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Ecosistemi del Giurassico: simili ai nostri e sensibili alle variazioni di CO2

Uno studio recente pubblicato su Paleobiology, ha dimostrato che gli ecosistemi deli Giurassico erano molto simili a quelli attuali con animali che prosperavano tra piante lussureggiant

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 09.01.2013

I livelli di CO2 nei suoli fossili del Giurassico confermano che la ricchezza del clima, della vegetazione e degli animali è variata in tutto il pianeta 150 milioni anni fa, suggerendo che i futuri cambiamenti del clima globale avranno un impatto pesante sulla vita vegetale e animale.

Giurassico

Crediti: Image: Timothy S. Myers

Negli ecosistemi moderni, è noto che gli animali prosperano in regioni dove il clima e il paesaggio hanno una vegetazione lussureggiante. Lo studio si è proposto di scoprire se lo stesso rapporto valesse150 milioni di anni fa, durante il tardo Giurassico, al tempo dei dinosauri.

“L’ipotesi è che gli ecosistemi antichi  funzionassero proprio come i nostri ecosistemi moderni”, ha detto il paleontologo e autore Timothy S. Myers, della Southern Methodist University, Dallas.

Per testare la teoria, Myers ha analizzato i suoli fossili del Giurassico misurando i rapporti degli isotopi di carbonio. La sua analisi ha indicato che i terreni del Giurassico contenevano alti livelli di CO2.Da questi dati Myers è stato in grado di dedurre la presenza di una vegetazione lussureggiante in alcune regioni durante il Giurassico confermando che il rapporto moderno tra gli animali e vegetazione era vero anche milioni di anni fa.

“Questo non solo fornisce un quadro più completo del paesaggio antico e del clima in cui vivevano gli animali antichi”, ha detto Myers. “Si dimostra, inoltre, che il clima e il biota sono stati ecologicamente collegati per molti milioni di anni e che i futuri cambiamenti causati dall’uomo al clima globale, avranno un profondo impatto sulla vita vegetale e animale in tutto il mondo.”

“Elaborare metodi nuovi e creativi per capire come la Terra e la vita hanno funzionato in passato è la base per predire il futuro della vita sul nostro pianeta”, ha spiegato il paleontologo  Louis L. Jacobs. “E’  l’unico approccio che fornisce una prospettiva abbastanza a lungo termine di ciò che potrebbe succedere.”

In genere i ricercatori contano il numero di specie animali scoperte in una regione per determinare una misura della ricchezza faunistica.

Myers ha adottato un approccio diverso adottando un metodo tipicamente utilizzato per stimare l’ anidride carbonica nell’atmosfera, per stimare la quantità di CO2 nei suoli antichi.

Le misurazioni sono state effettuate su noduli di calcite che si è formata nel suolo a seguito di stagioni umide e secche. 

“I paleontologi che studiano vertebrati stanno accumulando informazioni sui vertebrati fossili del Giurassico da oltre 100 anni. Inoltre, i geochimici hanno sistematicamente campionato la composizione dei suoli antichi per diversi decenni”, ha detto Tabor. “Da questo punto di vista, i dati che sono alla base di questo studio non sono straordinari. Ciò che è notevole, però, è stato combinare i dati della paleontologia e della geochimica per rispondere a grandi questioni. In particolare, per rispondere a domande sugli antichi ecosistemi. “

I dati di Myers provengono dagli Stati uniti, dal Portogallo e dall’Africa Centrale.

“Il Giurassico è pensato come un periodo molto caldo, molto umido, con un numero alto di dinosauri”, ha detto Myers. “Ma dai dati delle diverse zone abbiamo potuto appurare che ci fosse una variabilità regionale durante il Tardo Giurassico nel clima e nell’abbondanza di animali in tutto il pianeta.”

 

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