I ricercatori della Duke University Medical Center hanno identificato come le nanoparticelle di scarico dei motori diesel danneggino le cellule delle vie aeree polmonari, una scoperta che potrebbe portare a nuove terapie per le persone sensibili alle malattie delle vie aeree.
Gli scienziati hanno anche scoperto che la gravità del danno dipende dall’ assetto genetico del singolo.
“Abbiamo capito perché alcune persone possono restare relativamente sane in zone inquinate e perché altri invece non restano indenni”, ha detto l’autore Wolfgang Liedtke professore assistente presso il Duke University Medical Center e medico curante nella clinica per il dolore e le cure palliative.
Il lavoro è stato pubblicato on-line sulla rivista Environmental Health Perspectives il 18 gennaio.
Le particelle di scarico del carburante Diesel rappresentano una parte importante dello smog urbano, costituita da un nucleo di carbonio rivestito con prodotti chimici organici e metalli. Il team di Duke ha dimostrato che il nucleo della particella trasporta queste particelle chimiche sulle superficii chiamate ciglia, creando muco che si deposita nelle vie areee.
Il contatto con queste sostanze fa scattare una “cascata di segnali”, da parte delle cellule.
In alcuni pazienti, che hanno un solo nucleotide modificato nel loro DNA, un circuito chiamato il canale ionico TRPV4 reagisce in maniera più forte in risposta alle sostanze inquinanti. La ricerca precedente ha mostrato che questa variante del gene rende gli esseri umani più suscettibili di sviluppare una broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e l’attuale studio fornisce una spiegazione per questa osservazione.
Circa il 75 per cento delle persone ha la versione del gene MMP-1 che porta a una maggiore produzione della molecola mediatore di MMP-1 , che distrugge il tessuto polmonare. Questo patrimonio genetico consente una produzione eccessiva di MMP-1, che provoca danni alle vie aeree e ai polmoni a più livelli, ha detto Liedtke.
Un altro 25 per cento delle persone, più fortunato sfugge a questo alto livello di produzione di MMP-1 e si può trovarne riscontro nel fatto che alcuni individui possono gestire meglio gli effetti dell’inquinamento atmosferico, senza grave danno delle vie aeree.
La molecola pregiudizievole MMP-1 è nota per favorire lo sviluppo di alcune malattie polmonari devastanti come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), una malattia con un’alta morbilità (la frequenza con cui una data malattia si manifesta nella popolazione.) in tutto il mondo e alta mortalità, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’azione tessuto-distruttiva di MMP-1 può anche portare a enfisema polmonare, che è la riduzione cronica della superficie polmonare dedicato allo scambio gassoso e per la diffusione delle cellule tumorali del polmone, attraverso la migrazione di queste cellule cancerose dal tessuto polmonare.
Il nuovo studio fornisce anche una direzione per lo sviluppo di terapie per coloro che sono geneticamente più suscettibili ai danni dovuti a inquinamento dell’aria e delle vie aeree, ha detto Liedtke. “Se possiamo trovare un modo per fermare l’iperattivazione di MMP-1 in risposta allo scarico delle particelle dei motori diesel e per ridurlo a livelli che le vie aeree siano in grado di gestire, si potrebbero aiutare un grande numero di persone in tutto il mondo,” ha detto. “E’ interessante immaginare farmaci inibitori del TRPV4 presi tramite inalazione, piuttosto che sotto forma di pillola o iniezione. Immagino questi farmaci simili a quelli per via inalatoria per le malattie allergiche delle vie respiratorie che sono attualmente disponibili”.
La ricerca, finanziata da Philipp Morris International si muove in un’ottica di cura del sintomo, ottica forse di breve respiro: come curare la causa? Per quanto riusciremo a trovare rimedi senza effetti collaterali al grande problema dell’inquinamento? Inoltre ci chiediamo se la stessa reazione all’nquinamento ambientale avvenga nei pazienti fumatori.