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Tra i Vichinghi, anche donne guerriere

Scritto da Leonardo Debbia il 02.10.2017

Nel mondo dei Vichinghi forse la guerra non era una prerogativa maschile, come è stato ritenuto fino ad oggi.

Un nuovo studio su antichi reperti, condotto in collaborazione dai ricercatori delle Università svedesi di Stoccolma ed Uppsala, mostra che anche le donne, oltre a partecipare attivamente alle campagne militari, occupavano probabilmente anche posizioni di comando durante le battaglie.

“Quelle che abbiamo studiato non erano Valchirie, protagoniste leggendarie delle saghe nordiche, ma vere e proprie comandanti militari”, afferma Charlotte Hedenstiema-Jonson, leader dello studio che è stato effettuato su una delle tombe più rappresentative dell’Età vichinga.

vichinghi

Illustrazione del 1889 di una tomba del sito archeologico di Birka (crediti: America Journal of Physical Anthropology / Università di Uppsala

E così viene a cadere lo stereotipo, consolidato nel tempo, dei Vichinghi descritti come guerrieri selvaggi e sanguinari; individui maschi di dimensioni corporee notevoli che, avendo lasciato mogli e figli nelle loro terre, depredavano le città e i villaggi costieri, principalmente delle Isole britanniche, saccheggiando e stuprando.

Una prima picconata a questo modello era stata inferta nel 2014 da uno studio della University of Western Australia, i cui ricercatori avevano condotto indagini osteologiche sui resti di tombe norrene dell’Inghilterra settentrionale, individuando molti scheletri femminili, in quantità quasi pari agli individui di sesso maschile.

Allora, nell’attuale Derbyshire, in un gruppo di 14 sepolture di guerrieri, con accanto le loro armi, erano stati identificati sette scheletri maschili e sei femminili.

“I risultati delle nostre analisi suggeriscono che la migrazione femminile potrebbe essere stata tanto significativa quanto quella maschile e che le donne norrene erano in Inghilterra fino dall’865”, riferiva Shane McLeod, del Centre for Medieval and Early Modern Studies presso la University of Western Australia.

Nella tomba esaminata ora dai ricercatori svedesi, ma scoperta nel 1889 e identificata come Bj 581, sono conservati i resti di quello che era stato ritenuto un antico guerriero, sepolto insieme alle sue armi, tra cui una spada, delle frecce e due cavalli.

Tra le armi faceva bella mostra anche una tavola da gioco ed una serie completa di pezzi che ricordavano gli scacchi; forse il hnefatafl (Tavola del Re, in norreno).

“Il set di giochi sta ad indicare che il defunto non era un semplice guerriero, ma doveva trattarsi di un ufficiale”, dice Charlotte. “Doveva essere qualcuno avvezzo ad occuparsi di tattiche e strategie e che poteva giusto ritenersi a capo di truppe destinate al combattimento”.

L’età cui è stato attribuito il guerriero è il X secolo e la località è Birka..

Le analisi isotopiche confermano uno stile di vita itinerante, ben in sintonia con la società guerriera che dominò l’Europa settentrionale nel X secolo.

Anna Kjellstrom, bioarcheologa dell’Università di Stoccolma, che ha preso parte all’attuale studio, si era già interessata in precedenza della sepoltura.

“La morfologia di alcuni tratti scheletrici”, sostiene la Kjellstrom – “suggerisce che, contrariamente a quanto ritenuto in un primo tempo, si trattava di una donna. Pensando che da più di un secolo questo è stato l’archètipo del guerriero vichingo, è stato necessario confermare il sesso con qualsiasi altro metodo possibile”.

Per avere un riscontro inequivocabile, gli archeologi si sono dovuti rivolgere ad un’altra branca scientifica, la Genetica, per recuperare così una identificazione molecolare del sesso basata sui cromosomi X e Y.

Queste analisi sono molto utili, se non essenziali, secondo Maja Krezwinska. “L’utilizzo di antichi DNA per l’identificazione del sesso è utile specie quando si lavora su resti ossei di bambini, per esempio; ma può anche aiutare a risolvere casi controversi come questo”, afferma Maja, che ha potuto confermare il sesso soltanto in presenza di cromosomi X e mancanza di cromosomi Y.

Jan Storà, del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Stoccolma, che ha una posizione di primo piano in questo studio, riflette sulla storia del materiale. “Questa sepoltura è stata scavata nel 1880 ed è servita come modello di un guerriero vichingo per oltre un secolo”.

In tutti questi anni si è sempre creduto di avere a che fare con un uomo.

“L’utilizzo di nuove tecniche, metodi e anche rinnovate prospettive critiche mostrano ancora una volta il potenziale di ricerca e il valore scientifico delle nostre collezioni museali”, aggiunge Storà.

Lo studio fa parte del progetto ATLAS, uno sforzo congiunto delle Università di Stoccolma e di Uppsala, sostenuto dalla Fondazione Svedese per le Scienze umanistiche e sociali e dal Consiglio Svedese per la Ricerca, per indagare con un approccio multidisciplinare sulla storia della Scandinavia.

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