Le informazioni che i medici di famiglia ricevono dagli onnipresenti informatori farmaceutici, sguinzagliati dalle compagnie farmaceutiche presso gli ambulatori di mezzo mondo per promuovere i propri prodotti, oppure dalle riviste e dalle email promozionali delle stesse, può essere associata ad una frequenza più alta di prescrizioni, costi maggiori, e una più bassa qualità del servizio ai pazienti. Inoltre, l’esposizione alle informazioni date direttamente dalle case farmaceutiche non migliora il comportamento dei medici per quanto riguarda le prescrizioni. Questi sono i risultati di uno studio sistematico di Geoffrey Spurling, dell’Università del Queensland, presso Brisbane in Australia, e dei suoi colleghi pubblicato nel numero di questa settimana di PLoS Medicine.
Dopo una ricerca approfondita nella letteratura sull’argomento, gli autori hanno analizzato e descritto i risultati di 58 studi, esaminando la relazione tra l’esposizione di medici di famiglia alle promozioni e ad altre attività informative da parte delle case farmaceutiche e il conseguente comportamento prescrittivo. Tutti gli studi eccetto uno hanno mostrato che l’esposizione alle informazioni delle compagnie farmaceutiche provocava un degrado nella qualità delle prescrizioni, oppune non aveva nessuna influenza, ma mai è stato riportato un miglioranento. Nei 51 studi che esaminavano la relazione tra l’esposizione a queste informazioni, diciamo di “prima mano”, e la frequenza delle prescrizioni, si è rilevato che o le prescrizioni aumentavano o non c’era nessuna influenza (non c’è mai tato un calo).
Negli otto studi che esaminavano la relazione tra l’influsso delle compagnie farmaceutiche sui medici e il costo delle prescrizioni, con una sola eccezione i costi aumentavano o restavano gli stessi. Per esempio, uno studio ha trovato che i medici con un basso tasso di spese per prescrizioni spesso non leggevano per nulla o raramente le email promozionali o le riviste delle compagnie farmaceutiche rispetto ai medici “di manica larga”. Tuttavia, siccome molti studi presi in considerazione dal corrente studio erano studi di osservazione – quindi non selezionati in modo casuale – non è possibile concludere che l’esposizione alle informazioni farmaceutiche sia davvero la causa dei cambiamenti di compotamento nei medici di famiglia.
Gli autori concludono dicendo: “Non abbiamo trovato evidenze di un grande miglioramento nelle prescrizioni, ma i dati disponibili su cui abbiamo lavorato non esclude la possibilità che in alcuni casi la qualità delle prescrizioni possano migliorare. Noi raccomandiamo, in ogni caso, ai praticanti di seguire il principio di precauzione, ossia di evitare una esposizione alle informazioni fornite dalle compagnie farmaceutiche.”
Come dire, non puoi chiedere all’oste se il vino è buono. Le compagnie farmaceutiche, sembrerebbe, tendono a informare parzialente per logiche di profitto, almeno secondo i dati che possiamo apprendere da questo studio, e non per il superiore bene, in questo caso la salute del paziente. E c’è anche un secondo bene, soprattutto in Italia spesso dimenticato da medici e – ovviamente – dalle compagnie farmaceutiche, il risparmio per le casse dello Stato. Prescrivere medicine superflue o medicinali “firmati” se sono disponibili i generici è un danno per la collettività.
@Antonio:una sintesi delle principali normative sul settore le puoi trovare a questo link: http://www.fcr.re.it/database/fcr/farmacie.nsf/pagine/A326375972C096D7C1256C600040DD61?OpenDocument
Stiamo scrivendo tra persone civili, il sarcasmo gratuito è fuori luogo.
Ribadisco che i farmacisti non si “dimenticano” MAI di proporre il generico in sostituzione dell’originale, per le ragioni economiche già segnalate; che sia una pratica illegale quella dell’extra sconto, è stata più volte denunciata dalle Associazioni degli Informatori Scientifici del Farmaco, fino a che l’assessore alla Sanità della Toscana Rossi se ne è fatto carico e lo ha denunciato ufficialmente all’AIFA: sono seguiti dei provvedimenti legislativi che stanno “tentando” di normalizzare/moralizzare il settore distributivo che lega produttori di generici e farmacie; con risultati non esaltanti perchè se è vero che l’entità degli extra sconti si è ridimensionata, è stata però sostituita con la pratica – molto vecchia d’altra parte – di regalare un tot di pezzi ogni minimo d’ordine evaso.
Sic transit gloria mundi.
La mia impressione è che lo stato coi generici spende uguale o piu. il farmacista ci guadagna di piu. il paziente non sempre ha lo stesso preparato (parlo di principio attivo come quantita e qualita), però cosi torna poi dal medico per la 200 volta e se esente ottiene altre prescrizioni (farmaci spesso poi buttati) o analisi. Il medico non si oppone per non sprecare parole inutili o perdere l assistito……. E noi informatori andiamo a casa, perche prima o poi è questa la ns fine. Anche per quelli che si fanno prescrivere farmaci basandosi su studi fantascientifici….. Fa comodo a tutti (beccavano tutti quattrini, oggi meno) e quindi disoccupati o a vendere integratori fasulli o farmaci inutili…..
Al di la’ del fatto che quello che dice Riccardo e’ tutto vero, vorrei dare un esempio pratico.
Supponiamo che il farmaco A (generico) costi 10 euro mentre il farmaco B (“di marca”) costi 11 euro [notare che le differenze tra il generico e il griffato si aggirano sempre mediamente tra i 50 centesimi e i 2-3 euro a confezione].
Lo stato italiano rimborsa al farmacista solo il costo del generico, quindi 10 euro nell’esempio, lasciando al paziente la scelta se prendere il generico A totalmente gratuito o se sborsare 1 euro di propria tasca per il farmaco B “di marca”. Per lo stato italiano quindi i costi del rimborso sono esattamente gli stessi.
Quello che cambia e’ il guadagno del farmacista: la scontistica di legge sul farmaco griffato e’ 33,33% e quindi se vende al paziente il farmaco B il suo guadagno su ogni confezione e’ 3,33 euro + 1 euro= 4,33 euro.
Se invece il farmacista vende il farmaco A generico, le scontistiche arrivano anche fino all’80% e quindi su ogni confezione il suo guadagno e’ di 8 euro… il doppio!!!!
Ovviamente al farmacista dipendente non cambia nulla nel suo stipendio, ma pensiamo al guadagno di un farmacista titolare!! Ovviamente qualunque farmacista e’ tenuto per legge a far presente al paziente che esiste il generico per quel dato farmaco, ma se sono un titolare di farmacia avro’ anche una spinta in piu’ a consigliarlo (cosa che per un dipendente non fa differenza)…
@Riccardo:
Se è così sicuro di quello che dice, indichi le leggi e le normative a cui si riferisce. Non serve poi uno scienziato per sapere che i medici si “dimenticano” di proporre i generici, e che i farmacisti si “dimenticano” di dire ai pazienti che possono risparmiare. Ripeto la domanda. Perché? Poi, da quello che lei dice sembra che i generici siano praticamente inutili e anzi, arricchirebbero le casse delle farmacie. Ci dia le fonti di tanta scienza, grazie… E se ci sono delle pratiche illegali di cui è a conoscienza, prego, denunci…
@Antonio: mi spiace, ma credo che tu stia fraintendendo qualcosa; ribadisco che il grande merito del farmaco generico è quello di far crollare il prezzo in maniera notevole, poi il rimborso del Servizio Sanitario è uguale sia per l’originatore che per la copia equivalente. Il paziente/collettività non ha nessun obbligo a prendere il farmaco originale, che spesso richiede un (modico)sovrapprezzo, rispetto al generico su cui non paga alcuna differenza; anzi, e attendo ancora smentite, il farmacista tenta SEMPRE di sostituire con un equivalente – senza differenza di prezzo per il paziente – il farmaco originale prescritto, e questo non perchè abbia a cuore le finanze dei suoi clienti, ma in quanto sull’originale guadagna “solo” il 33,33% del prezzo di fustella, mentre con QUALSIASI generico di cui dispone in farmacia, cioè di cui si è già preventivamente fornito, può guadagnare fino all’80% del prezzo di fustella. Per inciso, questo extrasconto così imponente è del tutto illegale.
@Riccardo: La collettività comprende i pazienti, che devono pagare molto di più per farmaci che potrebbero avere a prezzo minore, e molti medici e molti farmacisti non si curano di dirlo. Indovini il motivo…
mà sì, chiudiamo le aziende farmaceutiche, ma anche la ricerca. Chi la farà a quel punto??? le istituzioni pubbliche?
ovviamente tutto questo vale per l’australia perchè a me hanno insegnato che uno studio deve essere contestualizzato e che quello che funziona per europa non necessariamente funziona per l’america. inoltre vorrei sapere se questi studi sono veramente indipendenti oppure non siano altro che l’ennesimo altro lato della moneta: se fosse il ministero tal dei tali ad affermare che tutto ciò che dice big pharma è una bufala non avrebbe maggiore credibilità di big pharma stessa.
Gli interessi sono praticamente gli stessi ma ribaltati nella sostanza.
Hanno solo interesse a risparmiare e non a curare al m eglio i propri concittadini.
in italia è così ormai da un paio d’anni.
infine in italia gli informatori sono più che dimezzati dal 2008. Anche dovessero sparire sono proprio tutti convinti che la qualità del servizio migliorerebbe ?
La qualità del servizio è alta se chi lo fornisce è altamente qualificato.
Sarebbe come dire che la tv fa schifo perchè c’è la pubblicità.
“Prescrivere medicine superflue o medicinali “firmati” se sono disponibili i generici è un danno per la collettività.”
Questa è pura mistificazione: l’introduzione dei generici porta il grandissimo vantaggio di far crollare il prezzo di rimborso dell’originatore, mediamente del 60%; ma il sistema sanitario rimborsa NELLA STESSA MISURA sia l’originatore (volgarmente definito “griffato”) che la copia equivalente; se c’è un sovrapprezzo sull’originatore questo rimane a carico ESCLUSIVAMENTE del paziente, che ovviamente non è obbligato a far ciò e può scegliere il generico senza differenza di costo a suo carico. Questa è DISINFORMAZIONE! Aggiungo anche che spesso – e questo è davvero paradossale – il farmaco originatore non viene rimborsato/pagato allo stesso costo del generico, ma AD UN PREZZO INFERIORE, con un ulteriore sconto a vantaggio dell’Amministrazione sanitaria che oscilla fra il 3,75% e il 5%. Quindi se, paradossalmente, si vendessero solo farmaci originali (che ovviamente hanno perso la copertura brevettuale), il sistema sanitario spenderebbe MENO che non se si vendessero solo equivalenti! Attendo smentite.
@ermete
– “presentarsi in un ambulatorio per 167 volte in anno senza patologie di rilievo” è evidentemente sintomo di ipocondia che credo sia una patologia di tipo psichiatrico e come tale andrebbe curata
– “richiedere prescrizioni di analisi strumentali e di laboratorio e visite domiciliari senza un valido motivo” credo che secondo la deontologia professionale il medico dovrebbe rifiutarsi di sottostare a certe pretese
– ” richiedere certificati di malattia fasulli soprattutto nel settore pubblico” questo credo che sia un reato per cui sono punibili sia il falso paziente sia il medico
Le richieste “di comodo” sono certamente molte, ma ad esse dovrebbe essere in primo luogo il medico ad opporsi
@pompilio
Le ditte farmaceutiche non sono certo delle ONLUS, ma la speculazione sulla salute della gente è di certo riprovevole.
Per quanto carente, il sistema sanitario americano ha un pregio (forse solo questo) se il medico mi prescrive una cura che prevede l’assunzione di 12 pillole, ma fa la ricetta e in farmacia mi vengono consegnate esattamente 12 pillole, in Italia sono costretto a comprare una scatola da 20 e probabilmente dovrò buttare le 8 che non devo usare, se non è uno spreco questo….
Un danno per la collettività è anche il presentarsi in un ambulatorio per 167 volte in anno senza patologie di rilievo. Un danno per la collettività è la pretesa di richiedere prescrizioni di analisi strumentali e di laboratorio e visite domiciliari senza un valido motivo.
Un danno per la collettività è richiedere certificati di malattia fasulli soprattutto nel settore pubblico.
Chiedete ad un medico di famiglia quali e quante sono le richieste di comodo, pena il cambio del medico?
e perchè non parlare di tutti quegli esami strumentali e di laboratorio prescritti anche senza averne di bisogno che fanno aumentare la spesa sanitaria?quelli chi li sponsorizza?
…di fesserie se ne dicono molte…ma nessuno pensa ai soldi che si sprecano per questi “studi” inutili….le ditte farmaceutiche dovrebbero per caso essere delle ONLUS ???
Tutte cose che tutti sanno ma che nessuno dice!