Raffigurazione della grande peste del medioevo, la cosiddetta "Morte nera"
Un team internazionale – guidato da ricercatori della McMaster University e dell’Università di Tubingen in Germania – ha sequenziato l’intero genoma della peste nera, una delle epidemie più devastanti della storia umana.
Questa è la prima volta che gli scienziati sono stati in grado di sequenziare un genoma di un agente patogeno del passato, il che permetterà ai ricercatori di tenere traccia dei cambiamenti nell’evoluzione del patogeno e della sua virulenza nel tempo. Questo lavoro – attualmente pubblicato online sulla rivista scientifica Nature – potrebbe portare ad una migliore comprensione delle odierne malattie infettive.
I genetisti Hendrik Poinar e Kirsten Bos della McMaster University e Johannes Krause e Verena Schuenemann dell’Università di Tubinga hanno collaborato con Brian Golding e David Guadagna della McMaster University, Hernán A. Burbano e Matthias Meyer, del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology e Sharon Dewitte di della University of South Carolina, tra gli altri.
In un altro studio pubblicato di recente, il team ha descritto un nuovo approccio metodologico per estrarre piccoli frammenti di DNA degradati dell’agente eziologico della peste nera, e ha dimostrato che una variante specifica del batterio Yersinia pestis è stato responsabile della peste che ha ucciso 50 milioni di europei tra il 1347 e il 1351.
Dopo questo successo, il successivo grande passo è stato quello di cercare di “catturare” la sequenza dell’intero genoma, spiega Poinar, professore associato alla McMaster.
“I dati genomici mostrano che questo ceppo batterico, o variante, è l’antenato di tutte le epidemie di peste che abbiamo oggi in tutto il mondo. Ogni nuova epidemia oggi è causata da un discendente di quel ceppo di peste medievale,” dice. “Con una migliore comprensione della evoluzione di questo patogeno mortale, stiamo entrando in una nuova era della ricerca sulle malattie infettive”.
“Utilizzando la stessa metodologia, ora dovrebbe essere possibile studiare i genomi di tutti i tipi di agenti patogeni storici”, aggiunge Krause, uno degli autori dello studio. “Questo ci fornirà approfondimenti sull’evoluzione dei patogeni umani e delle pandemie storiche”.
I discendenti diretti della peste bubbonica continuano ad esistere oggi, uccidendo circa 2.000 persone ogni anno.
“Abbiamo scoperto che in 660 anni di evoluzione come patogeno nell’uomo, ci sono state relativamente poche modifiche al genoma dal tempo della peste nera, ma tali modifiche, per quanto piccole, possono spiegare perché il batterio è stato tanto letale da devastare l’intera Europa “, spiega Poinar. “Ora dobbiamo capire il perché.”
Importanti progressi tecnici nel recupero e sequenziamento del DNA hanno notevolmente ampliato l’ambito di analisi genetica di esemplari di DNA del passato, aprendo nuovi orizzonti nella comprensione di infezioni emergenti e riemergenti.
Dewitte, Bos e Schuenemann hanno analizzato resti scheletrici delle vittime sepolte nelle “fosse della peste” di Londra, situate in quella che oggi è la Zecca Reale. Scegliendo i campioni più promettenti – ossia la polpa dentale di cinque corpi riesumati, gli scienziati sono stati in grado di estrarre, purificare e arricchire appositamente il DNA del patogeno, diminuendo in tal modo il DNA di base proveniente dall’uomo, da funghi e altri DNA che non erano della peste.
I ricercatori hanno anche scoperto che questo ceppo non deriva dal ceppo che ha provocato l’altra grande epidemia di peste nella storia europea, avvenuta al tempo di Giustiniano e che si stima abbia fatto circa 100 milioni di vittime nell’Impero Romano d’Oriente.