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Caccia con l’arco può aver favorito coesione sociale durante il Neolitico

Scritto da Leonardo Debbia il 17.02.2015

La caccia con l’arco durante il periodo Neolitico potrebbe essere stato uno dei pilastri su cui si è basata l’intesa tra le prime società umane della preistoria.

E’ questa una delle principali conclusioni cui è giunto un team di archeologi dell’Universitat Autonoma di Barcellona (UAB), che ha esaminato e valutato i resti rinvenuti nel sito neolitico di La Draga, nelle vicinanze della città di Girona, nella Contea di Catalogna, in Spagna.

Lo studio relativo è stato pubblicato sul Journal of Archaeological Science.

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Parte di cranio bovino recuperato dal sito di La Draga, forse un Uro, il grande bovino estinto, oggetto di caccia durante il Neolitico (crediti: MACB-UAB-CSIC-MAC)

“Confrontando i resti piuttosto scarsi degli animali selvatici e, di contro, l’abbondanza di attrezzi per la caccia presenti nel sito, si conclude che l’approvvigionamento del cibo non doveva rappresentare l’obiettivo principale di una tale produzione di attrezzi venatori.

Probabilmente gli arcieri neolitici dovevano rappresentare una presenza importante ed avere un certo ruolo sociale, che andava oltre il semplice prestigio fornito alla comunità per l’attività venatoria degli individui che la praticavano”, spiega il ricercatore Xavier Terradas, della Istituzione ‘Milà y Fontanals’ presso il Consiglio Nazionale Spagnolo delle Ricerche (IMF-CSIC).

Secondo lo studio, in alcuni casi il prestigio era legato al tipo di animale cacciato, mentre in altri casi aveva più a che fare con la distribuzione della preda che con la cattura vera e propria dell’animale.

Raquel Piqué, ricercatrice della UAB, aggiunge: “Come risorsa collettiva, le prede più grosse avrebbero potuto giocare un ruolo importante anche in quei casi in cui costituivano soltanto una risorsa, per quanto abituale o sporadica fosse”.

Ma probabilmente, andavano considerati altri aspetti, come si vedrà.

Tra il materiale esaminato nello studio ci sono tre archi di legno di tasso rinvenuti a La Draga nel 2012, uno intero e gli altri due frammentati. L’analisi dei pezzi ha confermato un’età stimata tra 7400 e 7200 anni fa, i più antichi finora trovati in Europa.

L’unico dei tre archi recuperato integro ha una lunghezza di 1080 millimetri, una larghezza massima di 25 millimetri e uno spessore di 15. Si tratta di dimensioni inferiori alla media dei rimanenti archi neolitici rinvenuti altrove, in Europa.

Tuttavia, le dimensioni delle parti degli altri due archi di La Draga fanno supporre che questi fossero stati, in realtà, più grandi, di dimensioni simili agli altri archi europei.

Lo studio conclude che gli archi recuperati a La Draga, oltre ad essere l’unica documentazione materiale del primo uso dell’arco nel Neolitico e della primordiale tecnologia legata alla caccia, diventano anche parte delle prime prove archeologiche disponibili sul ruolo sociale della caccia nelle società agricole primitive, in particolare al fine della valutazione degli aspetti strutturali come la specializzazione economica, la divisione del lavoro e la natura dell’accesso alle risorse.

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