Rispetto a dieci anni fa le cose sono migliorate, ma siamo ancora lontani dalle medie europee. Un italiano su dieci usa farmaci generici (il 10%) mentre 10 anni fa li usava solo un italiano su 100. In Europa consuma farmaci generici, o equavalenti, una persona su due.
Il volume del Sole 24 Ore Farmaco generico, un cammino lungo dieci anni. I protagonisti si raccontano (collana ‘I libri de Il Sole 24 Ore Sanità’), illustra il percorso del farmaco generico in Italia in occasione della legge che ha introdotto questo tipo di farmaco in Italia, la 405/2001. Gli autori sono Massimo Cherubini, Francesca Giani e Michele Uda e il volume ha avuto il patrocinio dell’associazione dei produtori di farmaci generici, Assogenerici e il contributo incondizionato di Teva-ratiopharm. Il libro è stato presentato in un convegno a Milano ieri.
Solo 13% di principi attivi ha un generico
Solo per il 13% dei principi attivi in commercio esiste il generico corrispondente in commercio. Fra i medicinali su prescrizione rimborsati dal Sistena Sanitario Nazionale nel primo semestre 2010, i generici hanno rappresentato il 15,3% del totale. Ma da Nord a Sud dello Stivale i dati oscillano, come al solito con le regioni virtuose a nord: al 22,4% della Provincia di Trento e al 19,8% della Lombardia e del 18,7% in Emilia si contrappongono per esempio l’11% della Campania e il 10% della Calabria, ultima regione in classifica.
Efficacia dei generici
Sui farmaci senza marca rimangono ancora molti dubbi tra il pubblico . Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, dice che addirittura questa diffidenza arriva proprio dai camici bianchi. “Un’indagine ha dimostrato che il 58% dei medici italiani confessa perplessità sui medicinali equivalenti”, ricorda l’esperto. Fra gli scettici, “il 60% esprime dubbi sull’efficacia dei senza marca e il 40% sulla tollerabilità. Timori assolutamente infondati che purtroppo, pur all’interno della classe medica, rispecchiano quelli della gente comune”, dice lo scienziato.
Secondo il presidente di Assogenerici Giorgio Foresti, la situazione è cambiata in Italia e siamo ormai pronti culturalmente ai generici. “Oggi in alcune importanti aree terapeutiche, come quella cardiovascolare, i farmaci beta-bloccanti generici toccano quota 20% a volumi. Se consideriamo la classe degli inibitori di pompa per l’ulcera, tra cui il lansoprazolo, arriviamo al 30%”.
Dall’ultimo rapporto Censis emerge che oltre la metà degli italiani (il 53,3%) ha aumentato nel 2009 il ricorso ai farmaci fuori brevetto, anche a causa del loro costo più basso rispetto ai “griffati”. Ancora Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg)ribadisce che i farmaci generici sono esattamente come quelli di marca, come una edizione di un romanzo tascabile ha lo stesso contenuto dell’edizione più costosa.
Economia del generico
Oltre 50 aziende per un totale di 4.500 addetti diretti; un mercato pari a circa un miliardo di euro (prezzi al pubblico), con un fatturato annuo superiore ai 600 milioni; 189,47 milioni di confezioni vendute nel 2009, contro i 17 milioni di 10 anni fa. Questi alcuni numeri di un settore che, grazie ad un prezzo medio del generico inferiore del 55% rispetto al “griffato, negli ultimi 3 anni ha fatto risparmiare al Servizio sanitario nazionale 900 milioni di euro, sottolinea la federazione delle aziende produttrici Assogenerici. Eppure in Ue, insieme alla Grecia, l’Italia resta il fanalino di coda per la quota di mercato dei farmaci equivalenti: rappresentano appena il 12% di tutti i medicinali dispensati (6,4% del valore di mercato).
Per il Codacons serve decreto
Il Codacons chiede un decreto in cui i farmacisti vengano sanzionati nel caso non prescrivano un generico. E poi: “Il ministro dovrebbe affrontare anche il problema della durata eccessiva che viene concessa alle industrie farmaceutiche per sfruttare i loro brevetti, durata che ritarda l’introduzione dei farmaci equivalenti e il conseguente risparmio – spiega l’associazione. Ricordiamo infine che in Italia i prezzi dei farmaci equivalenti sono più alti del 25% della media dei prezzi europei”
Dopo aver sperimentato di persona e in famiglia alcuni farmaci genereici (tra cui antibiotici intramuscolo e antivirali oftalmici) con risultati pressochè nulli se non peggiorativi ritengo che ci sia poca serietà nel continuare a proporli con la dicitura “equivalenti” perchè proprio equivalenti molti di essi non sono!