I cambiamenti climatici creeranno grandi stravolgimenti geografici intorno al globo, e quanto sia reale questa evenienza lo dimostra l’interesse sempre più forte da parte delle grandi potenze mondiali come Russia, Stati Uniti, Cina ma anche l’Unione Europea nell’accaparrarsi le enormi risorse naturali che si renderanno disponibili con lo scioglimento dei ghiacci polari.
“La ricerca nelle regioni polari della Terra deve diventare parte integrante delle attività di ricerca dell’Unione europea se l’Europa vuole trarre beneficio dai cambiamenti radicali dell clima in queste aree”, ha detto senza mezzi termini in occasione del lancio del suo documento strategico sulla ricerca polare europea la European Polar Board (EPB), un’agenzia dell’Unione Europea formata dagli istituti nazionali di ricerca, per l’Italia il CNR e INFN. Il titolo del documento: “Rilevanza, Strategie Contesto e Ambito delle direzioni future.”
L’attività di ricerca europeea nelle regioni polari è significativa, con un importo di oltre 300 milioni di euro l’anno in riconoscimento del ruolo fondamentale delle regioni ‘come driver del clima della Terra e del funzionamento degli oceani’. Ma l’agenzia rileva che questa ricerca è spesso frammentata, con notevoli sovrapposizioni tra le varie nazioni partecipanti in Europa.
Per rimediare alla situazione, il documento chiede l’integrazione della ricerca polare nello European Research Area in modo che diventi una priorità all’interno di R&D Framework Programme della Commissione europea e per le agenzie di finanziamento polare a livello nazionale negli Stati membri dell’ Unione Europea.
Si sollecitano inoltre maggiori legami con le organizzazioni internazionali partner per preservare le regioni polari in modo che la ricerca possa coadiuvare una risposta globale ai quesiti scientifici che interessano il sistema dinamico della Terra stessa.
“Abbiamo bisogno di una strategia ambiziosa e di massima per gli investimenti nella ricerca sulle attività nelle regioni polari per il beneficio a lungo termine dell’Europa”, ha detto il professor Carlo Alberto Ricci, presidente del Consiglio di amministrazione dell’European Polar Board.
“Questo approccio servirà anche ad aumentare il peso della scienza europea nell’ambito dello sforzo internazionale sulla scienza polare”, ha aggiunto.
La sovrapposizione della spesa europea e l’allocazione delle risorse sarà più critica quando il cambiamento climatico aumenterà notevolmente l’accessibilità delle regioni polari e aprirà nuove ed enormi opportunità per pesca, turismo, petrolio, gas e trasporti. La posizione della carta sollecita pertanto uno sforzo speciale per coordinare in particolare in Europa le attività di ricerca in Antartide, attraverso dei programmi comuni, delle risorse condivise e un collegamento in rete di stazioni scientifiche, e di altre strutture e infrastrutture.