Un team di ricercatori ha scoperto il cranio di una scimmia fossile a Shuitangba, un sito databile al Miocene, nella provincia dello Yunnan, in Cina.
Il cranio appartiene ad un esemplare giovane del genere Lufengpithecus e il suo ritrovamento è significativo, secondo la dott.ssa Nina Jablonski, antropologa della Penn State University.
Il Lufengpithecus è un genere estinto di primati il cui primo rinvenimento risale al 1970 nei depositi di lignite dello Yunnan, in Cina. I crani risultarono appartenenti sia a individui maschi che a femmine, ma non ne fu trovato nemmeno uno integro. Erano tutti frammentati.
Inizialmente, si ritenne trattarsi di due specie distinte: una, antenata dei moderni orangutan, l’altra del Ramapithecus e quindi ascendente umana. Negli anni Ottanta fu istituita la specie Lufengpithecus lufengensis in cui vennero riuniti tutti gli esemplari del genere Lufengpithcus con caratteri umanoidi fossili scoperti.
Jablonski ha osservato che i crani giovanili di scimmie antropomorfe sono estremamente rari nella documentazione fossile, in particolare quelli di neonati e di individui in giovanissima età.
Quello rinvenuto a Shuitangba è solo il secondo cranio relativamente completo di un esemplare giovane del Miocene, databile 23-25mila anni fa; una prova che scimmie fossili abitarono il Vecchio Mondo nel tardo Miocene dello Yunnan.
Il cranio è degno di nota anche per la sua età.
Il sito di Shuitangba ha infatti poco più di 6 milioni di anni e risale quindi all’incirca alla fine del Miocene, un momento in cui le scimmie si erano estinte in gran parte dell’Eurasia, mentre qui continuavano a sopravvivere.
Da sottolineare che Shuitangba ha prodotto anche resti della scimmia fossile Mesopithecus che rappresenta la prima scimmia comparsa nell’Asia orientale.
Jablonski, come co-autore, ha pubblicato lo studio sulla rivista on line Bollettino Cinese delle Scienze.
“La conservazione del nuovo cranio è eccellente, con una minima distorsione post-posizionale” ha dichiarato Jablonski. “E’ un rinvenimento importante perché i crani di tutti gli adulti precedentemente scoperti e riconosciuti come Lufengpithecus lufengensis erano apparsi tutti gravemente danneggiati durante il processo di fossilizzazione e, d’altronde, nelle specie di scimmie viventi, l’anatomia cranica individuale, allo stesso stadio di sviluppo del nuovo cranio fossile, mostra una stretta somiglianza con quella degli adulti”.
Pertanto il ritrovamento di un cranio integro, pur appartenendo ad un individuo giovane, offre ai ricercatori il reperto più rappresentativo del cranio di Lufengpithecus lufengensis.
“Un po’ per dove e quando il Lufengpithecus è vissuto, è considerato da molti come un antenato degli orangutan esistenti oggi, ora confinati nel Sud-Est asiatico, ma conosciuti anche dal tardo Pleistocene nel Sud della Cina”, ha affermato Jablonski.
Tuttavia, i ricercatori hanno notato che il cranio mostra poca somiglianza con quello degli oranghi viventi; anzi, non ha nessuna delle caratteristiche principali dei crani di orangutan.
Lufengpithecus sembra quindi rappresentare piuttosto una tarda linea evolutiva superstite di scimmie eurasiatiche, con alcune affinità ancora da chiarire.
La sopravvivenza di questa linea evolutiva nel tardo Miocene non è del tutto sorprendente dal momento che la Cina meridionale è stata meno colpita dal deterioramento climatico del Miocene che ha provocato l’estinzione di molte specie di scimmie nel resto dell’Eurasia.
I ricercatori sperano che ulteriori scavi procurino resti di individui adulti che permetterebbero di valutare meglio le relazioni tra i membri di questa linea evolutiva, nonché le relazioni di questa discendenza con altre scimmie fossili.