L’AsCii – Associazione Consumatori Italiani Internet, denuncia le deroghe sulla potabilità dell’acqua che hanno condotto a situazioni pericolose per la salute dei cittadini in diverse regioni d’Italia.
Secondo l’associazione sarebbero ben 87 i decreti ministeriali che hanno concesso deroghe alla potabilità dell’acqua in 13 anni. In teoria le regioni, secondo quanto riporta l’associazione, avrebbero dovuto dare notizia ai cittadini, e non l’hanno fatto.
Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria, Veneto oltre le province autonome di Bolzano e Trento hanno adottato delle deroghesu un totale di 13 parametri: arsenico, boro, cloriti, cloruri, fluoro, magnesio, nichel, nitrati, selenio, solfato, trialometani, tricloroetilene, vanadio. “Quasi sono e quali saranno le conseguenze per la salute della cittadinanza?” si chiedono dall’associazione.
Secondo AsCii l’Italia, a partire dal 2001, ha fallito a partire dal 2001, quando con con il decreto 31/2001, è stata recepita una norma europea alla quale le regioni non sono mai state in grado di adeguarsi.
I decreti ministeriali inoltre, continua la nota dell’associazione, contengono una “clausola di salvaguardia”, ovvero le Regioni e i comuni avrebbero dovuto avvisare “tempestivamente e adeguatamente” la cittadinanza delle deroghe alla potabilità per elevate concentrazioni dei valori delle sostanze nell’acqua erogata quale che ne sia l’utilizzo, compreso quella per la produzione, preparazione o trattamento degli alimenti e del divieto del consumo potabile del consumo potabile dei neonati e dei bambini.
Ascii dichiarano nel comunicato: “Del tipo “io la deroga ve la do, poi la responsabilità è la vostra”, non fate i lavori di adeguamento, ma avvisate tutti di non bere l’acqua … potabile per legge, ma pericolosa per la salute secondo la legge europea e italiana, sopratutto per i bambini, anzi vietatela nelle scuole.”
Tutti i decreti ministeriali di deroga prevedevano infatti tutti che :
– “Le regioni devono provvedere a informare la popolazione interessata … relativamente
alle elevate concentrazioni dei predetti valori nell’acqua erogata quale che ne sia l’utilizzo, compreso quello per la produzione, preparazione o trattamento degli alimenti” e “inoltre, informare circa le modalità per ridurre i rischi legati all’acqua potabile per la quale e’ stata concessa la deroga, e in particolare circa l’utilizzo da parte di neonati e di bambini” ;
– “L’acqua distribuita, pur nei limiti consentiti non deve essere utilizzata per il consumo potabile dei neonati e dei bambini ”;
– le industrie alimentari comunque non devono usare acqua contaminata “in deroga”;
– vengano svolti comunque dei controlli sulla qualità delle acque (con valori derogati).
Come l’esempio del Lazio ha già dimostrato, l’acqua con l’arsenico viene invece usata per l’igiene personale e per la preparazione alimentare e le conseguenze sulla salute potrebbero essere drammatiche.
Secondo uno studio pubblicato su American Journal of Epidemiology nel 2013 l’esposizione all’arsenico aumenta la possibilità di sviluppare tumori della pelle, ai polmoni, cistifellea, fegato, reni, prostata, anche dopo molti anni dalla cessazione dell’esposizione.
Per l’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) l’arsenico èun cancerogeno di classe 1.
In ultimo il Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale della Regione Lazio nello studio “Valutazione Epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla contaminazione da Arsenico nelle acque potabili nelle popolazioni residenti nei comuni del Lazio” (pagina 42) afferma “In conclusione, l’indagine evidenzia eccessi di incidenza e mortalità nei Comuni con livelli stimati per il periodo 2005-2010 per patologie associabili ad esposizione ad arsenico (tumori del polmone e della vescica, ipertensione, patologie ischemiche, patologie respiratorie, diabete)”.
Dall’AScii spiegano che stanno “preparando un dossier completo con tutti i decreti ministeriali, con l’elenco di tutti i comuni interessati alle deroghe, la popolazione interessata e il periodo di esposizione alle sostanze inquinanti, verificando anche i possibili danni alla salute e i dati epidemiologici (quanti sono o sono stati i morti o le malattie legate all’inquinamento delle acque?).
“Il progetto verrà poi utilizzato anche per procedere in sede legale per la mancata informazione e per le responsabilità anche penali e il risarcimento dei danni con class action e nelle sedi europee, per la proposizione di un progetto sanitario straordinario per le regioni e i comuni interessati.
Sul sito www.ascii.it trovate l’elenco degli 87 decreti ministeriali con ministero/i emittente e regione/i interessata/e e gli altri documenti.