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I pianeti potenzialmente abitati potrebbero essere molti di più di quelli stimati finora

Se si considerano le zone sotto la superficie dei pianeti come luoghi che potenzialmente potrebbero ospitare la vita,i cacciatori di pianeti extrasolari dovrebbero ricalcolare la quantità dei mondi potenzialmente abitabili

Scritto da Hoda Arabshahi il 11.09.2012

Pianeta extrasolare
Quando pensiamo alla vita sugli altri pianeti, in genere pensiamo ai microbi, alla flora e sicuramente, agli umanoidi che potrebbero abitare la superficie. Ma così come la biosfera terrestre non si limita solo alla superficie del Pianeta, nemmeno la vita sugli altri pianeti va considerata solo per ciò che riguarda la sua superficie.

Un nuovo studio ha suggerito che la vita si potrebbe espandere anche nella cosiddetta “Goldilocks Zone”, una zona in cui potrebbero esserci buone condizioni per ospitare la vita, comprese anche zone sotterranee. Questo nuovo modello dell’abitabilità potrebbe aumentare notevolemente i luoghi in cui potremmo aspettarci di trovare la vita aumentando potenzialmente il numero di pianeti extrasolari abitabili.

Si sa che una grande frazione della biomassa della Terra ha dimora in basso e recentemente i microbiologi hanno scoperto la vita batterica a circa 1.4 chilometri sotto il fondale oceanico nel Nord Atlantico, il più profondo nella crosta terrestre. Questo e altri progetti simili hanno portato prove che i microbi prosperano nei sedimenti rocciosi profondi. Alcuni di questi microrganismi ottengono l’energia dalle reazioni chimiche nelle rocce e altri si nutrono di infiltrazioni dalla superficie. La maggior parte della vita, però, richiede almeno alcune forme di acqua.

“La vita come la conosciamo ha bisogno dell’acqua liquida,” ha dichiarato Sean McMahon, un dottorando della Scuola di Geoscienze presso l’Università di Aberdeen. “Tradizionalmente, i pianeti sono stati considerati abitabili se erano nella Goldilocks Zone. Questi pianeti non devono essere troppo vicini alla loro stella, ma neanche non troppo lontani, per avere l’acqua allo stato liquido, non bollente e non ghiacciata. Tuttavia, ora sappiamo che molti dei microrganismi risiedono nella crosta rocciosa del Pianeta e non sulla superficie.”

Questa ricerca che è stata presentata al Festival britannico della scienza a Aberdeen, dimostra che le stelle riscaldano la superficie dei pianeta, ma c’è anche un calore che proviene dall’interno dei pianeti. La temperatura della crosta aumenta con la profondità, quindi i pianeti che sono molto freddi per avere acqua liquida in superficie potrebbero avere degli strati più profondi, sufficientemente caldi da sostenere la vita.

“Abbiamo sviluppato un nuovo modello che calcola la Goldilocks Zone per l’acqua sotterranea e quindi la vita”, ha spiegato McMahon. “Il nostro modello mostra che i pianeti abitabili potrebbero essere molto più comuni di quanto si pensasse.”

In precedenza, la Goldilocks Zone, in realtà, è stata determinata come una zona circumstellare abitabile (CHZ), che ha un range di distanze da una stella, ed è dipendente dalle caratteristiche della stella. Finora, si pensava che solo i pianeti che si formano da materiali simili a quelli terrestri dentro la CHZ di una stella fossero in grado di mantenere l’acqua liquida sulla loro superficie.

Ma ora, la ricerca di questi scienziati sta introducendo la nuova cosiddetta “zona sottosuperficiale abitabile” (SSHZ). Questa zona indica un range di distanze da una stella in cui i pianeti sono abitabili a qualsiasi profondità sotto la loro superficie fino ad un certo massimo, ad esempio, i ricercatori parlano di una “SSHZ per 2 chilometri di profondità”, in cui i pianeti sarebbero in grado di supportare l’acqua liquida.
Se questa idea fosse confermata, i cacciatori di pianeti extrasolari dovrebbero ricalcolare la quantità dei mondi potenzialmente abitabili.

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  • francesco zucca scrive:

    a livello mondiale, si dovrebbe pensare a unalegge che consentirebbe solo a chi possiede un alto QI di visitare nuovi mondi. Non permettere a chi possiede grossi capitali, di andarci si rischierebbe l’inquinamento dei nuovi mondi.