Si chiama MAPEC-LIFE (Monitoring Air Pollution Effects on Children for supporting public health policy), il progetto triennale approvato nel 2013 dalla Commissione europea e finanziato dal programma Life+, il fondo per l’ambiente Ue.
L’iniziativa, coordinata dall’Università degli Studi di Brescia insieme alle Università di Lecce, Perugia, Torino e Pisa, ha l’obiettivo di monitorare gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute di 1000 bambini di età compresa tra i 6 e gli 8 anni, di cinque città italiane (200 per ogni città: Brescia, Lecce, Perugia, Pisa e Torino), individuate in base ai diversi livelli di inquinamento dell’aria, sia in inverno che in estate.
È evidente quanto il progetto sia uno strumento di supporto alle politiche di sanità pubblica, in quanto intende approfondire la relazione fra la concentrazione di alcuni inquinanti atmosferici, come il particolato fine (PM10 e PM 0.5), ossidi di azoto, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), nitroIPA e altri, e alcuni marcatori di effetto biologico precoce: per ogni bambino tramite il semplice uso dello spazzolino verrà raccolto un campione biologico (cellule della mucosa orale), che verrà analizzato con test di laboratorio per individuare la presenza di eventuali dànni precoci al Dna.
I campioni biologici verranno confrontati con campioni di aria prelevati per valutarne la tossicità e dall’elaborazione dei dati complessivi sarà possibile verificare l’eventuale associazione fra quanto rilevato nell’aria e nelle cellule dei bambini. Qualora fosse riscontrabile una buona associazione fra gli indicatori di effetto biologico e i parametri di inquinamento atmosferico, potrebbero essere impiegati quali test rapidi, di semplice esecuzione e di costo contenuto, per valutare e monitorare determinati contesti o situazioni ambientali.
Gli effetti nocivi dell’inquinamento atmosferico sulla salute sono sotto gli occhi di tutti, rientrando ormai pienamente nell’agenda politica, così come è altrettanto evidente il fatto che i bambini siano più vulnerabili degli adulti ai dànni provocati dagli agenti aerodispersi, a causa della maggiore attività fisica, del maggiore tempo trascorso all’aperto, della maggiore quantità di aria inalata per unità di peso, dell’immaturità di alcuni organi, tra cui i polmoni, e dei meccanismi di riparazione cellulare.
Proprio per questo le malattie causate dallo smog in costante crescita (il numero dei morti da smog in Europa è 10 volte superiore a quelli su strada) abbracciano un ampia gamma di patologie che spazia dalle allergie respiratorie (l’asma infantile sarebbe legata allo smog e al fumo passivo), alle irritazioni oculari (congiuntiviti, allergie, rossore, prurito, dolori, lacrimazioni e secrezioni oculari) alle malattie respiratorie (rinite allergica, bronchite e tonsillite), senza contare le patologie legate all’inquinamento industriale, come l’accumulo di piombo nel sangue o il cancro nei polmoni. Fermo restando poi che esistono altri fattori, come gli stili di vita, l’alimentazione, l’attività fisica e l’esposizione ad altri inquinanti (ad esempio nelle abitazioni l’esposizione al fumo passivo) in grado di influire sulle conseguenze dell’inquinamento atmosferico, aggravandone o attenuandone il danno.
Questa stretta correlazione rende lo studio degli effetti dell’inquinamento atmosferico nei bambini interessante e funzionale anche per individuare l’insorgenza di patologie croniche in età adulta, permettendo di approfondire le conoscenze scientifiche sugli eventuali rischi per la salute legati all’esposizione quotidiana agli inquinanti e di valutare la funzione attenuante o aggravante di altri fattori nei confronti del danno biologico da inquinanti atmosferici nei bambini.
La ricerca pertanto consentirà in ultima analisi, di fornire informazioni utili per orientare interventi e scelte politiche intesi a proteggere la salute dei bambini dai possibili danni degli inquinanti atmosferici.