Per i cacciatori di meteoriti la vita non è certo facile. Passi lenti, territori solitari, privazioni, ma l’emozione di trovare e stringere tra le mani queste preziose reliquie, fondamentali testimonianze della formazione del nostro Sistema solare, è impagabile. ANSMET e le sue controparti europee e giapponesi hanno recuperato e catalogato più di 20.000 meteoriti antartici. Seguiranno ulteriori ricerche e indagini, alcune delle quali condotte allo Smithsonian. Imparare a capire la differenza tra un meteorite e una normale una roccia terrestre, è qualcosa che gli scienziati ANSMET apprendono durante la fase di formazione – il training per la sopravvivenza antartica. I paesaggi che le squadre ANSMET attraversano ed esplorano, proprio come l’Antartide, sono sterili e ostili ma, allo stesso tempo, affascinanti e suggestivi. Le squadre ANSMET si occupano sostanzialmente di condurre ricerche sistematiche in una determinata area e di lavorare in gruppo conducendo indagini preliminari in siti nuovi e ritenuti particolarmente interessanti, per i quali vale la pena condurre un ulteriore approfondimento.
Costellato di dune di neve e di catene montuose, i paesaggi glaciali dell’Antartide restituiscono la suggestione di un altro mondo, di una realtà aliena. L’Antartide è pieno di meteoriti e per più di 35 anni, gli scienziati volontari del programma di ricerca antartica di meteoriti (ANSMET) hanno lavorato per setacciare le pianure ghiacciate alla ricerca di meteoriti di meteoroidi (piccoli asteroidi), provenienti dalla luna e persino da Marte. Dei veri cacciatori di reliquie astrali.
Il programma è iniziato nel 1976 quando Bill Cassidy, un geologo planetario presso l’Università di Pittsburgh, ha portato la prima squadra ANSMET a caccia di meteoriti tra i Monti Transantartici: ogni anno viene raccolto fino a un migliaio di campioni. In totale, i cacciatori di meteoriti, hanno trovato più di 10.000 meteoriti. Dal momento in cui si sono aggiunte spedizioni europee e giapponesi, il bottino totale è cresciuto sensibilmente, portandosi a più di 20.000.
Ogni anno, i volontari si incontrano a Christchurch, Nuova Zelanda, alla fine del mese di novembre. Dopo aver beneficiato di un paio di belle giornate della primavera australe, si dirigono a McMurdo Station, oltre 3.800 chilometri a sud. Al loro arrivo, iniziano il training di sopravvivenza – che include istruzioni su come allestire un campo in Antartide, come evitare i pericoli legati alla formazione di crepacci di ghiaccio, così come una corsa durante la notte della spedizione. Una volta che la prova sul campo è terminata, le squadre si preparano per un periodo di sei settimana di caccia.
Quest’anno, due squadre stanno esplorando luoghi diversi: il primo team si sta muovendo alla scoperta dei campi di ghiaccio in tutto il Robison e dei ghiacciai Amundsen, mentre il secondo sta conducendo una ricerca sistematica vicino Larkman Nunatak e nelle montagne di Grosvenor. Le squadre sono di solito composte da veterani e da nuovi esploratori. I volontari rappresentano una vasta gamma di discipline scientifiche, dai fisici agli specialisti di meteoriti, e nelle ricerche sono coinvolte anche le guide antartiche e gli alpinisti.
Per James Karner, scienziato planetario presso la Case Western Reserve University le spedizioni ANSMET attingono a una vocazione primordiale. “Mi piace cercare e trovare meteoriti: credo infatti che sia una innata [attività] umana – cacciare e trovare tesori nascosti”. Uno dei suoi ricordi di viaggio più belli, risale al giorno di Natale del 2004, quando è stato protagonista di una sorprendente scoperta. Come parte di una squadra di quattro persone in ricognizione, alla ricerca di alte concentrazioni di meteoriti in aree ancora inesplorate, Karner si è imbattuto in un campo in cui sono stati rinvenuti 51 meteoriti in un solo giorno – un numero di gran lunga superiore alla media. E c’era qualcosa di ancora più eccitante: due dei campioni provenivano da Marte. Sino a quel momento erano stati trovati solo circa 60 meteoriti marziani, afferma Kramer.
Per Shaun Norman, con oltre 25 stagioni alle spalle, l’Antartide è divenuta una sorta di seconda casa. Il viaggio di quest’anno avrà qualcosa di ancora più speciale, perché condurrà Norman in quello che lui stesso definisce il “vero Antartide”: dovrà affrontare campi posti a più di 1.800 metri di altitudine, dove le temperature precipitano a meno 20 gradi Celsius e il vento soffia a 30 chilometri orari. Joseph Boyce è un altro veterano ANSMET. La motivazione che lo spinge a tornare? Il cioccolato dice Boyce scherzosamente, uno spuntino perfetto, da consumare senza limitazioni, facilmente trasportabile nel campo. In effetti ci sono un paio di motivi in più. “Il primo è rappresentato dal valore scientifico”, precisa Boyce. “I meteoriti che troviamo sono la base per molte delle magnifiche scoperte scientifiche che ci hanno permesso una comprensione più approfondita del nostro universo. In secondo luogo, come ci si aspetterebbe, è l’avventura di esplorare un luogo molto difficile e remoto”.
L’Antartide è un’area ideale per i cacciatori di meteoriti: dei 45mila esemplari di meteoriti ospitati nelle collezioni museali e negli istituti di ricerca di tutto il mondo, la maggior parte proviene proprio dai ghiacci blu di questo continente. Scoprire frammenti di queste rocce piovute dal cielo è come trovare un antico manoscritto, sfogliarne le pagine e ricostruire la storia ancestrale del nostro pianeta.
salve, da appassionata di meteoriti volevo far presente che qualche anno fa ho trovato due piccoli meteoriti in Italia esattamente nella zona del Cilento (Caprioli) . Devono ancora essere analizzate ma per il 90% sono sicura che si tratti di due meteoriti. Che fortuna …non so bene a chi rivolgermi per farle analizzare , una sembra essere una condrite somigliante a quelle ritrovate nel BUrkina Faso.L’altra ha macchie rosse e brilla ed e’ più pesante. Non so a chi rivolgermi per poterle analizzare! Grazie