Il virus Ebola (EboV) è la causa di focolai sporadici di infezioni altamente letali in Africa, imprevedibili in quanto sorgono rapidamente ed hanno una elevata progressione. Non esiste oggi un vaccino efficace o una terapia per l’infezione di Ebola. Per risolvere questo problema, i ricercatori del Brigham Women Hospital di Boston hanno utilizzato un metodo automatico sviluppato dai loro colleghi presso il National Small Molecule Screening Laboratory della Harvard Medical School , che analizza migliaia di composti autonomamente e che è riuscito ad individuare una nuova piccola molecola derivata dalla benzilpiperazina adamantyl diamide, che inibisce l’ingresso del virus EboV nelle cellule di oltre il 99 per cento del corpo umano.
Ulteriori studi presso l’Istituto di Ricerca per le Malattie Infettive dell’esercito degli Stati Uniti a Fort Detrick, Maryland ha verificato che l’inibitore recentemente identificato ha bloccato la trasmissione cellula-cellula del virus. I ricercatori hanno usato l’inibitore come sonda per studiare il percorso dell’infezione di EboV e hanno scoperto che l’obiettivo dell’inibitore è la proteina Niemann-Pick C1 (NPC1). Questa ricerca è stata pubblicata il 25 agosto 2011 sull’ultimo numero di Nature.
“Nel 2005, abbiamo dimostrato che l’assimilazione della glicoproteina presente sulla superficie del virus da parte della cellula ospite è un passo fondamentale dell’infezione, ma sapevamo che c’era qualcos’altro in gioco. Identificare l’inibitore EboV ci ha portato alla scoperta che NPC1 è la strada attraverso la quale il virus è in grado di attraversare le membrane cellulari e di infettare le cellule ospiti,” ha detto James Cunningham, autore senior dello studio e ricercatore presso la Divisione di Ematologia del BWH.
In combinazione con i risultati degli studi precedenti sulla struttura della glicoproteina del virus e della sua funzione, questi risultati indicano che l’infezione da EboV procede per gradi progressivi, in cui la catepsina B rimuove la parte superiore della glicoproteina EboV ed espone una regione che si lega alla NPC1 e innesca l’ingresso di EboV nelle cellule.
“I nostri risultati dimostrano che l’infezione EboV ha caratteristiche in comuni con altri virus patogeni tra cui l’HIV e la SARS, che utilizzano due proteine presenti sulle membrane cellulari per infettare le cellule ospiti”, ha detto Cunningham.
“E’ interessante notare che la NPC1 è fondamentale per l’assorbimento del colesterolo nelle cellule, il che è un’indicazione di come il virus sfrutti processi cellulari normali per crescere e diffondersi”.