Un team di studiosi ha forse scoperto la prova di quello che potrebbe essere il secondo sito vichingo del Nord America. Se confermata, questa scoperta potrebbe così rendere più credibili le antiche saghe nordiche e dimostrare la validità dell’ipotesi che quegli intrepidi navigatori di mille anni fa abbiano attraversato più volte l’Atlantico, dall’Europa al continente americano.
Facendo uso di analisi delle immagini satellitari e avvalendosi poi di scavi sul terreno alla ricerca di prove archeologiche, un team di studiosi, guidato dall’archeologa statunitense Sarah Parcak, ha riportato in luce le tracce di quello che potrebbe essere stato un secondo sito vichingo nel Nord America, a cinquant’anni di distanza nel tempo e 300 miglia più lontano del primo sito, scoperto nel 1960 a L’Anse aux Meadows, sull’Isola di Terranova.
Se confermato da ulteriori ricerche, il sito di Point Rosee, localizzato nella parte sud di Terranova, potrebbe dimostrare quindi che i Vichinghi giunsero sul continente nord-americano anche più lontano; e più volte di quanto si sia ritenuto fino ad oggi, spingendosi fino a 300 miglia a sud-ovest.
Finora, gli studiosi erano infatti a conoscenza di quell’unico sito vichingo, a L’Anse aux Meadows, come detto dianzi.
Lì, nel 1960, l’esploratore norvegese Helge Ingstad, assieme alla moglie Anne Stine Ingstad, archeologa, avevano scoperto i resti di un antico villaggio vichingo, su cui erano state svolte le successive ricerche, durate qualche anno, che avevano riportato alla luce le fondamenta di 1000 abitazioni, segni della lavorazione di metalli, chiodi e manufatti di ferro.
All’epoca, il sito parve convalidare l’ipotesi che qualcuno avesse sicuramente raggiunto il Nuovo Mondo 500 anni prima di Colombo, ritenendo quel villaggio il leggendario Vinland, l’insediamento dell’esploratore Leif Ericsson, risalente all’anno 1000, celebrato dalle saghe nordiche.
Le saghe islandesi sono racconti emozionanti, farciti di storie di esplorazioni, viaggi avventurosi, duelli e lotte epiche dell’antico popolo dei Norse (i Vichinghi), ma non esiste la certezza di quanto sia attendibile il loro contenuto e di quanto sia invece frutto di fantasie poetiche o narrazioni popolari, tramandate oralmente, di generazione in generazione.
Tuttavia, finora le saghe avevano portato alla scoperta del solo sito di L’Anse aux Meadows.
Per più di 50 anni, gli studiosi della materia hanno cercato di trovare un altro sito vichingo, pur nella consapevolezza della difficoltà di recuperare resti di edifici in legno, il principale materiale usato da quei popoli per le costruzioni e poco resistente all’usura del tempo, specie se raffrontato alla robustezza degli edifici in pietra di altre civiltà, anche ben più antiche.
Parcak, detto per inciso, non è una studiosa di storia vichinga, ma una docente di Archeologia della University of Alabama, Birmigham (UAB), e fino ad oggi le sue ricerche avevano riguardato solo i deserti dell’Egitto, antiche città, templi e tombe.
Parcak è, però, un’esperta di telerilevamento satellitare e i suoi metodi di indagine avevano già consentito di individuare 17 potenziali piramidi in Egitto, oltre a 3100 insediamenti dimenticati e 1000 tombe perdute.
Utilizzando immagini satellitari all’infrarosso da 400 miglia di distanza dalla Terra, la studiosa ha scannerizzato decine di migliaia di chilometri quadrati lungo le coste orientali di Stati Uniti e Canada, alla ricerca di camere sotterranee o edifici sepolti.
Le immagini scattate a Point Rosee, sulla costa sud-occidentale di Terranova, hanno rivelato possibili tracce di una struttura artificiale sepolta dalla vegetazione.
Dagli scavi sul terreno sono emerse pareti di torba in stile vichingo, residui di cenere e frammenti di ferro bruciato in un focolare poco profondo, segni di un tipo di metallurgia non praticata dai nativi della regione canadese.
Nel Nuovo Mondo, l’unico altro sito di lavorazione del ferro simile a questo si trova a L’Anse aux Meadows.
Questo sito suggerisce che i Vichinghi potrebbero essersi spinti molto più a sud di quanto precedentemente ritenuto.
Saranno necessari scavi e analisi supplementari, ma se verrà confermata, la nuova scoperta indicherebbe una presenza vichinga sul continente americano molto più ampia e non escluderebbe che altri insediamenti siano in attesa di essere individuati.
Il progetto Terranova è stato co-diretto da Greegory Mumford, marito della Parcak e docente nel Collegio di Arti e Scienze del Dipartimento di Archeologia della UAB.
Gli scavi preliminari hanno richiesto un periodo di due settimane e mezzo del mese di giugno 2015.