“Una rosa con qualsiasi altro nome avrebbe il suo profumo“, ha scritto Shakespeare. Ora però un nuovo studio eseguito su topi da laboratorio suggerisce che un rosa può avere un odore ancora più forte se associata alla paura.
Marley Kass e colleghi hanno scoperto che i segnali dei neuroni olfattivi sensoriali (OSN) – le prime cellule ad interagire con le molecole legate all’olfatto nel naso – sono stati potenziati dopo che gli animali hanno imparato ad associare l’odore a qualcosa che temevano. I ricercatori non pensavano che la paura avrebbe potuto influenzare il processo sensoriale presso il sito di contatto , dove uno stimolo incontra il sistema nervoso, immaginavano invece che le modifiche al segnale si verificassero a valle delle aree di trasformazione primarie.
Kass e gli altri ricercatori hanno usato scariche elettriche per impiantare memorie di paura, associate ad odori particolari nei topi. In seguito ne hanno monitorato il cervello e hanno scoperto che la quantità di neurotrasmettitori che si sono riversati sull’ OSN dei roditori in risposta agli odori di paura era circa quattro volte la quantità prodotta dagli odori normali.
“Abbiamo condotto questo studio nel sistema olfattivo dei topi perché è l’unico sistema con gli strumenti genetici e ottici necessari per fare l’esperimento”, ha detto nell’intervista a Gaianews.it il professor John P. McGann, co-autore della ricerca.
Domanda: In che modo i vostri risultati suggeriscono che la paura può aumentare la sensibilità agli odori associati con un evento negativo?
John P. McGann: “Abbiamo scoperto che il nervo olfattivo rilasciava più neurotrasmettitori nel bulbo olfattivo del cervello quando i topi percepivano l’odore che induce paura. Abbiamo trovato che questo aumento prodotto dalla paura condizionata era paragonabile all’aumento di quattro volte della concentrazione dell’ odore. Non siamo ancora sicuri di come accada, anche se abbiamo escluso i cambiamenti nella respirazione attraverso il naso. Potrebbe essere che si tratti dei neuroni nel naso producano più azioni potenziali in risposta all’odore shock associato o potrebbe essere che rilascino più neurotrasmettitori per ogni potenziale d’azione”.
Domanda: Il sistema nervoso centrale impara rapidamente che particolari stimoli prevedono pericolo imminente, quindi gli odori possono agire come un campanello d’allarme?
John P. McGann“La maggior parte degli odori non possono in pratica svegliare una persona che dorme, ma non sappiamo se con un condizionamento della paura ciò potrebbe cambiare. Di sicuro un messaggio potenziato dal naso al cervello potrebbe servire come un “segnale di allarme” per il resto del cervello a prestare attenzione a quel particolare odore”.
Domanda: Possiamo quindi affermare che il naso sente l’odore della paura?
John P. McGann; “Si può dire che in un topo la paura condizionata con un odore specifico ha creato variazioni del neurotrasmettitore rilasciato dai neuroni olfattivi nel naso. Ma se l’odore da solo susciti un sentimento cosciente non è chiaro, in gran parte perché la paura è un’emozione complessa che coinvolge l’attività di molte regioni del cervello, il rilascio di ormoni fight-or-flight, e altri cambiamenti fisiologici”.
I risultati dello suggeriscono che questo condizionamento alla paura può aumentare la sensibilità agli odori associati con un brutto evento e anche che le informazioni agli stimoli negativi possono essere incorporati nei primi livelli di elaborazione sensoriale.
Domanda: Quale contributo può derivare dal vostro studio?
John P. McGann: “Speriamo che questa ricerca cambierà il nostro modo di pensare e di imparare a comprendere non solo le risposte comportamentali agli stimoli, ma anche i cambiamenti nell’elaborazione sensoriale, per arrivare a comprendere l’elaborazione sensoriale alterata in particolari condizioni di salute che interessano l’uomo come i disturbi d’ansia o la schizofrenia”.