Un’indagine condotta dall’Università Ca’ Foscari di Venezia su Commissione del Ministero della Salute, ha reso lampante l’ignoranza dei giovani italiani in tema di AIDS. Infatti per più di uno su tre dei ragazzi l’HIV può essere trasmesso dalle zanzare anche se “è raro che succeda”.
La ricerca è stata realizzata dal Laboratorio di ricerca sociale del Dipartimento di filosofia e beni culturali ed è stata condotta dal prof. Alessandro Battistella. I 6mila ragazzi intervistati avevano fra i 14 e i 18 anni, e frequentavano le scuole superiori in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Campania e Sicilia.
Il 38,9% dei ragazzi intervistati non erano in grado di dire se il profilattico sia un metodo sicuro per prevenire il contagio e ha risposto “non so” alla domanda. Il 36,5% invece che la pillola e la spirale sono metodi sicuri contro il contagio da HIV.
Inutile dire che differenze più tecniche, cioè quelle fra il periodo finestra (cioè il periodo in cui si è contagiati, ma il virus non è rintracciabile con le analisi) e il periodo di incubazione i non so erano la maggioranza.
Altre gravi lacune riguardavano il test dell’HIV che il 20% è il test per determinare la predisposizione genetica e poi, purtroppo, quelle relative al pericolo di contagio da parte delle persone siero positive. Secondo il 16,8% le persone sieropositive non sono pericolose a meno che sia “attenta ad evitare baci o contatti troppo stretti”.
La ricerca mette in luce quanto ancora la disinformazione possa creare discriminazione per i malati di HIV, e conferma quello che era già emerso al recente Congresso ICAR, dove pur plaudendo all’avanzamento delle ricerche ( al punto che qualche scienziato parla di arrivo imminente del vaccino) si era lanciato ancora un volta l’allarme per un aumento dei contagi, soprattutto in età avanzata.
Il dato, avevano spiegato gli esperti, sta a significare non solo che le campagne informative non sono sufficienti o efficaci, ma anche che il contagio viene scoperto sempre più tardi. Questo limita l’efficacia delle terapie antiretrovirali che sono tanto più valide quanto più la diagnosi viene fatta precocemente.
Durante il congresso gli esperti, a riprova della scarsa informazione da parte del pubblico, hanno sottolineato come un gruppo consistente di nuovi contagiati sia rappresentato da giovani omosessuali. Una conferma che dopo le grandi campagne contro l’HIV condotte a partire da una ventina di anni fa, con l’avanzamento della ricerca e, probabilmente, l’allentamento della pressione esercitata con le campagne di informazione, nelle nuove generazioni la malattia è vissuta con scarsissima consapevolezza, e nelle vecchie come se il pericolo fosse scampato e la probabilità di contagio fosse bassa.
Invece il pericolo non è affatto scomparso visto che una volta contagiati la malattia non è guaribile e si è costretti ad assumere quotidianamente la terapia antiretrovirale, che aumenta il rischio di sviluppare altre patologie.