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Mandorle aiutano a ridurre il rischio di diabete di tipo 2 e malattie cardiache

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 20.12.2010

MandorleNegli Stati Uniti l’obesità e le malattie legate all’alimentazione vanno assumendo da tempo i contorni di una grave epidemia, che nei prossimi è destinata a peggiorare. Con quasi 16 milioni di americani che vivono oggi con prediabete, una condizione che è il preludio al diabete di tipo 2, e la metà di tutti gli americani che dovrebbero avere pre-diabete o diabete di tipo 2 entro il 2020, approcci nutrizionali per mantenere nella norma i livelli di zucchero nel sangue sono essenziali. A questo proposito, uno studio scientifico esamina gli effetti sulla salute del consumo di un alimento naturale, la mandorla, per la prevenzione dei livelli di insulina e colesterolo. Lo studio, uno dei primi nel suo genere per la quantificazione dei dati preventivi, dimostra che una dieta arricchita di mandorle può aiutare a migliorare la sensibilità all’insulina e a diminuire i livelli di colesterolo LDL nei soggetti con prediabete.

Lo studio ha esaminato gli effetti del consumo di una dieta arricchita di mandorle sui fattori legati alla progressione del diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari negli adulti con prediabete. Dopo 16 settimane di consumo regolare o con una dieta arricchita di mandorle, in conformità con le raccomandazioni dell’American Diabetes Association (ADA), il gruppo che si è nutrito con una dieta arricchita di mandorle ha migliorato significativamente i livelli di colesterolo LDL e il livello di sensibilità all’insulina, fattori di rischio per malattie cardiache e diabete di tipo 2. Una cosa che gli scienziati vogliono sottolineare è che, sebbene i partecipanti allo studio in entrambi i gruppi siano stati istruiti a consumare la stessa quantità di calorie da carboidrati, c’era meno auto-assunzione di carboidrati tra coloro che consumavano mandorle.

“Abbiamo fatto grandi passi avanti nella ricerca sulle malattie croniche per passare da trattamenti efficaci contro i sintomi a trattamenti preventivi contro la loro insorgenza”, ha detto il Dott. Michele Wien, assistente in Nutrizione presso la Loma Linda University School e principale ricercatrice in questo studio, che è stato condotto presso l’Università di Medicina e Odontoiatria del New Jersey. Wien aggiunge, “è promettente per le persone con fattori di rischio per le malattie croniche, come diabete di tipo 2 e patologie cardiovascolari, che cambiamenti nella dieta possano aiutare a migliorare i fattori che giocano un ruolo potenziale nello sviluppo della malattia. Sarebbe utile  condurre studi strettamente controllati di alimentazione e studi metabolici postprandiali (dopo un pasto) che analizzano esattamente le quantità di carboidrati per confermare i risultati di questo studio, che è stato condotto in una popolazione che mangiava liberamente”.

Lo studio in sintesi:

* Le persone: 65 adulti con pre-diabete (48 donne e 17 uomini) con un’età media di 53,5.

* La dieta: La popolazione dello studio è stata divisa in modo casuale in gruppo d’intervento e gruppo di controllo (che non riceveva le mandorle). Il gruppo di controllo ha consumato una dieta conforme con le raccomandazioni della American Diabetes Association (ADA), che consiste del 15-20% delle calorie da proteine, il 10% dell’energia totale da grassi saturi, il 60-70% da carboidrati e acidi grassi monoinsaturi e <300mg/giorno di colesterolo per 16 settimane. Il gruppo di intervento (chi assumeva mandorle) ha consumato una dieta ADA con il 20% delle calorie provenienti da mandorle.

* I risultati: il gruppo di intervento ha mostrato maggiori miglioramenti nei livelli di insulina (-1.7μU/ml contro 1,47 U/ml, p = 0,002), analisi dell’omeostasi per l’insulino-resistenza (- 0,48 contro 0,30, p = 0,007), l’omeostasi modello di analisi per la funzione delle cellule beta (-13,2 contro 22,3, p = 0,001) e clinicamente significative riduzioni del colesterolo LDL (-12,4 mg/dl contro -0,4 mg/dl).

Questo studio suggerisce che consumare una dieta (seguendo delle linee guida fornite da un esperto nutrizionista)  che consisteper il 20% delle calorie totali da mandorle per 16 settimane è efficace nel migliorare i livelli di colesterolo LDL e le misure di sensibilità all’insulina negli individui con pre-diabete. I nutrienti nelle mandorle, come la fibra e i grassi insaturi, hanno dimostrato di contribuire a ridurre i livelli di colesterolo LDL, aumentano la sensibilità all’insulina e aumentano la funzione delle cellule beta, tutti fattori che possono aiutare a prevenire lo sviluppo di diabete di tipo 2 e ridurre il rischio di malattie cardiovascolari.

Questo studio contribuisce alla crescente mole di prove che suggeriscono che le mandorle contribuiscono alla salute del cuore. Tuttavia, questo studio aggiunge una nuova dimensione alle ricerche esistenti, in quanto dimostra che il consumo di mandorle non solo aiuta nella gestione della malattia, ma può contribuire alla riduzione del rischio per alcune malattie croniche attraverso la loro composizione in nutrienti. Le mandorle offrono 3,5 grammi di fibra, 13 grammi di grassi insaturi e solo 1 grammo di grassi saturi per ogni porzione (circa 30 grammi).

Naturalmente questo articolo non sta invitando indiscriminatamente al consumo di mandorle, cosa che sarebbe riduttiva al di fuori di una dieta bilanciata e consigliata da un medico.

Cos’è il pre-diabete. E’ caratterizzato da glicemia a digiuno più alta della norma, ma non sopra il livello soglia del diabete, compresa in particolare tra 100 e 125 mg/dl. Inoltre, il prediabete è segnalato da un’alterata tolleranza al glucosio, che aumenta non solo il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 ma anche malattie cardiovascolari. Secondo Antonio Tiengo, ordinario di Malattie del metabolismo all’Università di Padova “in Italia il diabete coinvolge il 5-6% della popolazione generale e in particolare circa il 15-20% dei soggetti oltre i 50 anni. Ogni anno in Italia 250 mila persone sviluppano il diabete, mentre è molto più alto (si stima 1,5 milioni) il numero di coloro che sono ad altissimo rischio e non sono ancora stati identificati”.

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