La chikungunya è una malattia virale caratterizzata da febbre molto alta forti dolori articolari e muscolari, rash cutaneo, e trasmessa dalla puntura di zanzare infette. La prima epidemia nota risale al 1952 in Tanzania, anche se già nel 1779 ne era stata descritta una in Indonesia forse attribuibile allo stesso agente virale. A partire dagli anni Cinquanta, varie epidemie di chikungunya si sono verificate in Asia e in Africa.
Aedes Albopictus – Crediti Foto: James Gathany/CDC
Ora, per la prima volta, i ricercatori della University of Texas Medical Branch sono stati in grado di prevedere nuovi adattamenti del virus chikungunya. Un fattore chiave infatti che potenzia un virus sostenendo la sua diffusione è la capacità di adattarsi a nuovi ambienti. Lo studio verrà pubblicato su Nature Communications.
Gli scienziati hanno scoperto che un ceppo del virus chikungunya recentemente emerso si è adattato per essere ospitato non solo dalla zanzara Aedes aegypti, che vive principalmente nei tropici, ma anche dalla zanzara tigre asiatica, A. albopictus, che si trova in tutti i continenti a eccezione dell’Antartide. Questa mutazione nel ceppo che dall’Oceano Indiano si è diffuso nel sud-est asiatico, in Oceania e in Europa è avvenuta attraverso un singolo cambiamento adattativo nel codice genetico del virus che altera una proteina che si trova nell’involucro che circonda il virus.
Dal 2005, un caso su 1000 di virus chikungunya ha portato alla morte del paziente. “Si tratta di un’infezione che produce gravi sintomi artritici, lasciando il malato gravemente afflitto dal dolore al punto da non poter più lavorare o condurre una vita normale,” spiega il professor Scott Weaver, autore principale della ricerca.”La chikungunya continua ad essere una grave minaccia per la salute pubblica in tutto il mondo”.
La nuova indagine ha analizzato le recenti evoluzioni del virus e sarà di aiuto nel prevedere le tendenze future nella trasmissione e circolazione del potenziale epidemico. Weaver e il suo team hanno scoperto che l’adattamento iniziale fornisce il quadro per una seconda ondata di adattamenti che possono permettere una rapida diversificazione di ceppi virali e una trasmissione molto alta alle persone.
“Anche se un ceppo del virus chikungunya diverso dalla variante asiatica sta circolando nelle Americhe, l’introduzione del virus nell’Oceano Indiano potrebbe mettere le regioni temperate, dove A. albopictus prospera, a rischio per l’espansione e la circolazione dell’ epidemia”, ha avvertito Weaver.
In Italia, nei giorni scorsi, è stato diagnosticato un caso di chikungunya in un paziente di 62 anni residente a Rubiera (Reggio Emilia). L’uomo era recentemente rientrato dalla Repubblica Dominicana, area in cui è in corso un’epidemia del virus. Attualmente i sintomi del paziente rubierese non sono gravi, tanto che non è stato necessario il ricovero ospedaliero. Non vi è, al momento, nessun altro caso sospetto e non sussiste alcun allarme sanitario.