In quattro tombe diverse del periodo natufiano (13,7-11,7mila anni fa), sotto alcuni scheletri umani, sono state rinvenute decine di impronte di piante di Salvia e di altre specie, quali carici e zecche, della famiglia delle Lamiaceae.
“Questa è un’altra prova che da oltre 13mila anni i nostri antenati, i Natufiani, effettuavano sepolture rituali simili alle nostre di oggi”, ha commentato il prof. Dani Nadel, responsabile degli scavi.
I Natufiani, vissuti tra 15mila e 11mila anni fa, sono stati i primi esseri umani ad abbandonare la vita nomade e a stabilirsi in insediamenti permanenti, costruendo strutture con fondamenta in pietra.
Sono stati anche i primi a ideare e realizzare i cimiteri come luoghi ben definiti da adibire alla custodia dei defunti membri della comunità per intere generazioni, contrariamente alle culture precedenti che seppellivano i loro morti in modo del tutto casuale.
A questo scopo, utilizzavano le prime camere delle grotte o le terrazze situate sotto le grotte.
Gli archeologi dell’Università di Haifa hanno studiato questi siti cimiteriali per decenni recentemente ne hanno scoperto uno nella grotta di Raqefet, sul Monte Carmelo, contenente 29 scheletri di neonati, tra giovani e adulti, distribuiti in sepolture allineate, sia singole che doppie.
In quattro tombe, sull’intonaco di fango sottile delle pareti e sul fondo, sono state scoperte impronte di piante e fiori, una sorta di tappeto verde fiorito. Le impronte mostrano per lo più steli di forma quadrata, probabili piante della famiglia della menta.
Queste piante fioriscono vicino alle grotte in primavera e hanno fiori colorati e aromatici, il che fa ritenere che le sepolture siano primaverili.
I resti della grotta di Raqefet sono il primo esempio di tombe allineate con piante verdi e fiorite, come aiuole.
Secondo i ricercatori, queste aiuole fiorite non erano limitate alle tombe dei soli adulti ma erano destinate anche ai bambini.
Dato che il sottile intonaco non presenta impronte di ossa o altri manufatti, che sicuramente facevano parte del corredo funebre, si presume che i corpi venissero deposti direttamente sul rivestimento verde e fiorito – probabilmente molto folto e continuo – senza venire a contatto col fango.
Nel cimitero sono state ritrovate anche cesellature di coppelle e contenitori di malta e roccia già predisposte all’uso come fioriere.
La datazione al radiocarbonio di tre campioni scheletrici ha assegnato i resti a 13,700-11,770 anni fa.
“I Natufiani hanno vissuto un periodo di grande cambiamento”, afferma il prof. Nadel. “La densità delle popolazioni aumentava e conseguentemente aumentava la lotta per la terra, il cibo e le risorse. L’istituzione di rituali funerari e di sepolture comuni aveva probabilmente lo scopo di rafforzare il senso di solidarietà tra i membri della comunità e il loro sentimento di unità nei confronti di altri gruppi”.