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Batteri intestinali: potrebbero essere un aiuto nelle terapie antitumorali

Scritto da Elisa Corbi il 22.11.2013

Secondo due nuove ricerche le comunità di batteri che vivono nel nostro intestino possono essere un aiuto per l’efficacia di alcune terapie antitumorali, inclusi i farmaci che erano stati precedentemente pensati per lavorare direttamente sulle cellule tumorali.  Infatti sembrerebbe che il microbiota intestinale  moduli le risposte del sistema immunitario che sono attivate ​​da queste terapie . 

Gaianews.it ha rivolto alcune domande a Giorgio Trinchieri, direttore del Cancer and Inflammation Program, e del Laboratory of Experimental Immunology  Center for Cancer Research, NCI, NIH.

Il Dottor Trinchieri, ci ha spiegato cos’è il microbiota intestinale e qual è il suo ruolo nel nostro organismo.

“Il nostro corpo è formato non solo dalle cellule umane, ma anche da un grande numero di specie di batteri, funghi, virus e batteriofagi.” spiega Trincheri. “Il microbiota intestinale è l’insieme di 1000-2000 diversi tipi di batteri che vivono in simbiosi con noi senza causare patologie. Il loro numero totale è dieci volte quello delle cellule umane e il numero di diversi geni batterici presenti nell’intestino è 100 volte più abbondante dei geni nel nostro genoma. Quindi, si tratta di una parte integrale del nostro componente genetico e regola molte funzioni metaboliche  incluso assorbimento del cibo, bilancio energetico, e molte altre. Inoltre, il microbiota intestinale regola sia il livello locale della mucosa intestinale sia a livello sistemico il tono delle risposte infiammatorie, lo sviluppo del sistema immunitario e l’intensità delle infezioni. L’immunità di alcuni tessuti, per esempio la pelle, è controllata dal microbiota locale piuttosto che da quello intestinale”.

probiotici

Ma in che modo il microbiota intestinale può modulare le risposte del nostro sistema immunitario?
“I batteri interi o i loro prodotti possono penetrare la parete intestinale e venire a contatto con cellule infiammatorie, attivandole,” ha spiegato Trincheri. “Queste cellule possono migrare in tessuti lontani o produrre fattori solubili che diffondono nel corpo. Gli esatti meccanismi molecolari coinvolti in questa regolazione rimangono da chiarire, ma si presuppone che la presenza dei batteri intestinali alteri il tono delle cellule immunitarie rendendole più predisposte a rispondere a segnali di pericolo (per esempio un’infezione) aumentando il livello nelle cellule di proteine che portano questi segnali all’interno delle cellule e anche modificando la strutture di geni che controllano la risposta immunitaria rendendoli  pronti a sintetizzare il loro prodotto. Per esempio è stato descritto che la capacità dei topi di resistere a infezioni polmonari dovute al virus dell’influenza richiede la presenza dei batteri intestinali”. 

Noriho Iida e colleghi hanno scoperto che l’immunoterapia antitumorale e la chemioterapia del platino sono stati meno efficaci nei topi senza microbiota intestinale. In questo caso, sono necessari i batteri per attivare una risposta immunitaria innata contro i tumori .

 Sophie Viaud e colleghi hanno dimostrato che un farmaco citotossico come la ciclofosfamide, nei roditori spinge alcuni batteri dall’intestino al sistema linfoide secondario , dove si attiva la produzione di specifiche cellule T “helper”  e altri componenti del sistema immunitario per attaccare i tumori . Nei topi senza batteri intestinali, questa difesa antitumorale è scarsamente attiva . Se i dati di questi due studi riflettono su ciò che accade nei pazienti oncologici umani sottoposti a chemioterapia rimane ancora da stabilire . Se così fosse il lavoro suggerisce che microbiota dell’intestino potrebbe essere manipolato per aumentare l’efficacia di alcuni trattamenti antitumorali .

“Questo potrebbe essere possibile in futuro quando avremo informazioni più precise su i tipi di batteri e meccanismi che regolano la risposta alle terapie antitumorali nell’uomo. I dati nel topo rappresentano una forte evidenza che anche nell’uomo il microbiota intestinale possa regolare la risposta a terapie anti-cancro, ma bisogna essere sempre molto prudenti ad affermare che identici meccanismi siano operativi in specie animali così diverse come l’uomo e il topo”, aggiunge Trinchieri.

Nei risultati dei due studi vengono  messi in rilievo anche i potenziali rischi dell’uso di farmaci antibiotici durante alcuni trattamenti contro il cancro. Ecco cosa ci ha spiegato.

“In generale gli antibiotici quando utilizzati in modo ragionevole sono benefici nei pazienti affetti da infezioni o immunodepressi anche a causa delle terapie anti-cancro e possono salvare la loro vita. Tuttavia un uso eccessivo e indiscriminato di antibiotici è sempre rischioso. Il pericolo maggiore è di facilitare la crescita di batteri resistenti agli antibiotici alcuni dei quali possono mettere a repentaglio la salute e la vita stessa dei pazienti. Inoltre è stato dimostrato che le alterazioni indotte da un uso frequente di antibiotici, in particolare nei bambini provocano alterazioni nella composizione del microbiota intestinale e nel sistema immunitario che possono aumentare il rischio di severe malattie autoimmuni come la colite cronica. I nuovi dati nei topi indicano anche la possibilità che gli antibiotici possano alterare la risposta a terapie anti-tumorali. A parte le differenze fra uomini e topi, bisogna anche tenere presente che i dati nei topi sono stati ottenuti o usando topi completamente privi di batteri o trattati con una combinazione di tre differenti antibiotici che distruggono la grande totalita’ di batteri intestinali, un effetto che in genere non è osservato nell’uso clinico di antibiotici. Potrebbe essere anche possibile che utilizzando antibiotici singoli, le modificazioni del microbiota intestinale siano tali da favorire piuttosto che impedire l’efficacia dei trattamenti contro il cancro. Se miglioriamo la nostra conoscenza sulle specie batteriche che regolano le risposte antitumorali, potremmo essere in grado di modificare le composizione del microbiota a favore del paziente”.

Per mantenere in forma il nostro instestino Trincheri ha spiegato che “E’ stato dimostrato che il contenuto batterico nello yogurt e le preparazioni di supplementi contenenti batteri probiotici  possono avere effetti antinfiammatori che migliorano i sintomi di malattie come le coliti croniche e inoltre mantengono sano l’intestino in generale. Le fibre alimentari vengono degradate da batteri producendo così acidi grassi a corta catena che reagiscono con i ricettori della mucosa intestinale e inducono l’aumento numerico di una classe di linfociti immunoregolatori che producono sostanze antinfiammatorie e quindi potrebbero avere un effetto benefico sull’intestino”.

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