anche due carabine che, “se pur legittimamente detenute, possono costituire elementi utili per gli ulteriori sviluppi nello scenario investigativo finora delineatosi”.