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Trapianto di utero: due eseguiti a Stoccolma, ma c’è rischio per il feto?

Sono stati eseguiti a Stoccolma i primi due trapianti di utero da madre a figlia. Le donne che hanno subito il trapianto sperano così di poter concepire un bambino.

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 19.09.2012

Sono stati eseguiti a Stoccolma i primi due trapianti di utero da madre a figlia. Le donne che hanno subito il trapianto sperano così di poter concepire un bambino. L’intervento è avvenuto presso l’Universita di Goteborg e gli specialisti hanno affermato che l’intervento potrà essere ritenuto un successo solo quando le due donne avranno partorito bambini sani.
Dagli esperti New York arrivano però delle critiche perchè il feto potrebbe essere esposto a rischi a causa dei farmaci antirigetto.

Le donne che hanno subito l’intervento hanno fra i 30 e i 40 anni. Una di loro ha subito un intervento per l’asportazione dell’utero a causa di un tumore, l’altra invece è nata senza utero. Ora le donne saranno seguite per un anno prima che gli specialisti cominceranno dei tentativi di fecondazione in vitro.

Gli esperti del concepimento hanno salutato questo evento con entusiasmo, ma restano delle riserve sul follow up e sull’effettiva  fertilità delle donne dopo l’intervento

L’approccio per ora è piuttosto complicato e comporta dei rischi. Altri tentativi sono stati già fatti: in Arabia Saudita uno è fallito nel 2000, un altro tentativo in Turchia sembra essere andato a buon fine l’anno scorso, ma non si sa ancora se la donna è fertile.
Secondo Olausson Michael Olausson, uno dei chirurghi Svedesi, quando il donatore è un membro della famiglia c’è un minor rischio di rigett e inoltre il legamo emotivo fra madre e figlia può essere un fattore importante.

Le donne dovranno assumere farmaci antirigetto e dopo un massimo di due gravidanze gli uteri andranno in ogni caso rimossi perchè i farmaci antirigetto non possono essere assunti al lungo.

“Non c’è dubbio che questo sarà un passo pionieristico se avrà successo,” ha affermato Scott Nelson, presidente di ostetricia e ginecologia presso l’Università di Glasgow, in Scozia. “Allo stato attuale, l’unica opzione per queste donne è quello di avere una maternità surrogata – vale a dire, che i loro embrioni siano impiantati in un’altra donna.”

Il rischio più grande, secondo Nelson, è che un utero trapiantato potrebbe comportare uno sviluppo non normale del bambino, oppure potrebbe comportare una nascita prematura.

James Grifo, un esperto di infertilità alla New York University, si è interrogato su come un feto potrebbe reagire ai farmaci immunosoppressori.

“Alcune persone saranno sempre disposte a correre il rischio, ma ci sono questioni che devono essere affrontate prima di esporre il feto a questi farmaci,” ha detto. Grifo e i colleghi della New York University avevano abbandonato un programma di trapianto di utero”, perché alcuni problemi sembravano insormontabili.”

Grifo ha abbandonato la ricerca dopo aver effettuato esperimenti sui topi perchè ad un certo punto è parso evidente che il probelma dei farmaci antirigetto non poteva essere superato.

Secondo gli esperti di Stoccolma , invece, ci sono casi in cui le madri hanno dovuto assumere farmaci anti rigetto a cusa di trapianti di altri organi e i feti lo hanno sopportato bene. Inoltre gli esperimenti su topi, ratti e maiali, in qust’ambito, hanno dato risultati positivi, cioè non si sono riscontrati danni al feto.

 

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