Gli esseri umani hanno una anatomia ben distinta che permette di fabbricare e usare strumenti.
Le scimmie e gli altri primati non hanno queste caratteristiche anatomiche nelle loro mani e il momento in cui queste hanno fatto la loro prima comparsa nel corso dell’evoluzione umana è sconosciuto.
Ora, un ricercatore dell’Università del Missouri e il suo team internazionale hanno trovato un nuovo osso della mano di un nostro antenato che abitava in Africa orientale circa 1,42 milioni di anni fa. Si sospetta che l’osso appartenga ad una primitiva specie umana, l’Homo erectus.
Processo stiloideo o sporgenza ossea del terzo metacarpo, carattere ‘aggiunto’ nel genere Homo. (crediti: University of Missouri)
La scoperta di questo osso è il primo rinvenimento di una mano di un ominide simile ad una mano umana moderna, e questo sta ad indicare che questa caratteristica anatomica esisteva già più di mezzo milione di anni prima di quanto si fosse ritenuto finora.
“Questo osso è un terzo metacarpo della mano che si collega al dito medio. E’ stato scoperto presso il sito ‘Kaitio’ nel Turkana occidentale, in Kenia”, afferma Carol Ward, docente di Patologia e Scienze anatomiche dell’Università del Missouri.
La scoperta è stata fatta da un team del West Turkana Paleo Project, guidato da Fredrick Manthi, del Museo Nazionale del Kenia, collega di Ward e co-autore dello studio.
Gli altri componenti del team sono: Matthew Tocheri, del Museo Nazionale di Storia Naturale della Smithsonian Institution; J. Michael Plavcan, dell’Università dell’Arkansas e Francis Brown, dell’Università dello Utah.
Lo studio è stato pubblicato negli Atti della National Academy of Sciences.
“Ciò che distingue questo osso è la presenza di un processo stiloideo o protuberanza ossea che si collega al polso. Finora questo processo stiloideo era stato trovato solo negli umani attuali, nei Neanderthal e negli altri umani arcaici”.
Il processo stiloideo permette di applicare una maggior pressione al polso e alla mano da parte del pollice e delle altre dita durante la presa.
Ward e i suoi colleghi fanno notare che la mancanza di questo carattere anatomico ha rappresentato uno svantaggio per le scimmie e per i primi esseri umani che tentavano di fabbricare e usare strumenti, anche se questa assenza – secondo la studiosa – potrebbe anche aver favorito la possibilità di contrarre precocemente processi infiammatori quali l’artrite.
L’osso è stato rinvenuto nelle vicinanze di siti dove sono comparsi i primi strumenti della cultura Acheuleana, utensili e asce in pietra che risalgono a più di 1,6 milioni di anni.
Essere in grado di costruire questi attrezzi con buona precisione indica che questi uomini primitivi usavano quasi certamente le loro mani per molti altri compiti complessi, secondo Ward.
“Il processo stiloideo riflette una maggiore destrezza che ha consentito ai primi umani non solo una buona presa, ma anche l’acquisizione della precisione nella manipolazione degli oggetti.
Quest’ultima prerogativa era negata ai loro predecessori proprio dalla mancanza di questo processo stiloideo e dell’anatomia ad esso associata”, afferma Ward. “Con questa scoperta stiamo colmando un vuoto nella storia evolutiva della mano umana. Questo rinvenimento non può essere certo la prima comparsa della mano umana moderna, ma crediamo che sia molto vicina all’origine, dato che non abbiamo osservato questo tipo di anatomia in alcun fossile umano più antico di 1,8 milioni di anni. Le nostre mani abili e specializzate sono state con noi per gran parte della storia evolutiva del genere Homo. Sono – e sono state per quasi 1,5 milioni di anni – fondamentali per la nostra sopravvivenza”, conclude la studiosa.