Coccole e carezze all’amico quattrozampe. Così il periodo più difficile di una malattia può diventare più sostenibile. Lo sanno bene alle Oblate di Careggi dove da qualche anno gli animali più fidati possono far visita ai loro padroni nelle stanze della struttura. Così per fornire aiuto psicologico a chi si trova nella fase terminale della propria malattia, entra di diritto a fianco ai letti di ospedale il ruolo degli animali d’affezione.
Cani e gatti potranno essere accanto ai proprio padroni prima dell’addio. E’ quanto prevedono gli hospice dell’Azienda sanitaria di Firenze (Asf). Per questo nelle strutture residenziali di San Felice a Ema, San Giovanni di Dio e delle Oblate “cani e gatti possono entrare e stare con i loro padroni per rendere meno duro il distacco”.
Nasce dunque “un protocollo finalizzato alla gestione dell’accesso e alla permanenza all’interno della struttura di cani e gatti appartenenti al nucleo familiare dell’ospite – spiega l’Asf – messo a punto all’hospice di San Felice a Ema, dove, insieme ai volontari della Fondazione italiana di leniterapia, l’esperto personale della Asl accompagna chi si trova nella fase terminale di una malattia inguaribile”.
Al centro del protocollo vi è la certificazione dei familiari che garantiscono la buona salute dell’animale. Saranno i parenti a portarli fuori quando ne avranno bisogno e saranno i responsabili del loro comportamento. Il personale dell’hospice sarà avvertito dell’arrivo dell’ospite e potrà così organizzare l’accoglienza, ad esempio spostare un vicino di stanza che ha paura degli animali.
“Da tanti anni nella nostra struttura ci sono dei residenti speciali, pappagallini portati qui da una signora consapevole di essere alla fine della vita che li ha lasciati perché li accudissimo”. Così il primario Piero Morino spiega perché che gli animali domestici possono entrare nei residence per malati terminali di San Felice a Ema, San Giovanni di Dio e delle Oblate, nella zona di Firenze. E continua:”abbiamo formalizzato una consuetudine già consolidata in linea con gli obiettivi degli hospice, ossia ricreare, in un ambiente protetto, l’atmosfera di casa”.
L’animale più gettonato è il cane seguito dal gatto. Alcuni però portano con sé criceti e tartarughe. Morino precisa che i vantaggi sono più che altro consolatori trattandosi di pazienti incurabili: “La presenza degli animali negli hospice non ha la stessa funzione della pet therapy ma aiuta a rendere meno duro il distacco”.