Per la prima volta i ricercatori del CNRS e dell’Università di Bordeaux, in Francia, hanno indotto e quindi osservato nei gamberi un comportamento di tipo ansioso, che scompare quando viene somministrato un ansiolitico. Questo studio, pubblicato su Science del 13 giugno scorso, voleva dimostrare che i meccanismi neuronali legati all’ansia sono stati conservati nel corso dell’evoluzione animale, dal momento che si ritrovano anche in organismi ‘semplici’.
Un gambero conserva un comportamento di tipo ansioso come risposta ‘evolutiva’ ad una minaccia alla sua sopravvivenza
(crediti: Jean.Paul Delbecque)
Fino ad ora l’ansia non patologica era stata descritta solo negli esseri umani e in alcuni vertebrati. Per la prima volta, è stata osservata in un invertebrato.
L’analisi del comportamento ancestrale in un modello animale semplice, come può essere un crostaceo, apre nuove strade per lo studio delle basi neuronali dei meccanismi legati all’insorgenza di questa emozione. L’ansia può essere definita come una risposta comportamentale ad uno stato di stress e consiste nella perdurante apprensione di eventi futuri, anche in mancanza dell’apparente possibilità che questi accadano.
Questo stato è un campanello di allarme e prepara gli individui a rilevare minacce, a ‘giocare d’anticipo’ – per usare un termine sportivo – in modo appropriato per essere in grado di aumentare le proprie capacità di sopravvivenza. Tuttavia, quando lo stress è cronico, diventa patologico e può portare alla depressione.
Come nasce quindi uno stato ansioso, anche in organismi ‘semplici’? Per rispondere a questa domanda i ricercatori dell’Istituto di Neuroscienze Cognitive e Integrative d’Aquitania in team con studiosi dell’Istituto di Malattie Neurodegenerative (strutture entrambe appartenenti al CNRS e all’Università di Bordeaux) hanno esposto alcuni gamberi ad un campo elettrico per 30 minuti.
Dopo questa esposizione, gli animali sono stati posti in un labirinto acquatico a forma di croce, con due bracci illuminati e due tenuti al buio. La luce aveva lo scopo di respingere gli animali, rendendoli visibili ed esposti ad eventuali pericoli, mentre i due bracci tenuti al buio avevano lo scopo di nasconderli ad eventuali predatori, di farli sentire al sicuro.
E’ stato quindi osservato il comportamento esplorativo dei gamberi. Quelli resi ansiosi tendevano a rimanere nei bracci bui del labirinto, mentre quelli più tranquilli si muovevano per l’intero labirinto. Questo comportamento è una risposta adattativa ad una sollecitazione ricevuta: l’animale puntava a minimizzare il rischio di incontrare un malintenzionato.
Questo stato emotivo si è esaurito dopo circa un’ora. L’ansia dei gamberi è correlata ad un aumento della concentrazione di serotonina nel cervello. Il neurotrasmettitore serotonina è coinvolto nella regolazione di molti processi fisiologici sia di esseri umani che di invertebrati. Esso viene rilasciato quando si subisce lo stress e regola diverse risposte relative all’ansia, per esempio aumentando il livello di glucosio nel sangue.
I ricercatori hanno evidenziato che la somministrazione nei gamberi di un ansiolitico comunemente usato negli esseri umani (una benzodiazepina) fa cessare lo stato ansioso, interrompendo questo loro comportamento di ‘allerta’. Questo esperimento mostra come i primi meccanismi neurali che attivano e inibiscono un comportamento di tipo ansioso siano comparsi durante il processo evolutivo e come questi si siano mantenuti nel corso del tempo.
Questo studio fornisce ai ricercatori specializzati in stress e stati ansiosi un modello animale unico. I gamberi hanno infatti un sistema nervoso semplice, i cui neuroni sono facilmente osservabili e questo fa sì che si possa adeguatamente far luce sui meccanismi neuronali al lavoro durante uno stato di stress, come pure sul ruolo dei neurotrasmettitori come la serotonina.
Il team si propone ora di studiare l’ansia di gamberi soggetti a stress più prolungati e di osservare i cambiamenti neuronali che si verificano di conseguenza.