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Trapianti: nuovo metodo allunga la conservazione degli organi 

Un nuovo metodo basato sul super raffreddamento potrebbe aprire nuove prospettive sul trapianto di fegato

Scritto da Elisa Corbi il 30.06.2014

Un team di ricercatori americani ha sviluppato una nuova tecnica di super-raffreddamento per aumentare il tempo di conservazione degli organi umani, e farli rimanere vitali il più a lungo possibile fuori dall’organismo. Lo studio è stato condotto su modelli murini e, se risultasse efficace anche sull’uomo,  potrebbe  salvare molte  vite.  La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Medicine , è stata supportata dal  National Institute of Biomedical Imaging and Bioengineering (NIBIB) e dal National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Disease (NIDDK).

fegato

Il primo trapianto di organi umani  avvenne 60 anni fa, attraverso un rene, e l’evento cambiò radicalmente il mondo della medicina. Da allora, i trapianti di pelle, reni, cuore, polmoni, cornee e fegato, sono diventati comuni, ma a causa di una carenza di donatori, più di 120.000 pazienti, negli Stati Uniti, sono ancora in lista d’attesa. In Italia nel 2012 erano 1000 i pazienti in lista d’attesa, che hanno dovuto attendere in media poco più di due anni.

La tecnologia attuale può preservare fegati fuori dal corpo per un massimo di 24 ore utilizzando una combinazione di temperature fredde e una soluzione chimica sviluppata dagli scienziati della University of Wisconsin-Madison nel 1983. Tutto ciò ha contribuito ad aumentare il numero di trapianti di fegato, ma estendendo ulteriormente i tempi di sopravvivenza ci sarebbero molti vantaggi.  Con un tempo più lungo di conservazione, si potrebbe preparare al meglio la persona che riceverà l’organo e usare organi provenienti da donatori che si trovano a grandi distanze geografiche.

La difficoltà di conservazione a lungo termine degli organi umani, deriva principalmente dal danno tissutale esteso che si verifica quando gli organi sono crioconservati, congelati a temperature di -320,8 gradi Fahrenheit. Per combattere questo problema, Martin Yarmush, e Korkut Uygun, ricercatori del Center for Engineering in Medicine at Massachusetts General Hospital (MGH), hanno sviluppato una tecnica di conservazione in quattro fasi che ha triplicato la quantità di tempo  di conservazione che un fegato può sostenere prima del trapianto.

L’approccio si basa sul super-raffreddamento e la conservazione dei tessuti tramite una macchina per la perfusione extracorporea, che infonde una sorta di soluzione antigelo nel fegato mentre viene raffreddato. In questo modo gli scienziati hanno ottenuto il 100% di sopravvivenza nei ratti un mese dopo il trapianto con un fegato conservato 3 giorni. Inoltre quasi il 60% di essi sono sopravvissuti oltre un mese con un fegato conservato per 4 giorni. Nessuno degli organi  invece è rimasto  vitale quando è stato conservato per 3 giorni usando i metodi tradizionali.

Se l’esperimento apre nuove prospettive per coloro che attendono un trapianto gli esperti sostengono che sia necessaria una valutazione etico dell’impatto dell’invenzione: mentre ad oggi non esiste commercio per il trapianto di fegato, la possibilità di conservare gli organi potrebbe aprire a questa prospettiva.

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