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Metalli pesanti nella plastica dei contenitori per alimenti

Scritto da Leonardo Debbia il 04.09.2015

Secondo una recente ricerca della Iowa State University, le tracce di sostanze tossiche utilizzate per costruire gli involucri di plastica con cui si conservano gli alimenti, che si tratti di cibo o di bevande, non contaminano affatto il contenuto.

Anche se presenti nei materiali plastici ad un livello significativo, queste sostanze non rappresentano un immediato pericolo per i consumatori, dicono i ricercatori.

E’ davvero una bella notizia per chi è solito acquistare o consumare alimenti e bevande conservate.

Plastica nei mari

La cattiva notizia è che i prodotti della plastica possono causare problemi di salute anche decenni dopo che sono stati usati e gettati come rifiuti.

I risultati della ricerca evidenziano la necessità di utilizzare materiali plastici di appropriata provenienza e invitano ad aumentare gli sforzi del riciclaggio per ridurre l’impatto ambientale complessivo, afferma Keith Vorst, professore associato di Scienza dell’Alimentazione e Nutrizione umana alla Iowa State University.

Vorst sta verificando se gli alimenti presentino ancora un certo grado di sicurezza dopo essere stati conservati nella plastica per lunghi periodi di tempo e afferma che proprio i materiali tossici, sia i metalli pesanti che fuoriescono dalla plastica, che i prodotti del disfacimento degli involucri sul lungo periodo, creano quelli che egli ha chiamato problemi di ‘end-of-life’.

Secondo il ricercatore infatti, se i residui delle materie plastiche vanno a contaminare una discarica o una falda acquifera, tanto per fare un esempio, i metalli pesanti in essi contenuti possono inquinare l’acqua potabile o avere altre ripercussioni sull’ambiente.

“Abbiamo scoperto che i metalli pesanti sono presenti nelle confezioni, ma non si trasferiscono ai prodotti alimentari o nelle bevande”, dichiara Vorst. “Solo quando i contenitori plastici si rompono, allora questi metalli pesanti possono essere rilasciati nell’ambiente”.

Il suo laboratorio ha condotto esperimenti su una vasta gamma di materie plastiche, esponendole al calore, all’effetto dei forni a microonde, a diversi pH e all’azione di vari acidi.

I risultati, pubblicati recentemente nella rivista Journal of Plastic Film and Sheeting, hanno dimostrato che i prodotti contenuti nella plastica sono sicuri per il consumo umano.

I metalli pesanti, quali piombo, mercurio, cromo, cadmio e antimonio, possono causare molti problemi di salute, come danni neurologici e renali, nelle persone esposte a livelli abbastanza elevati.

Nelle materie plastiche, questi metalli hanno però effetti particolari quando vengono usati come catalizzatori in fase di produzione o quando la plastica riciclata è stata esposta ai metalli durante il processo di bonifica.

Vorst dirige il Polymer and Food Protection Consortium, una istituzione per la tutela alimentare alla Iowa State University; un gruppo di studio che mira a rafforzare la sicurezza alimentare e a migliorare la funzione dei materiali polimerici, come appunto la plastica.

Vorst ha contribuito a sviluppare una rete di sensori sofisticati che aiuta i produttori a controllare in tempo reale i materiali potenzialmente nocivi dei polimeri plastici, e molti grandi produttori hanno adottato o stanno valutando la nuova tecnologia.

Il suo laboratorio ha preso in esame il modo di utilizzare i contenitori di plastica riciclata, allo scopo di mantenere freschi i prodotti sugli scaffali dei punti vendita, non tralasciando di studiare perfino i gas rilasciati dal popcorn a microonde, anche se ha riconosciuto che è troppo presto per trarre conclusioni dagli esperimenti condotti finora.

“I produttori vogliono conoscere le innovazioni che possano rendere più sicuri i loro prodotti, nonché quali siano i metodi di lavorazione più efficienti per far questo”, afferma Vorst. “Noi, per parte nostra, cerchiamo di mettere in campo la ricerca, che permetterà di migliorare questi prodotti a beneficio sia dell’industria che del consumatore”.

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