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Scoperta una molecola contro i batteri resistenti agli antibiotici

Identificata una piccola molecola che impedisce la formazione di batteri nei biofilm, batteri che sono una frequente causa di infezioni

Scritto da Leonardo Debbia il 26.05.2014

Si parla sempre più diffusamente del fatto che molti antibiotici presentino una sorta di indebolimento della loro efficacia nella cura di varie patologie.  A tal punto che l‘OMS ha recentemente lanciato un allarme e un gruppo di scienziati sulla rivista Nature ha paragonato questa emergenza a quella dei cambiamenti climatici.

Resistenza agli antibiotici

La ricerca è al lavoro per trovare soluzioni e  un segnale positivo sembra giungere dal Canada.

Infatti, i ricercatori della University of British Columbia (UBC), Vancouver, hanno identificato una piccola molecola che impedisce la formazione di batteri nei biofilm, batteri che sono una frequente causa di infezioni.

Ricordiamo che i biofilm o microfouling si formano un po’ ovunque, compresi gli organi interni ed esterni del corpo umano, e sono sostanzialmente pellicole estremamente sottili date dall’aggregazione di microrganismi che trovano una matrice collante che ne favorisce l’aggregazione ed il deposito su qualsiasi superficie, sia naturale che artificiale, dagli organi del corpo umano ai pavimenti in legno o in marmo.

Una volta che i primi batteri riescono a ‘trovare l’intesa’- diciamo così – per costituire una colonia, il processo di formazione procede inglobando anche batteri di specie diverse e generando un terreno molto fertile per sfociare – nel caso di organi animali – in infezioni.Molti batteri che crescono su pelle, polmoni, cuore e altre superfici dei tessuti umani formano queste comunità altamente strutturate di batteri che sono responsabili di due terzi di tutte le infezioni umane.

Non ci sono trattamenti approvati per le infezioni dei biofilm e i batteri prodotti sono molto più resistenti agli antibiotici standard.

“Attualmente i microrganismi antibiotico-resistenti costituiscono un problema serio”, dichiara Bob Hancock, professore nel Dipartimento di Microbiologia  e Immunologia della UBC e autore principale dello studio, che è stato pubblicato su PLos Pathogens. “Il nostro intero arsenale di antibiotici sta gradualmente perdendo efficacia”.

La molecola individuata dal team di Hancock è quella di un peptide, una catena di aminoacidi, che trova applicazione su un’ampia gamma di batteri, tra cui molti che non possono essere combattuti con antibiotici.

Hancock ed il suo team hanno scoperto che il peptide conosciuto come 1018, composto di soli 12 aminoacidi, i mattoni delle proteine, è riuscito a distruggere i biofilm e ad impedirne la riformazione. Ora, i batteri sono generalmente divisi in due classi, i Gram-negativi e i Gram-positivi.

Questa divisione è stata adottata da Hans Gram, un medico danese, che usando un colorante basico mette alla prova ed in evidenza la consistenza delle pareti cellulari.   I Gram-negativi sono batteri che rimangono colorati in rosa dopo essere passati attraverso la colorazione di Gram, mentre i Gram-positivi mantengono il colore blu-violetto che avevano prima  della colorazione.

I Gram-negativi perdono la colorazione in blu somministrata durante il trattamento di Gram perché hanno una sottile parete cellulare che permette di colorare e quindi decolorare la cellula. Le differenze tra i due gruppi sta proprio nella parete cellulare che, come fa per il colore, è più o meno sensibile ai diversi antibiotici.

Il peptide 1018 lavora su entrambe le classi di batteri, i Gram-positivi e i Gram-negativi, così come su diversi importanti batteri patogeni resistenti agli antibiotici, tra cui Pseudomonas aeruginosa, Eschiria coli e MRSA.

“Gli antibiotici sono il farmaco di maggior successo sul nostro pianeta. La mancanza di antibiotici efficaci porterebbe a enormi difficoltà negli interventi chirurgici più importanti, in alcuni trattamenti chemioterapici e nei trapianti d’organo. Ma anche in lesioni di minor entità”, afferma Hancock. “La nostra strategia rappresenta un avanzamento significativo nella ricerca di nuovi agenti che colpiscano specificamente i biofilm batterici”.

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