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I bambini che vivono traumi avranno problemi respiratori da grandi

Scritto da Federica di Leonardo il 14.04.2011

I ricercatori dell’Università San Raffaele di Milano e del Consiglio Nazionale delle Ricerche hanno dimostrato che difficoltà respiratorie in età adulta possono dipendere da situazioni avverse vissute da piccoli. Quando i bambini o i ragazzi vivono delle difficoltà, ad esempio un distacco dai genitori, si innesca una sorta di moltiplicazione del segnale genetico che orchestra le nostre risposte fisiologichee coinvolge anche la respirazione cambiando la risposta agli stimoli soffocatori. Questo è stato riscontrato sia negli umani che in cavie da laboratorio.

Pensando agli attachi di panico e alle ansie da abbandono precoce nell’infanzia, questo fattore è in stretta relazione ed ha quindi una notevole importanza per la nostra vita mentale. La ricerc ha meso in streta relazione l’aumentare della ventilazione con la relazione fra il patrimonio genetico di un individuo e la situazione ambientale avvers. Inoltre, l’età alla quale le avversità colpiscono è fondamentale: se l’esposizione avviene in età infantile, l’alterazione respiratoria si instaura e resta stabile almeno nella prima parte dell’età adulta.

Questi dati ci aiutano a capire meglio gli episodi di ansia da abbandono precoce in età pediatrica che molto spesso sono seguiti, in età adulta, da attacchi di panico.

I ricercatori hanno condotto due sotto ricerche, sia nell’uomo che nelle cavie.

Innanzitutto, ha intervistato centinaia di coppie di gemelli sulle avversità in età pediatrica, riscontrando effettivamente che c’è una relazione tra eventi avversi nell’infanzia e problemi respiratori da grandi.

Le cavie sono invece state separate dalla madre solo 24 dopo ore dopo la nascita, e ‘affidate’ a madri diverse da quella biologica per i successivi 4 giorni. Mentre le mamme topo adottano facilmente i cuccioli di altre madri, nutrendoli e accudendoli in misura adeguata, l’esperienza di separazione precoce dalla madre innesca una risposta iperventilatoria all’anidride carbonica del 150% maggiore di quella osservata in cuccioli allevati normalmente.

Studiando poi le cause di questa risposta, i ricercatori hanno dimostrato che l’esagerata risposta respiratoria era addebitabile ad un aumento specifico del segnale genetico, presente negli individui sottoposti a separazione precoce. Ciò suggerisce che in risposta alle avversità ambientali vengono reclutati sistemi genici che sono altrimenti quiescenti, o che vengono espressi in modo diverso, qualora le condizioni ambientali siano più facili o meno stressanti.

“Questo studio mostra per la prima volta in un modello animale che lo sviluppo di un organismo allevato in un ambiente ostile sia associato ad alterazioni della risposta respiratoria. Questo endofenotipo riscontrabile anche nell’uomo costituisce un punto di partenza fondamentale per la ricerca preclinica su questa patologia”, ha detto Francesca D’Amato, ricercatrice presso il CNR di Roma.

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