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La ‘bambina di Lucy’ camminava, ma era anche capace di stare sugli alberi

Scritto da Leonardo Debbia il 19.07.2018

Più di tre milioni di anni fa i nostri antenati umani più antichi, compresi i piccoli, avevano assunto la stazione eretta ed avevano già sviluppata un’ andatura bipede, secondo un nuovo studio pubblicato in questi giorni sulla rivista scientifica Science Advances.

Piede fossile di un piccolo Australopithecus afarensis, di 3,32 milioni di anni fa, rinvenuto in Etiopia, sovrapposto all'impronta di un bambino umano (Crediti: Jeremy De Silva)

Piede fossile di un piccolo Australopithecus afarensis, di 3,32 milioni di anni fa, rinvenuto in Etiopia, sovrapposto all’impronta di un bambino umano (Crediti: Jeremy De Silva)

“Abbiamo finalmente la prova del modo di camminare che, più di 3 milioni di anni fa, aveva già assunto un bambino di 2 anni e mezzo d’età”, afferma Jeremy De Silva, antropologo presso il Dartmouth College di Hanover, New Hampshire, USA. Questo ritrovato è il piede più antico completo di un insieme di caratteri mai scoperto prima”.

Il piccolo arto, delle dimensioni di un pollice umano, fa parte di uno scheletro quasi completo, risalente a 3,32 milioni di anni fa, appartenente ad una giovanissima femmina di Australopithecus afarensis (la stessa specie cui apparteneva Lucy), scoperta nel 2002 nella regione di Dikika, nella regione dell’Afar, in Etiopia, da Zeresenay Alemseged, docente di Biologia e Anatomia degli organismi presso l’ Università di Chicago e autore senior dello studio relativo.

Dato che il fossile del piccolo piede appartiene alla stessa specie del famoso fossile di Lucy ed è stato rinvenuto nelle vicinanze dello stesso sito, non sorprende che la ‘bambina di Dikika’ fosse stata erroneamente etichettata dalla stampa come ‘bambina di Lucy’, sebbene l’individuo in questione sia vissuto 300mila anni prima di Lucy.

Nello studio dell’anatomia, straordinariamente ben conservata, del piede fossile, il team di ricercatori ha provato a ricostruire il modo di vita di questa bambina e dei suoi simili che vivevano in quell’epoca remota in Africa.

Il piede è stato così esaminato per l’uso cui avrebbe potuto essere destinato, per come abbia potuto svilupparsi e che cosa, in fondo, possa aggiungere alla nostra conoscenza sull’evoluzione umana primitiva.

I reperti fossili indicano che questi nostri antichi progenitori erano sufficientemente in grado di camminare su due gambe, prescindendo dal fatto che le modallità della locomozione sia da considerarsi un tratto tipicamente umano.

“Camminare, però, sul suolo in una zona dove i predatori la facevano da padroni avrebbe comportato una percentuale molto alta di rischio verso l’estinzione”, sostiene De Silva.

A 2 anni e mezzo, il giovane afarensis era sicuramente in grado di camminare, ma sul piedino fossile sono stati trovati indizi di una residua capacità di vita arboricola, di trascorrere cioè parte del tempo aggrappato ai rami degli alberi.

“Se si fosse visssuti in Africa 3 milioni e mezzo di anni fa, senza fuoco e senza adeguate misure di difesa, una volta tramontato il sole, sarebbe stato indubbiamente molto salutare avere la possibilità di arrampicarsi su un albero per trascorrervi la notte”, aggiunge De Silva. “Questi risultati sono fondamentali per comprendere l’adattamento alimentare ed ecologico di queste specie e sono coerenti con le nostre precedenti ricerche su altre parti dello scheletro, in modo particolare le scapole”, osserva Alemseged.

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