La tubercolosi, in sigla TBC, è una malattia infettiva, diffusa in tutto il mondo, causata da vari ceppi di micobatteri, in particolare dal Mycobacterium tuberculosis, noto anche come Bacillo di Koch. L’infezione solitamente attacca i polmoni, ma può colpire anche altre parti dell’organismo. Attualmente circa un terzo della popolazione mondiale risulta infetta, in particolare sono persone che vivono in aree povere del nostro pianeta, in comunità a rischio o tra categorie emarginate. Ad oggi l’estensione della diagnosi e cura della tubercolosi multiresistente ai farmaci (TB MDR) non ha prodotto buoni risultati. Ora però gli immunologi dichiarano che presto ci saranno importanti progressi nella lotta contro la malattia.
Il professor Stefan Kaufmann, direttore del Max Planck Institute for Infection Biology a Berlino, ha presentato il suo programma scientifico al 64esimo Nobel Laureate Meeting a Lindau, Germania. “Negli ultimi dieci anni – ha affermato – sono stati fatti numerosi tentativi per sviluppare un vaccino migliore. E ora siamo ottimisti nel valutare che il nostro vaccino sarà efficace”.
Il vaccino sviluppato dal gruppo di ricerca di Kaufmann è già in fase di sperimentazione clinica e la sua efficacia e la tollerabilità saranno testati dai partecipanti coinvolti in uno studio. Il Professore ha una chiara prospettiva sulla direzione che la sua area di ricerca continuerà a seguire: “Nei prossimi anni dobbiamo arrivare a capire il sistema immunitario nel contesto della biologia dei sistemi. Una delle chiavi di questa comprensione consiste nell’individuare la diversità molecolare e funzionale delle cellule immunocompetenti. L’altra consiste invece nell’indagare le complesse interazioni con il corpo in aggiunta di cellule e sostanze estranee. Questa conoscenza ci fornirà nuovi approcci per la prevenzione e la cura delle malattie infettive come la tubercolosi, e contribuirà a migliorare la nostra comprensione delle allergie e delle malattie autoimmuni.
La complessità dei fondamenti biologici e biochimici alla base del sistema immunitario umano è uno dei motivi per cui la tubercolosi, che esiste da migliaia di anni, è ancora combattuta con un vaccino che ha dimostrato essere poco efficace.
Il Mycobacterium tuberculosis schiva abilmente le armi a disposizione del corpo e quelle fornite dalla medicina. “L’agente patogeno si stabilisce nei macrofagi, cellule mononucleate tissutali che appartengono al sistema dei fagociti, e ostacola una risposta immunitaria efficace”, spiega Stefan Kaufmann. “All’interno di questi fagociti, i batteri possono sopravvivere per lunghi periodi di tempo, e così sfuggire alla maggior parte degli antibiotici. E lo spesso strato di grasso impermeabile, nella parete cellulare, fornisce una protezione ulteriore per gli agenti patogeni”.
“Il vecchio vaccino BCG contro la tubercolosi attiva principalmente solo le cellule helper. Il trucco con il nostro nuovo vaccino è quello di attivare anche le cellule killer, che andranno ad innescare una migliore risposta del sistema immunitario”, conclude Kaufmann.
Nel rapporto “Tuberculosis surveillance and monitoring in Europe 2014”, pubblicato dall’Ufficio europeo dell’Oms, la tubercolosi (TBC) continua a rappresentare in Europa un problema di salute pubblica nonostante nell’ultimo decennio l’incidenza sia diminuita mediamente del 5% l’anno. Le ultime stime rilevano che nel 2012 ci sono stati 353.000 nuovi casi e 35.000 sono stati i decessi prevalentemente nella zona centro-orientale. Inoltre, il rapporto evidenzia che la percentuale di successo nel trattamento dei nuovi casi è scesa dal 72% nel 2005 al 66% nel 2011 anche a causa delle resistenze che il micobatterio sta sviluppando.
Tra i soggetti con infezione da HIV la tubercolosi costituisce la principale causa di decesso e questa combinazione letale è in aumento in Europa. La prevalenza di HIV tra i casi di TBC è passata dal 3,4% nel 2008 al 6,1% nel 2012.
In Italia, secondo i dati del Ministero della Salute, l’incidenza della tubercolosi negli ultimi anni è stata inferiore a 10 casi ogni 100mila, dunque il nostro Paese è stato definito dall’OMS “a bassa endemia”. L’incidenza si concentra maggiormente presso alcuni gruppi ritenuti a rischio, come gli immigrati e detenuti extracomunitari, i detenuti HIV positivi e i tossicodipendenti. Per quanto riguarda l’età, a essere più colpiti sono i giovani adulti. Il maggior numero di casi si verifica nel Nord e nel Centro Italia, e in particolare nelle grandi città.