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E stato il clima a far cadere l’impero di Angkor?

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 24.06.2010

Nuove evidenze suggeriscono che i cambiamenti climatici possono portare alla scomparsa di una civiltà

CAMBOGIA- Angkor, in Cambogia, fra il IX ed il XV secolo era il centro  del mitico Impero Khmer. E’ situato pochi chilometri a nord della moderna città di Siem Reap, che si è sviluppata grazie anche al turismo che il sito archeologico genera.

Decenni di siccità, inframezzati da piogge monsoniche, potrebbero aver contribuito alla caduta dell’antica civiltà cambogiana Khmer, che proprio ad Angkor aveva le principali città circa 600 anni fa. E’ questo quello che dicono le analisi degli anelli nei tronchi degli alberi della zona, oltre ai resti archeologici e ad altre evidenze. Lo studio, pubblicato questa settimana nel giornale Proceedings of the National Academy of Sciences, potrebbe anche gettare luce sulle cause che portano – e fanno venir meno – la stagione delle piogge su gran parte dell’Asia, le cui acque dolci riforniscono circa metà della popolazione mondiale.

Gli storici hanno proposto varie spiegazioni per la caduta di un impero che si estendeva su gran parte del Sud-est asiatico tra i secoli 9° e 14°, dalla deforestazione al conflitto con i regni rivali. Ma il nuovo studio offre la prova più evidente che due gravi siccità, alternate con periodi di piogge monsoniche, potrebbero avere indebolito l’impero, riducendo le forniture di acqua potabile e l’agricoltura, portando alla distruzione del vasto sistema di irrigazione di Angkor, che è stato fondamentale per la sua economia. La caduta del regno si pensa essere avvenuta nel 1431, dopo un raid da parte dei siamesi, etnia che ancora oggi è prevalente in Thailandia. I templi di pietra scolpita nel suo centro religioso, , sono oggi una delle principali destinazioni turistiche, ma gran parte del resto della civiltà è stato soverchiato dalla rigogliosa foresta, che si è ripresa il territorio prima coltivato.

“Angkor in quel momento era di fronte ad una serie di problemi sociali, politici e culturali. Cambiamenti ambientali hanno spinto gli antichi Khmer al loro limite e non sono stati in grado di adattarsi,” ha detto l’autore dello studio, Brendan Buckley, uno studioso di cambiamenti climatici e specialista nella lettura degli anelli degli alberi presso la Columbia University. “Non direi che è stato il clima la causa il crollo, ma un periodo di siccità di 30 anni deve aver avuto un impatto”.

Gli scienziati guidati da Buckley sono stati in grado di ricostruire 759 anni di clima nella regione circostante Angkor, studiando gli anelli di crescita annuale di un albero di cipresso, Fokienia hodginsii, che cresce negli altopiani del Vietnam e nel Bidoup Ba Nui National Park, a circa 700 chilometri di distanza. Con escursioni nelle foreste in alta montagna, i ricercatori sono stati in grado di trovare rari esemplari di più di 1.000 anni che non erano stati toccati dai boscaioli. Dopo l’estrazione di piccoli cilindri di legno che mostrano gli anelli di crescita annuale degli alberi, i ricercatori hanno ricostruito i livelli di umidità di anno in anno in questa parte del sud-est asiatico tra il 1250 e il 2008. Gli anelli di albero hanno mostrato la prova di una mega-siccità della durata di tre decenni, dal 1330 al 1360 – seguita da altre più severe, ma più brevi dal 1400 al 1420. Cronache dell’epoca corroborano quest’ultima siccità, che potrebbe essere stata sentita fino in Sri Lanka e in Cina centrale.

La siccità potrebbe essere stata devastante per una civiltà dipendente dall’attività agricola e per un sistema di irrigazione dei bacini, canali e argini tentacolare su una superficie di più di un migliaio di chilometri quadrati. Essa potrebbe aver portato a cattivi raccolti e ad un aumento delle malattie infettive, e entrambi i problemi sarebbero stati esacerbati dalla densità della popolazione, ha detto Buckley.

Lo studio rivela inoltre che i periodi di siccità sono stati punteggiati da numerose stagioni con piogge straordinariamente intense che possono aver danneggiato il sistema idraulico di Angkor. Durante una normale stagione dei monsoni, la rete idraulica di Angkor avrebbe potuto sopportare  forti acquazzoni, ma dopo periodi di siccità prolungata, il sistema potrebbe essere stato vulnerabile a violente ondate di piena e a intasamento. Strati di detriti  e sedimenti potrebbero aver bloccato alcuni canali, come sembrerebbe da alcuni siti esaminati. In altri punti, l’apparentemente improvvisa erosione dei canali, che scendono fino a 8 metri sotto il paesaggio circostante, potenzialmente potrebbe aver destabilizzato il sistema idraulico. Gli archeologi hanno trovato ulteriori prove che i canali sono stati ricostruiti e deviati per far fronte alle carenze idriche.

Nel compilare la più lunga registrazione di anelli degli alberi tropicali fino ad oggi, i ricercatori hanno scoperto che il terzo periodo più secco e quello più secco si sono verificati rispettivamente nel 1402 e nel 1403, circa tre decenni prima della caduta di Angkor. Il secondo periodo più secco è stato nel 1888, che ha coinciso con El Niño del 1888-1889, un riscaldamento ciclico dell’Oceano Pacifico tropicale. Correlando i noti cicli di El Niño, misurati con strumenti moderni, i ricercatori hanno documentato come il riscaldamento e il raffreddamento congiunturale dell’Oceano Pacifico tropicale porta la pioggia in alcuni luoghi e la siccità in altri. Gli autori dello studio e altri ricercatori suggeriscono che El Niño, probabilmente durato più a lungo, probabilmente per alcuni decenni, ha modificato il clima dell’intero bacino del Pacifico e può aver giocato un ruolo importante nella frequenza e intensità delle piogge monsoniche in questa regione, con fenimeni di siccità prolungati. Alcuni scienziati sospettano che il riscaldamento del clima globale può intensificare questi cicli, in futuro, aumentando la possibilità di alternare periodi di siccità simili a quelli avvenuti a Angkor e alluvioni distruttive che potrebbero influenzare miliardi di persone.

Studi simili suggeriscono che bruschi cambiamenti ambientali possono avere spinto le altre antiche civiltà all’estinzione, compresi il popolo Anasazi del sudovest degli Stati Uniti, il popolo Maya in America centrale e il popolo della Mesopotamia accadica. Esistono alcune prove che altri regni presenti in quello che oggi sono Vietnam e Myanmar possano essere caduti nel corso del 1700 a seguito di periodi di siccità estrema e alluvioni improvvise.

“Sia la società umana che il sistema climatico della Terra sono sistemi complessi capaci di un comportamento imprevisto. Attraverso la prospettiva a lungo termine offerta da clima e documentazione archeologica, possiamo cominciare a identificare e comprendere la miriade di modalità che possono interagire”, ha detto un coautore dello Kevin Anchukaitis , uno scienziato esperto nella lettura degli anelli degli alberi a Lamont. “Le prove di monsoni in Asia dovrebbero ricordarci che le civiltà complesse sono ancora piuttosto vulnerabili alla variabilità del clima e il cambiamento.”

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