Ogni anno sono 243 milioni i nuovi casi di malaria segnalati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) con quasi un milione di morti, per lo più bambini africani. A causa dei sintomi poco specifici spesso vegno somministrate cure anche quando non necessarie o presuntive e quiandi si aumenta la mortalità.
Il dispositivo crato dal CNR si inserisce proprio nel contesto di questa problematica.
“Il nuovo sistema discrimina le cellule infette da quelle sane, usando la tecnica speckle sensing microscopy, che si basa sull’osservazione del diverso comportamento delle membrane dei globuli rossi malati, più rigide, rispetto a quelli sani, al passaggio di un raggio laser inclinato”, spiega Dan Cojoc, ricercatore dell’Iom-Cnr. “Con soli 30 minuti, il test consente non solo una diagnosi tempestiva della malaria, consentendo alte probabilità di successo grazie alle terapie salvavita, ma anche di ridurre eventuali prescrizioni terapeutiche errate e spesso pericolose. Inoltre, questa tecnica è più sicura per l’operatore che non entra in contatto con il sangue del paziente ed è accessibile anche a personale non qualificato”.
Il progetto è stato proposto nell’ambito del VII Programma quadro (FP7-Health Program) della Comunità europea ed è attualmente sotto valutazione. “Al momento nei centri medici africani ci vogliono 8-10 ore prima di sapere se il parassita si è insediato nell’organismo e ha infettato i globuli rossi del paziente”, prosegue il ricercatore. “La tecnica standard, caratterizzata da un’alta sensibilità e specificità, è quella della microscopia ottica ‘Giemsa’, che analizza uno striscio di sangue colorato su vetrino, con ingenti costi sia per le attrezzature sia per la formazione del personale. Inoltre, è difficile trasportarla e installarla fuori dall’ospedale”.
La malaria è una malattia infettiva dovuta a un microrganismo parassita del genere Plasmodium che si trasmette all’uomo attraverso la puntura di zanzara Anopheles. Nella maggior parte dei casi si presenta con febbre accompagnata da brividi, mal di testa, mal di schiena, dolori muscolari, sudorazione profusa, nausea, vomito, diarrea e tosse. Se le infezioni da Plasmodium, e in particolare del genere falciparum (responsabile della forma più grave, definita anche terzana maligna), non vengono curate in tempo, possono complicarsi con insufficienza renale, edema polmonare e coma, fino ad arrivare al decesso.
Di qui l’importanza di uno strumento diagnostico rapido, preciso, trasportabile e semplice da utilizzare in quei Paesi, come Africa, sub-continente indiano, sud-asiatico, America Latina e in parte America Centrale, dove la patologia è endemica.