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Memoria, ricercatori identificano target terapeutici per migliorare quella a lungo termine

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 01.02.2011

Neuroni in una rappresentazione artisticaRicercatori del Mount Sinai School of Medicine hanno identificato una terapia che può migliorare la memoria e impedire la perdita di memoria a lungo termine. La ricerca, guidata dal’italiana Cristina Alberini, è pubblicata nel numero di gennaio 27 di Nature.

Guidato da Cristina Alberini, professoressa di neuroscienze al Mount Sinai School of Medicine, il team di ricerca ha valutato come una proteina chiamata insulin-like growth factor II (IGF-II, un fattore di crescita), prodotta da un gene espresso durante lo sviluppo del cervello che diminuisce con l’invecchiamento, vada ad agire sulla memoria e nella sua conservazione.

IGF-II è abbondante nel cervello adulto in diversi settori, tra cui l’ippocampo e la corteccia, che sono zone importanti per la formazione della memoria. I ricercatori hanno iniettato nell’ippocampo di ratti la proteina e hanno  scoperto che l’IGF-II ha migliorato significativamente la memoria a lungo termine. Il team ha anche trovato che i livelli di IGF-II sono aumentati dopo l’apprendimento, e che quando tale aumento è stato bloccato i ricordi a lungo termine non potevano formarsi.

“Le implicazioni di questi dati sono di vasta portata e ci danno nuovi indizi su come indagare la perdita di memoria nelle persone con disturbi cognitivi, come quelli affetti da Alzheimer, ictus o demenza,” ha detto la dott.ssa Alberini.

Prima di questo studio, poco o niente si sapeva del ruolo della proteina IGF-II nel funzionamento del cervello adulto. I ricercatori hanno testato l’impatto di iniezione di IGF-II nei ratti in seguito a “apprendimento da inibizione”, in cui i ratti imparano a evitare spiacevoli esperienze. E i ricercatori hanno scoperto che, rispetto ai gruppi di controllo, i ratti a cui veniva iniettata la IGF-II avevano una ritenzione di memoria molto più forte. Inoltre, i ratti hanno mantenuto una memoria elevata dell’apprendimento per diverse settimane, mentre il gruppo di controllo ha mostrato una diminuzione di memoria nello stesso periodo di tempo.

In collaborazione con Robert Blitzer, Professore Associato di Farmacologia al Mount Sinai, il team di ricerca ha anche valutato l’impatto di IGF-II a livello cellulare. E ha scoperto che l’IGF-II ha avuto un impatto sul potenziamento a lungo termine (LTP). L’LTP è un tipo di plasticità sinaptica, o il cambiamento nella forza dei punti di contatto tra cellule nervose, che si crede essere critica per la formazione della memoria a lungo termine. Il dott. Blitzer e il suo team hanno scoperto che l’IGF-II ha promosso una stabile plasticità sinaptica, rafforzando la trasmissione del segnale tra le cellule nervose e il suo mantenimento per un periodo di tempo più lungo.

“Questo studio è il primo passo per comprendere i vantaggi di IGF-II,” ha detto la dott.ssa Alberini. “Abbiamo identificato alcuni dei meccanismi associati a questo effetto e ci auguriamo di poter ulteriormente approfondire il loro studio per esplorare la rilevanza clinica di IGF-II.”

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