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Australopithecus sediba ha spianato la strada alla specie Homo

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 09.09.2011

Au. sedibaI ricercatori hanno rivelato nuovi dettagli su cervello, bacino, mani e piedi dell’Australopithecus sediba, un ominide primitivo che è esistito circa 2 milioni di anni fa, nello stesso momento in cui la specie Homo iniziò ad apparire sulla Terra. I risultati sull’Au. sediba chiarisce che questo antico parente mostrava già le caratteristiche degli umani moderni. E a causa di questa sorta di “concentrato” di caratteristiche, i ricercatori ora suggeriscono che l’Au. sediba potrebbe essere il miglior candidato a progenitore del genere Homo.

Le scoperte mettono anche in dubbio alcune teorie sull’evoluzione umana, compresa l’idea che i primi bacini umani si siano evoluto in risposta alle grandi dimensioni del cervello. E ci sono anche alcune nuove prove che suggeriscono che l’Au. sediba potrebbe essere stato in grado di costruire degli strumenti in pietra.

Questi nuovi risultati, che includono il ritrovamento e lo studio accurato della mano più completa mai descritta in un ominide, uno dei bacini più completi mai scoperti e nuovi pezzi del piede e della caviglia, sono stati dettagliati in cinque studi separati usciti sulla rivista Science. Una delle ricerche sull’Au. sediba vanta anche una scansione ad alta risoluzione del cranio di uno degli ominidi rinvenuti, mentre un’altra è riuscita a datare con una precisione straordinaria l’età in cui questi ominidi sarebbero vissuti.

I cinque studi appaiono sul numero di oggi 9 settembre della rivista Science, una pubblicazione si AAAS, una società scientifica internazionale senza scopo di lucro.

Lee Berger, il responsabile del progetto presso l’Università di Witwatersrand a Johannesburg, Sud Africa, spiega che cosa significano questi nuovi risultati per gli esseri umani moderni. “Le numerose funzioni avanzate disponibili nel cervello e nel corpo, insieme con una data precedente a quello che ci aspettavamo, lo rendono forse l’antenato che più si avvicina al nostro genere, il genere Homo, più che scoperte precedenti, come l’Homo habilis”.

L’età di questi fossili di Au. sediba sono stati datati a circa 1,977 milioni di anni, il che li rende più antichi delle prime apparizioni di Homo nei reperti fossili. Fino ad ora, i fossili di 1,9 milioni di anni fa – e in gran parte attribuiti all’Homo habilis e all’Homo rudolfensis – sono stati considerati discendenti diretti del cosiddetto Homo erectus, il primo antenato finora indiscusso dell’uomo. Ma l’età di questi esemplari di Au. sediba solleva la possibilità di un lignaggio più antico da cui l’Homo erectus si sarebbe evoluto.

Science è lieta di pubblicare questi documenti, che aggiungono nuove importanti informazioni riguardo a questa specie, che visse durante un momento importante nell’evoluzione umana e che è stata descritta nel precedente numero del 9 aprile 2010″, ha detto Brooks Hanson, vice direttore per le scienze fisiche. “Fossili così ben conservati e completi dei primi umani sono davvero rari, e l’Au. Sediba ora offre uno sguardo dettagliato ad alcuni punti chiave della sua anatomia, come la mano e il piede che raramente sono ben conservati”.

Le grotte di Malapa, circa 30 km a nord ovest di Johannesburg, hanno fornito una ricca raccolta di fossili ominidi nel corso degli anni. Questi luoghi fanno parte della culla dell’umanità e sono stati riconosciuti come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. L’anno scorso, Berger ed i suoi colleghi hanno annunciato la scoperta dei resti di un maschio giovanile (MH-1) e di una femmina adulta (MH-2) di Au. sediba che sono stati trovati sepolti insieme in una di queste grotte.

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