Correva l’anno 536 d.C. e Giustiniano I il Grande era sul trono dell’Impero romano d’Oriente, ultimo imperatore bizantino impegnato in una velleitaria riunificazione delle due parti in cui era stato diviso l’antico Impero romano.
Mentre le vicende storiche, in particolare le invasioni barbariche, stavano cambiando l’assetto geopolitico del mondo civile del tempo, si verificò un evento che ad alcuni parve un segno divino.
I cronisti dell’epoca riferiscono di una ‘misteriosa nuvola’ che oscurò per molto tempo la luce del Sole sul Mediterraneo negli anni 536 e 537 d.C. cui fece seguito una serie di eventi infausti.
In effetti, prendendo atto della stentata crescita degli anelli degli alberi in quel periodo, pare proprio che gli anni immediatamente successivi al 536 siano stati caratterizzati da una severa crisi climatica in tutto l’emisfero settentrionale, conseguente ad un evento insolito che segnò le vicende storiche e politiche nell’area mediterranea.
A questo fenomeno vennero associate anche crisi sociali ed eventi sinistri, tra cui la prima pandemia di peste, scoppiata in Europa nel 541.
Distribuzione delle temperature medie estive (giugno-agosto) nell’anno 536 in Europa
Solo di recente gli studiosi hanno trovato la prova che aveva innescato l’insolito evento, l’oscuramento solare del 536, sulla base delle tracce di zolfo vulcanico deposto e rinvenuto nelle carote di ghiaccio della Groenlandia e dell’Antartide, individuandone le origini nelle due grandi eruzioni avvenute nel 536 e nel 540.
Un team internazionale di climatologi, guidato da Matthew Toohey, del Centro Helmholtz GEOMAR per la Ricerca Oceanica di Kiel, e dalla prof.ssa Kirstin Kruger, dell’Università di Oslo (UIO), ha indagato su quel periodo, assemblando i nuovi dati forniti dalle carote di ghiaccio, dalle testimonianze scritte degli storici e dai modelli climatici.
Come descritto nella rivista Climatic Change, l’impatto del doppio evento vulcanico sull’emisfero settentrionale fu più forte di qualsiasi altro, documentato o descritto nei precedenti 1200 anni.
“Anche una sola delle due eruzioni avrebbe portato ad un significativo raffreddamento della superficie terrestre. Due episodi poi, così ravvicinati, furono realmente un duro colpo e causarono quello che è stato, con ogni probabilità, il decennio più freddo degli ultimi 2000 anni”, afferma Matthew Toohey, autore principale dello studio, in una conferenza stampa tenuta al Meeting annuale dell European Geosciences Union (EGU) a Vienna, durante la presentazione dei risultati della ricerca.
Per simulare l’impatto delle due eruzioni del 536 e del 540, gli studiosi si sono avvalsi delle analisi del ghiaccio e delle descrizioni dell’oscuramento solare riportate dai cronisti del tempo, cercando di localizzare le zone geografiche interessate e simulando poi la diffusione e l’impatto delle nubi di aerosol conseguenti alla immissione vulcanica di zolfo nell’atmosfera.
La radiazione solare giunta sull’emisfero settentrionale, in seguito alla ricaduta delle polveri delle eruzioni, fu fortemente ridotta per diversi anni, con l’inevitabile diminuzione della temperatura media di due gradi centigradi che riguardò tutto l’emisfero.
Il rapporto tra la ‘nuvola misteriosa’ del 536 ed il passaggio dall’Antichità al Medioevo è una questione di grande interesse popolare, ma che ha interessato anche gli studiosi di storia antica.
Tutte le eruzioni vulcaniche del passato più recente hanno avuto ricadute, anche notevoli, sulle condizioni ambientali, sulle attività umane e sui rapporti socio-economici delle zone interessate.
Ad esempio, nel 1815 il vulcano indonesiano Tambora scagliò così tanta cenere e zolfo nell’atmosfera che l’anno successivo, il 1816, è passato alla storia come l’anno senza estate, sia in Europa che nel Nord America, regioni in cui alle basse temperature seguirono cattivi raccolti e carestie.
Riguardo le eruzioni più lontane nel tempo, le connessioni tra gli eventi vulcanici e gli impatti ambientali e sociali diventano meno chiare, anche se risultano sempre concomitanti.
Toohey ed il suo team hanno utilizzato le loro simulazioni dei modelli climatici per stimare gli impatti diretti di quelle eruzioni sull’agricoltura in Europa, individuando nel Nord Europa, e in particolare nella Scandinavia, i probabili luoghi che risentirono maggiormente delle rigide condizioni climatiche.
“Ciascuna di queste due eruzioni avrebbe, da sola, influenzato sensibilmente le società; e di questi eventi ne occorsero due nell’arco di quattro anni”, sottolinea Kirstin Kruger.
Attualmente non si conoscono ancora quali siano stati esattamente i vulcani responsabili delle eruzioni.
“Ci sono diversi possibili vulcani da prendere in considerazione, tra l’America Centrale, l’Indonesia e il Nord America”, dichiara Toohey. “Per identificare i punti d’origine delle nubi di aerosol e quindi degli eventi disastrosi che seguirono, sono tuttavia necessarie ulteriori indagini”.