I dolcificanti artificiali come l’aspartame sono sicuri – almeno secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), che ha rilasciato oggi una dichiarazione riguardante due recenti pubblicazioni scientifiche sulla sicurezza dei dolcificanti artificiali, che avevano sollevato qualche allarme sulla pericolosità del dolcificante per la salute umana. Inoltre l’EFSA ha detto che continuerà a monitorare l’eventuale emersione di fatti nuovi che possano portare a concludere il contrario.
I due studi usciti qualche tempo fa avevano sollevato molte preoccupazioni sull’utilizzo del dolcificante, molto diffuso non solo come dolcificante da aggiungere nel caffè o nelle bevande al posto dello zucchero, ma anche come ingrediente spesso presente in caramell, dolci e gomme da masticare.
Uno dei due studi avevano determinato un certo grado di cancerogenicità nei topi (Soffritti et al., 2010), mentre un secondo studio epidemiologico aveva osservato una certa associazione tra l’assunzione di bibite analcoliche edulcorate artificialmente e un’accresciuta incidenza di parti prematuri (Halldorsson et al., 2010).
Ebbene, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha dichiarato che i due studi in questione non offrono elementi tali da indurre a riconsiderare le precedenti valutazioni sulla sicurezza dell’aspartame o di altri dolcificanti attualmente autorizzati nell’Unione europea. La disamina di questi studi da parte dell’EFSA è stata eseguita in collaborazione con l’Agenzia francese per la sicurezza dell’alimentazione, l’ambiente e la salute sul lavoro, Anses.
Nella riunione plenaria dell’1-2 marzo 2011, il gruppo di esperti scientifici sugli additivi alimentari e sulle fonti di nutrienti aggiunti agli alimenti (ANS) prenderà in esame la dichiarazione dell’Autorità e l’eventuale necessità di approfondire l’analisi in relazione a questi studi. L’EFSA continuerà a monitorare la letteratura scientifica allo scopo di individuare nuove prove scientifiche sugli edulcoranti che possano rivelare un possibile rischio per la salute umana o che possano in qualche modo influire sulla valutazione della sicurezza di tali additivi alimentari.
In risposta a una richiesta di assistenza tecnica della Commissione europea, l’EFSA ha esaminato la pubblicazione Soffritti et al. (2010) relativa ad uno studio a lungo termine sulla cancerogenicità nei topi esposti al dolcificante artificiale aspartame tramite l’alimentazione. Gli esperti scientifici dell’EFSA hanno concluso che, sulla base delle informazioni disponibili nella pubblicazione, la validità dello studio e il suo approccio statistico non possono essere valutati e i suoi risultati non possono essere interpretati. Per quanto concerne il disegno dello studio, l’EFSA ha avvertito che studi sperimentali effettuati sull’arco di vita degli animali possono condurre a conclusioni errate. Gli animali più anziani, ad esempio, sono più sensibili alle malattie e, quando uno studio sulla cancerogenicità nei topi viene esteso oltre le 104 settimane raccomandate, possono comparire cambiamenti patologici legati all’età (quali tumori spontanei) che danno adito a confusione nell’interpretazione di qualsiasi effetto connesso al composto.
L’EFSA ha rilevato che i topi svizzeri usati nel primo studio sono noti per presentare un’incidenza elevata di tumori spontanei epatici e polmonari e che l’accresciuta incidenza di tali tumori riferita nello studio rientra nello spettro storico di controllo registrato in questo laboratorio per i suddetti tumori in questi topi. Inoltre questi tumori epatici nei topi non sono considerati pertinenti dai tossicologi qualora siano indotti da sostanze non genotossiche[4] quali l’aspartame. Complessivamente l’EFSA ha concluso che i risultati presentati da Soffritti et al. (2010) non forniscono prove scientifiche sufficienti a far rivedere le precedenti valutazioni effettuate dall’EFSA sull’aspartame, che giungevano a conclusioni in merito alla non genotossicità e cancerogenicità dell’aspartame.
L’EFSA ha altresì valutato la pubblicazione di Halldorsson et al. (2010) che riferisce risultati che suggeriscono che l’assunzione quotidiana di bibite dolcificate artificialmente possa essere associata a un aumentato rischio di parto prematuro. L’EFSA ha concluso che nello studio non sono presenti prove a sostegno di una relazione causale tra il consumo di bibite analcoliche dolcificate artificialmente e il parto prematuro e che sono necessari studi supplementari tanto per confermare quanto per rifiutare detta associazione, così come indicato dagli autori. Poiché l’associazione riscontrata dagli autori sembra riferirsi soprattutto a parti prematuri provocati clinicamente (piuttosto che spontanei), l’EFSA ha sottolineato che l’anamnesi e i criteri sui quali si fondavano le decisioni mediche di provocare il parto sono fattori che richiedono ulteriori indagini. L’EFSA ha raccomandato che gli studi futuri indaghino anche su altri importanti fattori equivoci quali l’esposizione ad altre sostanze nella dieta, che potrebbero influenzare il decorso della gravidanza.