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Sulla Via della Seta viaggiarono malattie ‘sconosciute’

Scritto da Leonardo Debbia il 14.08.2016

Con la denominazione abbastanza generica e riduttiva di ‘Via della Seta’ si intende un intreccio di itinerari terrestri e marini che, già duecento anni prima di Cristo, portò a contatto due mondi completamente diversi, l’Oriente cinese e l’Occidente romano.

La Via della Seta, che fu così definita solo nel 1877 dal geografo tedesco Ferdinand von Richthofen, si sviluppò gradualmente durante la dinastia cinese Han in (202 a.C. – 220 d.C.), divenendo con il tempo un importante sistema di comunicazione ed un collegamento essenziale per mercanti, esploratori, soldati e funzionari governativi che dovevano spostarsi dal Mediterraneo e dal Medio Oriente verso l’Asia orientale e viceversa.

Non si deve pensare quindi che si trattasse di una sola via carovaniera, bensì di un insieme di percorsi che si snodavano da città a città e, intrecciandosi tra di loro in una vasta ramificazione, collegavano l’impero cinese con quello romano, le due potenze economiche del mondo antico.

La Via della Seta consentì così di avviare e migliorare le relazioni tra i Paesi attraversati, agevolando la diffusione di usi e costumi tra genti diverse, favorendo i commerci e sviluppando, in definitiva, una maggiore conoscenza tra gli esseri umani di quel tempo.

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Bastoni per l’igiene personale rinvenuti in una latrina a Xuanquanzhi, lungo la Via della Seta,risalenti a circa 2000 anni fa (Crediti: Hui-Yuan Yeh)

Naturalmente, insieme agli innegabili vantaggi, l’esistenza di questa via di comunicazione portò con sé anche qualche svantaggio, uno dei quali consistette nella diffusione di alcune malattie infettive, prima sconosciute, che, proprio in virtù degli spostamenti umani divenuti più agevoli, furono importate da località remote in nuovi luoghi, fino ad allora rimasti indenni.

Di questo inconveniente, che si ripropose drammaticamente qualche secolo più tardi con la scoperta del Nuovo Mondo, è stata trovata la prova archeologica da una équipe dell’Università di Cambridge, di cui facevano parte i ricercatori Hui-Yuan Yeh e Piers Mitchell.

I due studiosi hanno analizzato al microscopio tracce di feci fossili rinvenute su ‘bastoni per l’igiene personale’ (una sorta di carta igienica ante litteram), usati dai viandanti, dopo le funzioni fisiologiche, per asciugarsi le feci dall’ano.

Questi bastoni provengono da una latrina, attribuibile al 111-109 a.C., situata a Xuanquanzhi, lungo la Via della Seta, nella Cina nord-occidentale, ai margini orientali del Tarim Basin (o Bacino di Tarim), regione dominata dal deserto di Taklamakan.

I due ricercatori hanno scoperto che nelle feci erano presenti uova provenienti da quattro specie di vermi parassiti (elminti): Ascaris lumbricoides, Trichuris trichiura, Tenia sp. e Clonorchis sinensis.

In particolare, la presenza di Clonorchis sinensis è stata una sorpresa vera e propria, una scoperta del tutto inaspettata. Il C. sinensis è infatti un verme parassita piatto che provoca diarrea, ittero e cancro addominale, ma che, per completare il suo ciclo vitale, necessita di zone ben irrigate o paludose.

La località sede del ritrovamento si trova, al contrario, all’estremità orientale del Tarim Basin, dove – come detto sopra – prevale il deserto di Taklamakan, una regione arida, dove il parassita non avrebbe potuto essere presente.

Le uniche possibili fonti di provenienza del C. sinensis erano situate alquanto lontane, a 1500 chilometri di distanza, nella provincia meridionale di Guandong o, sempre lungo la Via della Seta, ma nella Cina occidentale, a Dunhuang, che distava circa 2000 chilometri.

Alla luce di questo rinvenimento e delle relative constatazioni, i ricercatori hanno quindi concluso che il viaggiatore infettato avrebbe coperto una distanza enorme e questa potrebbe essere una prova della facilità con cui, attraverso la Via della Seta, si sarebbe potuta diffondere una qualsiasi malattia.

Questi risultati sono stati pubblicati dal Journal of Archaeological Science Reports.

Secondo i ricercatori, probabilmente anche ulteriori malattie, quali la peste bubbonica, l’antrace e la lebbra, possono essersi diffuse nell’antichità, utilizzando come ‘vettori’ proprio i viaggiatori che percorrevano la leggendaria via commerciale, dal momento che ceppi simili sono stati rinvenuti in Europa e in Cina.

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