BERLINO – Otto settimane di una dieta ricca di acidi grassi monoinsaturi bastano a ridurre l’accumulo di grasso epatico che spesso si accompagna al diabete: lo studio, condotto da ricercatori della Società Italiana di Diabetologia (SID) dell’Università Federico II di Napoli, sarà presentato in occasione del congresso dell’European Association for the Study of Diabetes (EASD), che si terrà a Berlino dall’1 al 5 ottobre.
L’olio d’oliva è un alleato prezioso per la salute di chi soffre di diabete di tipo 2, perché grazie agli acidi grassi monoinsaturi di cui è ricco consente di ridurre di un terzo l’accumulo di grasso nel fegato, una condizione che riguarda l’80 per cento dei pazienti. Lo dimostra una sperimentazione clinica condotta da ricercatori SID dell’Università Federico II di Napoli che sarà presentata durante il Congresso della European Association for the Study of Diabetes (EASD), a Berlino dall’1 al 5 ottobre.
I medici hanno coinvolto 45 pazienti con diabete di tipo due in buon controllo glicemico, sottoponendoli per otto settimane a quattro tipi diversi di intervento: un gruppo ha seguito una dieta ricca di carboidrati e fibre con un basso indice glicemico, un secondo gruppo ha aggiunto a questa dieta l’esercizio fisico di lieve intensità, attraverso due sedute di allenamento alla settimana; il terzo gruppo ha invece seguito un’alimentazione ricca di acidi grassi monoinsaturi preferendo il consumo di olio d’oliva a quello di pane e pasta; infine, il quarto gruppo ha affiancato alla dieta ricca di grassi monoinsaturi l’attività fisica di grado lieve.
“L’effetto sul grasso epatico è stato consistente – riferisce Angela Rivellese, responsabile dello studio – Abbiamo infatti osservato che gli acidi grassi monoinsaturi, da soli o in associazione con l’esercizio fisico, riducono l’accumulo di grasso dal 25 al 30 per cento, mentre i regimi alimentari con molte fibre diminuiscono il grasso epatico dal 4 al 6 per cento al massimo, da soli o con il movimento.
Gli acidi grassi monoinsaturi sono perciò estremamente utili per le persone diabetiche, che vanno incontro a steatosi epatica nell’80 per cento dei casi: la steatosi infatti è correlata all’ insulino-resistenza, può essere coinvolta nell’insorgenza e nella progressione del diabete, e può avere altre conseguenze deleterie sulla salute in quanto nei diabetici c’è un rischio maggiore che evolva in una steatoepatite non alcolica, un’infiammazione del fegato che si manifesta anche senza un consumo eccessivo di alcol e che, in alcuni casi, può degenerare fino alla cirrosi. Per questo motivo è essenziale che le persone con diabete mantengano uno stile di vita sano, fatto di esercizio fisico e dieta adeguata.
Gli acidi grassi monoinsaturi, di cui è ricco l’olio d’oliva ma anche mandorle, nocciole e pistacchi, sono probabilmente efficaci perché promuovono il consumo di grassi nel fegato. Per questo, per i pazienti con diabete di tipo due è consigliabile preferire l’olio d’oliva come condimento, nella quantità approssimativa di 4-5 cucchiai al giorno nell’ambito di una dieta con il giusto numero di calorie. Ricordiamoci, infatti, che non eccedere con le calorie e mantenere un giusto peso corporeo rimane l’obiettivo principale della sana alimentazione ” conclude Rivellese.
questa è scoperta favolosa e logico sempre se i risultati sono scentificamente provati
sono diabetico di tipo 2 cosa mi consigliate posso iniziare affare questa cura grazie
cordiali saluti
pino