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Terremoti: una ricerca italiana aiuterebbe a prevederli

"La teoria suggerisce che se la velocità del flusso fosse simile a quella della faglia i terremoti potrebbero avvenire in modo quasi-periodico"

Scritto da Paolo Ferrante il 24.10.2012

I terremoti non possono essere previsti e lo sanno bene i ricercatori, che da anni cercano di smentire questa affermazione senza ancora riuscirci. Nel pieno della tempesta mediatica sui giudici italiani che hanno condannato in primo grado gli scienziati membri della Commissione Grandi Rischi per aver fornito informazioni poi rivelatesi errate alla popolazione, viene annunciata la pubblicazione sulla prestigiosa rivista Nature di una ricerca italiana che trova una periodicità nelle catastrofi naturali come i microterremoti. 

La nuova teoria sulle catastrofi naturali dello Ieni-Cnr conquista addirittura la copertina di Nature di questa settimana. Lo studio, realizzato in collaborazione con l’Università di Yale e Cornell e con l’Air Force Reserach Laboratory (Usa), apre nuovi scenari per la comprensione di sismi e altri eventi calamitosi.

I sismi, così come frane, valanghe ed altri eventi simili, eventi da sempre considerati imprevedibili, sembrano tuttavia rispettare una sorta di agenda. Per la prima volta, infatti, da uno studio dell’Istituto per l’energetica e le interfasi del Consiglio nazionale delle ricerche (Ieni-Cnr) di Milano, è stato osservato un regime entro cui le sollecitazioni fornite ad un sistema iniziano a seguire un pattern ciclico, che significa prevedibile.

Microcolonnine di nickel utilizzate nell'esperimento“Sappiamo che le catastrofi sono il risultato del lento accumularsi di una perturbazione esterna: la neve che si deposita sul pendio o il moto di una faglia”, spiega Stefano Zapperi, coautore dello studio e ricercatore dello Ieni-Cnr. “In laboratorio i nostri collaboratori dell’Afrl hanno prodotto dei micro-terremoti di intensità variabile comprimendo colonnine di nichel di dimensioni micrometriche e, come in altri esperimenti di questo tipo, abbiamo osservato che avvenivano in maniera del tutto casuale”.

Proprio quello che ci si aspettava. Tuttavia, variando la velocità di compressione delle colonnine, i ricercatori hanno “constatato che esiste un regime in cui i micro-terremoti avvengono in maniera quasi periodica, come se seguissero un ‘calendario'”, prosegue Zapperi. “Abbiamo inoltre dimostrato teoricamente che tale periodicità è dovuta alla competizione tra due effetti: la risposta ‘catastrofica’ dei micro-terremoti e una risposta lenta di sottofondo, che nella maggior parte dei casi rimane inosservata. Quando la risposta di sottofondo avviene alla stessa velocità della sollecitazione esterna, l’evento catastrofico si verifica in modo quasi periodico”.

Secondo la teoria proposta questo meccanismo è generale e dovrebbe valere anche per sistemi di dimensioni molto più grandi. “Lungo una faglia, ad esempio,tra un terremoto e un altro, l’energia viene spesso rilasciata anche tramite il lento fluire di acqua. La teoria suggerisce che se la velocità del flusso fosse simile a quella della faglia i terremoti potrebbero avvenire in modo quasi-periodico”, precisa Zapperi.

La teoria potrebbe spiegare alcune passate osservazioni di terremoti periodici: “Ma per questo sarà necessario rianalizzare e reinterpretare una vasta mole di dati sperimentali”, conclude il ricercatore dello Ieni-Cnr, a capo del progetto ‘Sizeffects’, finanziato dall’European Reseach Council con lo scopo proprio di capire come avviene la risposta meccanica dei materiali dalla scala atomica a quella macroscopica.

 

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  • edoardo galli scrive:

    Scusate, ma il modo di spiegare questi eventi
    mi giunge abbastanza incomprensibile.Penso che
    occorrerebbe insistere sulla variabilità di
    emissione di gas Radon nell’imminenza di eventi
    sismici.La compressione del terreno costringe a
    una modifica quantitativa di fuoriuscita del gas.Il Radon ci è noto ma è ancora poco studiato e da un mio punto di vista è intimamente legato al movimento delle faglie sotterranee. Grazie