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Batteri intestinali: un nuovo studio li collega all’artrite reumatoide

Scritto da Elisa Corbi il 06.11.2013

Alcuni ricercatori hanno svelato un ruolo di una specie di batteri intestinali, conosciuti come Prevotella copri, negli attacchi autoimmuni sulle articolazioni. Le nuove scoperte dei reumatologi  della NYU School of Medicine rilevano che i miliardi di microbi nel nostro corpo svolgono un ruolo importante nel regolare la nostra salute.

Attraverso sofisticate analisi del DNA,  che hanno confrontato i batteri intestinali provenienti da campioni fecali di pazienti con artrite reumatoide e quelli di individui sani, i ricercatori hanno  scoperto che Prevotella copri è più abbondante nei pazienti con una diagnosi di artrite reumatoide recente piuttosto che in soggetti sani o in pazienti con l’artrite reumatoide trattata e cronica. Inoltre, la crescita eccessiva di P. copri è stata associata ad un numero minore di batteri intestinali benigni appartenenti  al genere Bacteroides.

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“Studi su roditori da laboratorio hanno chiaramente dimostrato che il microbiota intestinale contribuisce in modo significativo alla causa delle malattie autoimmuni sistemiche”, afferma il professore Dan R. Littman.

“I nostri risultati  incoraggiano a dare uno sguardo più da vicino ai pazienti con artrite reumatoide, e abbiamo trovato questa associazione sorprendente”,  continua il dottor Littman, “In questa fase, tuttavia, non possiamo non concludere che esiste un nesso di causalità tra l’abbondanza di P. copri e l’insorgenza di artrite reumatoide. Stiamo sviluppando nuovi strumenti che, si spera, permetteranno di chiederci se questo è davvero il caso.”

Le nuove scoperte, pubblicate sulla rivista eLife, sono state ispirate da ricerche precedenti nel laboratorio del Dott. Littman in collaborazione con i ricercatori dell’Harvard Medical School, utilizzando topi geneticamente predisposti all’artrite reumatoide, che resistevano alla malattia se tenuti in ambienti sterili, ma mostravano segni di infiammazione articolare, quando erano esposti a batteri intestinali.

L’artrite reumatoide è  una malattia autoimmune che attacca i tessuti articolari provocando dolorose e debilitanti rigidità. Nelle donne colpisce il 100% in più rispetto agli uomini e la sua causa rimane sconosciuta, anche se si pensa che i fattori genetici e ambientali  possano svolgere un ruolo importante.

L’intestino umano è la patria di centinaia di specie di batteri benigni, tra cui P. copri, che fermentano i carboidrati non digeriti per alimentare il corpo e mantenere i batteri nocivi sotto controllo. Il sistema immunitario possiede la straordinaria capacità di distinguere i batteri benigni da quelli patogeni. Questa capacità può essere compromessa, tuttavia, quando l’ ecosistema microbico dell’intestino si sbilancia.

“Nei roditori l’espansione di P. copri nel microbiota intestinale aggrava l’infiammazione del colon e questo può aiutarci per la comprensione della risposta autoimmune sistemica osservata nei pazienti con artrite reumatoide. Ma come questa espansione influenzi la malattia rimane poco chiaro, anche nei modelli animali “, spiega Randy S. Longman, collega di Littman. 

Inoltre il perché della crescita di P. copri nei pazienti con diagnosi di artrite reumatoide recente è poco chiaro, affermano i ricercatori. I fattori ambientali, la dieta e i  fattori genetici possono spostare le popolazioni di batteri all’interno dell’intestino, e ciò può scatenare un attacco autoimmune. Rimane anche un mistero il fatto che la genetica di  P. copri da campioni di feci di pazienti con la nuova diagnosi è differente rispetto a quella trovata negli individui sani.

L’artrite reumatoide viene curata con un assortimento di farmaci, tra cui antibiotici, farmaci antinfiammatori come gli steroidi, e le terapie immunosoppressive che regolano le reazioni immunitarie. Poco però si è capito su come questi farmaci influenzino i batteri intestinali. Questa ultima ricerca offre un indizio importante, mostrando che i pazienti trattati, con artrite reumatoide cronica, presentano piccole popolazioni di P. copri .

“Potrebbe essere che alcuni trattamenti aiutino a stabilizzare l’equilibrio di batteri nell’intestino. Oppure potrebbe essere che alcuni batteri intestinali favoriscano l’infiammazione “, spiega Jose U. Scher, co-autore dello studio.

I ricercatori hanno in programma di convalidare i loro risultati in vari luoghi, dal momento che la flora intestinale varia tra le regioni geografiche e verificare se possa essere utilizzata come marcatore biologico per guidare il trattamento.

“Vogliamo sapere se le persone con determinate popolazioni di batteri intestinali rispondono meglio a un determinato trattamento rispetto ad altre,” conclude il dottor Scher. Infine, sperano di individuare se la crescita eccessiva di P. copri è una causa o una conseguenza degli attacchi autoimmuni .

 

 

 

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