Dopo che l’Agenzia Europea per l’Ambiente ha denunciato livelli elevati di inquinamento atmosferico nel 90% del territorio europeo e che l’OMS ha inserito l’inquinamento atmosferico nel gruppo 1 delle cause del cancro un’indagine pubblicata sulla rivista The Lancet segnala che l’inquinamento da particolato fine, quello che viene chiamato PM2,5, uccide anche al di sotto dei livelli di soglia stabiliti in Europa.
L’inquinamento atmosferico uccide ben al di sotto dei limiti di qualità dell’aria dell’Unione europea. Questo l’nquietante risultato di una ricerca condotta dal dottor Rob Beelen dell’Università di Utrecht nei Paesi Bassi e pubblicata su The Lancet.
Lo studio stima che per ogni aumento di 5 microgrammi per metro cubo ( 5 g/m3 ) di esposizione annuale all’ inquinamento atmosferico a particelle fini (PM2 • 5), il rischio di morire per cause naturali aumenta del 7 %.
“Una differenza di 5 g/m3 può essere trovata tra una strada urbana trafficata e un luogo non influenzato dal traffico” , spiega Beelen che aggiunge: “I nostri risultati supportano la valutazione dell’impatto sulla salute delle particelle fini in Europa, che in precedenza erano basate quasi interamente su studi nordamericani.”
I ricercatori hanno utilizzato i dati di ESCAPE, che sta per European Study of Cohorts for Air Pollution Effects, considerando quindi le informazioni relative a 367 251 persone. Per stimare le esposizioni i ricercatori si sono basati sugli indirizzi di residenza e calcolando la densità del traffico sulla strada più vicina e il carico totale del traffico su tutte le strade principali all’interno di 100 metri dalla residenza.
I partecipanti sono poi stati seguiti per più di 13 anni, in media. In questo periodo sono morte per cause naturali, vale a dire escludendo suicidi ed incidenti, 29076 persone.
Secondo i risultati l’esposizione a lungo termine al particolato fine (PM2,5 e meno) era la minaccia più grande per la salute, anche quando si trattava di un’esposizione minore dei livelli di guardia indicati dall’Unione europea.
L’associazione tra l’esposizione prolungata al PM2 • 5 e la morte prematura è rimasta significativa anche dopo un aggiustamento per una vasta serie di fattori confondenti quali fumo, status socio-economico, attività fisica, livello di istruzione e indice di massa corporea.
Inoltre la relazione della mortalità si è rilevata più elevata negli uomini che nelle donne.
Secondo Beelen , “I nostri risultati suggeriscono che significativi effetti negativi sulla salute si verificano anche con concentrazioni di PM2,5 ben al di sotto del valore limite dell’UE, stabilito in 25 g/m3. L’obiettivo dell’OMS per la qualità dell’aria è di 10 g/m3 e i nostri risultati supportano l’ idea che i benefici significativi per la salute possono essere ottenuti spostandosi verso questo obiettivo.”
In un commento Jeremy P Langrish e Nicholas L Mills dell’Università di Edimburgo sottolineano che “nonostante importanti miglioramenti della qualità dell’aria negli ultimi 50 anni, i dati di Beelen e la relazione dei colleghi richiamano l’attenzione sui continui effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute. Questi dati, insieme con i risultati di altri studi di coorte di grandi dimensioni, suggeriscono che sono necessari ulteriori interventi di politica sanitaria pubblica e ambientale e hanno il potenziale per ridurre la morbilità e la mortalità in tutta Europa. Dirigersi verso linee più rigorose, come raccomandato dall’ OMS, dovrebbe essere una priorità urgente.”