Recenti ricerche sul campo presso l’antica città di Crosso, sull’isola greca di Creta, rivelano che durante la prima Età del ferro (1100-600 a.C.) la città ebbe fiorenti risorse nel commercio, specie d’importazione, e la sua superficie era quasi tre volte più grande di quanto ci avevano fatto ritenere i precedenti scavi.
Finora, il sito era conosciuto soprattutto per il periodo dell’Età del bronzo.
La scoperta suggerisce non solo lo sforzo compiuto da questa città verso la fine dell’Età ellenica del bronzo (tra il 3500 e il 1100 a.C.) per riprendersi dal collasso del sistema socio-politico avvenuto attorno al 1200 a.C., ma pone in evidenza anche la sua rapida ripresa e la sua ascesa al ruolo di centro cosmopolita nel Mar Egeo, rispetto alle altre regioni che si affacciavano sul Mediterraneo durante l’Età del ferro (1100-600 a.C.).
Antonis Kotsonas, archeologo esperto di studi classici all’Università di Cincinnati, ha illustrato la sua ricerca sul campo, condotta nell’ambito del Progetto ‘Knossos Urban Landscape’, al 117° Meeting annuale dell’Istituto archeologico di Studi classici, tenutosi a S.Francisco dal 7 al 10 gennaio scorsi.
Kotsonas spiega che Cnosso, “tanto rinomato quanto glorioso sito dell’Età ellenica del bronzo, città più importante dell’Isola di Creta, sede del palazzo del mitico re Minosse e dell’enigmatico labirinto”, fu l’epicentro della cultura minoica.
Gli archeologi hanno studiato i resti dell’antica Cnosso dell’Età del bronzo per più di un secolo, ma più recentemente la ricerca si è focalizzata sullo sviluppo che la città ebbe in seguito, agli inizi dell’Età del ferro (11°secolo a.C.), in seguito al collasso nell’Età del bronzo dei palazzi Egei.
Negli ultimi dieci anni, il Progetto ‘Knossos Urban Landscape’, avviato dalla British School di Atene e dal Servizio Archeologico Greco, ha recuperato un’ampia collezione di ceramiche e reperti risalenti all’Età del ferro, resti che sono stati rinvenuti su una vasta area, in precedenza inesplorata.
Kotsonas afferma che questa esplorazione ha messo in luce un notevole accrescimento delle dimensioni del nucleo urbano durante la prima Età del ferro, nonchè l’aumento della quantità e della qualità delle importazioni, provenienti da quasi tutti i Paesi del Mediterraneo, dalla Grecia continentale, Cipro, Vicino Oriente, Egitto, Italia, Sardegna e Mediterraneo occidentale.
“Nessun altro luogo, nel periodo Egeo, ha avuto un tale svariato flusso commerciale nelle importazioni”, dice Kotsonas.
Si tratta soprattutto di oggetti in bronzo e altri metalli, gioielli, ornamenti e anche ceramiche. La maggior parte dei materiali importati e recuperati da tombe, forniscono una prova della ricchezza esistente nella comunità, perché gli oggetti sepolti con i morti in questo periodo potevano essere considerati dei veri e propri ‘status symbol’.
Resti antichi in grandi quantità sono stati rinvenuti nei terreni su cui sorgevano abitazioni e cimiteri.
“Distinguere tra contesti abitati e di sepoltura è essenziale per determinare le reali dimensioni della città e comprendere sia l’evoluzione demografica che lo sviluppo socio-politico ed economico della comunità locale”, spiega Kotsonas. “Anche in questa prima fase di analisi dettagliata, questo sito sembra sia stato un insediamento densamente popolato che si estendeva per tutta la vallata di Cnosso, almeno dalle pendici dell’acropoli ad est fino al fiume Kairatos ad ovest, dalla regione di Vlychia a sud fino a circa metà strada tra il palazzo minoico e la collina Kephala”.
L’Isola di Creta, di fatto, sta restituendo, scavo dopo scavo, una civiltà eccezionale, unica sotto certi aspetti nel periodo in cui ha raggiunto l’apice del suo splendore, tanto che Cnosso è riconosciuta da molti studiosi come la più antica città dell’Europa del Mondo antico.