Gaianews

Il senso di solitudine mette a rischio la salute degli anziani

Scritto da Camilla Di Barbora il 20.06.2012

Che il senso di solitudine minacci il benessere psico-fisico e sociale della persona è cosa nota. Tuttavia, non era ancora stata evidenziata una correlazione tra sentimenti soggettivi, come appunto la solitudine, e ricadute sulla salute. Una équipe di ricercatori dell’Università della California, San Francisco (UCSF), guidata da Carla Perissinotto, ha infatti scoperto che negli anziani il sentirsi emarginati determina un aumentato rischio di morte e di declino funzionale.

Analizzando i dati raccolti con l’Health and Retirement Study, una indagine rappresentativa a livello nazionale condotta dal National Institute on Aging su 1.604 adulti tra il 2002 e il 2008, è emerso che le persone che si sono descritte come solitarie sono esposte a un rischio maggiore del 59% di vedere diminuite le proprie capacità di svolgere attività quotidiane come salire le scale e camminare e del 45% di morire, rispetto a quanti non soffrono di solitudine.
I fattori sociali, dunque, influenzano negativamente non solo la sfera psicologica dell’individuo ma agiscono anche sulla sfera organica generando disagi fisici di notevole entità. Negli Stati Uniti vivono 39,6 milioni di persone di età superiore ai 65 anni e questo numero è destinato a più che raddoppiare a 88,5 milioni entro il 2050. Secondo Perissinotto, il progressivo invecchiamento della popolazione e le aumentate probabilità di istituzionalizzazione (ricovero in casa di cura), obbliga la medicina a guardare oltre le patologie cliniche manifestate dal paziente. “Tra le mura domestiche delle persone e all’interno delle loro comunità si verificano eventi importanti per la loro salute. Se noi medici non raccogliamo informazioni anche sugli aspetti sociali e ambientali, facciamo l’errore di trascurare fattori di rischio molto rilevanti per la salute”.

La ricerca, pubblicata negli Archives of Internal Medicine, ha preso in considerazione tutti gli individui con 60 anni e più. Ciò che ha sorpreso maggiormente il team di ricerca, composto anche da Kenneth Covinsky e Irena Stijacic, è che il senso di solitudine non è necessariamente correlato con il vivere da soli. Il 43% degli intervistati più anziani, infatti, ha riferito di sentirsi solo, ma di questi, lo era effettivamente soltanto il 18%.

Il senso di solitudine – osservano i ricercatori – non va confuso con la depressione. Esso può attanagliare anche le persone perfettamente sane, di qualsiasi età, facendole sentire vuote e desolate. Quando si è in là con gli anni, mantenere una vita sociale e attiva è estremamente importante, così come lo è il possedere una visione positiva della vita. Per le persone che non sono riuscite a sviluppare buone abilità sociali la vecchiaia rappresenta senz’altro il periodo più duro. Ed è proprio a questi individui che la medicina deve prestare maggiore attenzione. “Noi non pensiamo di poter modificare la genetica, ma possiamo intervenire se qualcuno si sente solo, cercando di prevenire almeno in parte il declino funzionale”, continua Perissinotto. “La speranza è quella di iniziare a integrare in un’ottica più ampia servizi sociali e sanitari, e di sviluppare una maggiore consapevolezza sui tipi di interventi sociali di cui gli anziani hanno maggiormente bisogno”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA