Chi ama i cibi fritti e ha problemi alle arterie può fare un sospiro di sollievo: secondo una ricerca spagnola se si usa olio di oliva o di girasole il fritto non costituisce un più alto rischio di malattia coronarica.
Uno studio pubblicato questa settimana sul British Medical Journal ha analizzato i dati di 40.757 persone di età tra i 29 e 69 anni in Spagna, che sono stati monitorati per una media di 11 anni.
I soggetti non erano affetti da malattie coronariche all’inizio dello studio.
Durante gli 11 anni hanno compilato questionari per accertare cosa mangiavano e cosa usavano come metodo di cottura. Infine, sono stati monitorati per vedere se sviluppavano malattie coronarice.
Durante gli 11 anni della durata dello studio, ci sono stati 606 eventi legati a malattie coronariche, come infarto o dolore al petto, e 1.135 persone sono morte. Tuttavia, mangiare cibi fritti non è risultato associato con una qualsiasi malattia cardiaca o coronarica, né ad aventi come infarto o ischemie.
Anche dopo che i valori sono stati normalizzati tenendo conto della diversa assunzione di calorie, dell’età, del sesso, dell’indice di massa corporea e della pressione alta. I tipi di di oli utilizzati per friggere i cibi – oli vegetali di oliva, girasole o altro – non cambiavano il risultato.
Mangiare cibi fritti non ha nemmeno influito negativamente sulla probabilità di morte per qualunque causa.
In media i partecipanti hanno mangiato circa cinque grammi di cibo fritto al giorno, ossia circa il 7% dell’importo totale di cibo. Per quanto riguarda l’olio utilizzato per friggere, il 62% utilizzava olio di oliva (ricordiamo che lo studio si è svolto in Spagna), e il resto ha utilizzato olio di girasole o altri tipi di olio vegetale. Di tutti i cibi fritti mangiati, il 24% era pesce, il 22% carne, il 21% patate e l’11% uova.